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È stato un bambino soldato e presto sarà sacerdote

Blanca de Ugarte - pubblicato il 13/04/17

“Aiuto alla Chiesa che Soffre” chiede supporto per continuare a sostenere un seminarista africano su sei

Era la notte dell’11 maggio 2003. Gli studenti del seminario minore di Gulu, in Uganda, erano andati a letto presto. Stephen Kilama, che stava male per un iniziale focolaio di malaria, non tardò ad addormentarsi. Nonostante la sua condizione, si svegliava sempre a notte fonda per studiare. Per questo motivo fu tra i primi a sentire gli spari che si stavano avvicinando. Quando gli altri si svegliarono, cominciarono a svitare le lampadine per non farsi vedere dai guerriglieri. Ma lo stratagemma non funzionò.

Quella notte, Stephen e i suoi 40 compagni furono rapiti dai terroristi del Lord Resistance Army (LRA). Erano solo una minima parte dei 30mila bambini e adolescenti che, dal 1987, il gruppo paramilitare ha coattamente reclutato.

14 anni dopo, Stephen continua a prepararsi al sacerdozio, come altri 28.500 giovani africani. Ora è un diacono.

In Africa, le vocazioni abbondano – lo scorso anno sono stati ordinati 1.089 nuovi sacerdoti – ma la mancanza di mezzi può impedire che la chiamata del Signore diventi realtà. Un seminarista su sei dipende dal sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Per continuare a finanziare questo ed altri obiettivi, la fondazione di diritto pontificio sta portando avanti una campagna a favore dell’Africa, a cui è possibile partecipare sul sito web della fondazione.



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ACN – Spagna spiega che con un importo di 20 euro al mese, ad esempio, si può contribuire notevolmente al mantenimento e agli studi di un seminarista. Una cifra ancora più piccola, gli otto euro per una messa, permettono ad un prete di “vivere per giorni.”

“Avevo solo la preghiera”

Altre minacce per le vocazioni derivano dall’instabilità politica e dai conflitti, come nel caso di Stephen. Dalla notte del sequestro non ha avuto più notizie da dodici dei suoi compagni di seminario. Trascorse appena sei settimane nelle mani dell’LRA ma, ha detto ad ACS, “ho visto cose che pensavo di non poter mai sopportare di vedere”.

Fu testimone, ad esempio, di quanti giovani furono uccisi per aver tentato di fuggire. Lui fu più fortunato. Nel suo primo combattimento contro le truppe governative ugandesi, approfittò della confusione per nascondersi. I suoi compagni avanzarono senza di lui, lasciandoselo alle spalle. Trascorse diverse ore accovacciato, per poi vagare due giorni senza mangiare, fino a quando fu soccorso da alcuni soldati dell’esercito nazionale. Quando arrivò a casa, scoprì che i suoi genitori “stavano per festeggiare il mio funerale”.

Durante la prigionia, “la preghiera è stata la mia unica speranza, era tutto quello che avevo. Esiste chi non ha vissuto Dio, ma io l’ho sperimentato. Come sacerdote, voglio portare nel mondo il messaggio della misericordia e della pace di Dio”.

Riso e medicine per i Seleka

Dopo i progetti di formazione, un’altra importante priorità di ACS – Spagna è la costruzione e la manutenzione di edifici. Nel 2016 ha finanziato la formazione di 418 progetti formativi e 394 progetti di costruzioni. Uno di questi era il restauro e l’ampliamento della parrocchia di Bozoum, nella Repubblica Centrafricana. Il sacerdote Aurelio Gazzera spiega che molti dei suoi parrocchiani “hanno perso membri della famiglia, e tutti loro sono stati costretti a trascorrere settimane lontani da casa” quando hanno raggiunto le milizie Seleka, per lo più composte da miliziani musulmani stranieri.

Gazzera ha sempre cercato di mediare tra i Seleka e le milizie “antibalaka”, formate da animisti e cristiani. In un’occasione, non ha esitato a portare personalmente anche acqua, riso e medicine per i Seleka che, ore prima, avevano tentato di linciarlo. Tra i suoi parrocchiani cerca di promuovere lo stesso atteggiamento. Rimas “davvero toccato” quando, in una colletta per i musulmani, raccolse più di tre volte rispetto al solito. “Ogni piccolo gesto di gentilezza – grande o piccolo che sia – dei nostri sostenitori all’estero o dei nostri cattolici qui, fa ora parte di questa casa di Dio. Per sempre”.



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In cifre

214 milioni di africani sono cattolici, quattro volte di più di 35 anni fa. Rappresentano il 19% dei cattolici di tutto il mondo.

42.900 sacerdoti e 70.600 religiosi prestano servizio ad africani (cattolici e non), spesso con mezzi molto limitati.

ACS invia 22,3 milioni di euro di aiuti in Africa. Un euro su quattro che riceve la fondazione pontificia (il 27,8%) è destinato a tale scopo.

Nel 2016 sono stati finanziati 1.800 progetti con questi contributi. Soprattutto di formazione (418) e di costruzione (394); ma anche progetti di cura pastorale (277) e di acquisto di veicoli affinché sacerdoti, religiosi e catechisti raggiungano luoghi remoti.

Le 70.000 scuole, le 6.400 cliniche e ospedali e i 1.100 orfanotrofi riassumono il lavoro sociale svolto dalla Chiesa in Africa.

 María Martínez López
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]