A pochi giorni dai 90 anni del pontefice si fa luce sulla vicenda. “Non è una persona che cede a pressioni”Le dimissioni di Benedetto XVI sono state una svolta epocale per la Chiesa cattolica. Da tempo, scrive Giornalettismo (8 marzo) ci sono associazioni ed esponenti minori legati a movimenti ecclesiali che denunciano una macchinazione condotta contro il Papa emerito.
LE RIVELAZIONI DI NEGRI
Per la prima volta questa tesi è stata sostenuta in modo aperto anche da un importante esponente della Curia italiana. L’ex arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri, che dopo aver lasciato l’incarico di guida della diocesi romagnola per ragioni di età dichiarava a Riminiduepuntozero (6 marzo):
Ho poca conoscenza – per fortuna – dei fatti della Curia romana, ma sono certo che un giorno emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano. Benedetto XVI ha subito pressioni enormi. Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di aprire una commissione d’inchiesta per indagare se l’amministrazione di Barack Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori. Si avvicina la mia personale “fine del mondo” e la prima domanda che rivolgerò a San Pietro sarà proprio su questa vicenda” .
L’AMICIZIA CON RATZINGER
Monsignor Negri spiega di aver intrecciato un rapporto di particolare fiducia con il papa emerito, rimarcando di averlo incontrato più volte dopo le sue dimissioni del 2013.
In questi ultimi quattro anni ho incontrato diverse volte Benedetto XVI. E’ stato lui a chiedermi di guidare la diocesi di Ferrara, perché molto preoccupato della situazione in cui versava la diocesi. Con Benedetto è nato un rapporto di forte amicizia. Mi sono sempre rivolto a lui nei momenti più importanti per discutere delle scelte da fare e non mi ha mai negato il suo parere, sempre in spirito di amicizia.
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I DUE SEDEVACANTISTI
Secondo il portale uccronline (12 marzo) monsignor Negri sbaglia quando definisce “gruppi cattolici” coloro che hanno chiesto a Trump di indagare sulle presunte pressioni da parte di Obama.
Si tratta in realtà del direttore e dell’editorialista della rivista The Renmant, due noti sedevacantisti vicini alla Fraternità San Pio X di Marcel Lefebvre, i loro nomi sono Michael Matt e Christopher A. Ferrara. Non riconoscono il Concilio Vaticano II, da anni sono definiti “eretici” dal mondo cattolico statunitense e sono stati socialmente scomunicati nel 2000 dal vescovo di Lincoln, Fabian W. Bruskewitz, che ha condiviso la presa di distanza da loro da parte della comunità cattolica americana, in particolare dal magazine The Wanderer che ha criticato la loro avversione verso Giovanni Paolo II, parlando di «traiettoria scismatica».
“DECISIONE BEN RIFLETTUTA E PREGATA”
Per fare chiarezza sulla questione dimissioni monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e suo segretario particolare, smentisce tutte le voci e le recenti interviste sulle presunte pressioni per far rinunciare Ratzinger. Gänswein ha rilasciato un’intervista alla trasmissione Matrix (5 aprile 2017) su Canale 5.
Rispondendo alle domande del vaticanista Fabio Marchese Ragona, il segretario del Papa emerito affronta il tema delle voci sulle presunte pressioni del governo americano per spingere alle dimissioni Benedetto XVI.
«Non è per niente vero, è inventato, è un’affermazione senza fondamento – ha detto don Georg – Io ho parlato anche con Papa Benedetto dopo questa intervista e queste voci, ha detto che non è vero. La rinuncia era una decisione libera, ben pensata, ben riflettuta e anche ben pregata. Queste cose che si sono lette recentemente sono inventate e non sono vere».
“NON E’ FUGGITO QUANDO E’ ARRIVATO IL LUPO”
Papa Benedetto, prosegue monsignor Gänswein, «non è la persona che cede a delle pressioni. Tutt’altro. Quando ci sono state sfide e quando si è dovuto difendere sia la dottrina sia il popolo di Dio è proprio lui che si è comportato in modo esemplare: non è fuggito quando è arrivato il lupo, ma ha resistito, e questo non sarebbe mai stato motivo per lasciare il pontificato e rinunciare».