Lettera aperta alle mamme di un’adolscenteSiete anche voi madri di un’adolescente? L’apostrofo è d’obbligo. E non solo per far sapere a quelli dell’Accademia della Crusca che c’è una linea dura che non arretrerà mai su congiuntivi ed elisioni, ma soprattutto perché la figlia femmina si innamorerà perdutamente. E ripetutamente. Certo, potrebbe anche verificarsi l’ipotesi per cui quella bimbetta zuccherosa che vi vedeva come una modella e pure come modello di vita fino a qualche giorno fa e che ora sbuffa al solo vostro passaggio sia pure ricambiata dal suo coetaneo di sesso maschile. (Accidenti ho scritto “sesso”! E nella stessa proposizione che allude alle mie figlie. Ma in questo caso sesso sta lì come mera indicazione biologica. Sia messo agli atti). Vorrei però concentrarmi sulla protagonista femminile, per ora.
Siete anche voi, come me, quindi madri di figlie femmine? Sì? Siete tranquille e serene su tutta la linea? Allora non avete figlie femmine che veleggiano verso l’isola di Adolescenza e di “lasciami in pace”. E che ogni tanto si fermano ancora nella baia di “mamma, ti voglio tanto bene e sei bellissima”. Gli inviti a smettere di cantare e di ballare in quel modo imbarazzante si stanno facendo – ahi tutte noi- inesorabilmente più frequenti. Cosa posso offrirvi in questa circostanza? Poco più di una tazza di the.
Latte o limone?
E l’invito a guardarle con ancora più amore di quello che ci ispiravano le loro guanciotte rosee e paffute, solo pochi anni fa. Ma non fatevi beccare. “Perché mi fissi?” è un’altra domanda ricorrente qui nelle nostre stanze.
“Non ti fisso, amore”. (invece sì! Non vedi che hai la maglia tutta arruffata?)
Se ci siamo riprese dallo shock per essere passate così rapidamente dal primo grembiulino al primo fidanzato (anche nel caso lui sia ancora all’oscuro della cosa), allora il più è fatto.
È successo davvero. Nostra figlia ha preso una cotta epocale per il suo compagno di classe. Quello che fa quelle cose simpaticissime tipo cadere per finta dalla sedia o fare la ruota durante l’ora di educazione motoria. Episodi che ricordiamo con precisione perché ci vengono ripetuti regolarmente. Ogni tre giorni.
Quello che dice quelle battute davvero irresistibili sul cognome felino della compagna. A voi non fa ridere? Ma cosa ne vogliamo sapere noi delle risate che si fanno tra i banchi di scuola delle medie! Non con quella antipatica di Nicole, chiaro. Ora è diventata antipatica, non siamo più amiche. Vuole essere la più popolare (popolare??).
Ma la vera domanda da farsi- rigorosamente tra sé e sé- è: come posso aiutarla? No, forse è un’altra. Perché probabilmente non ha bisogno di aiuto! Innamorarsi lo fare benissimo da sé. Di consigli potrebbe avere bisogno, magari, ma non da noi. O non nel modo che usavamo prima.
Ha bisogno di sapere che è preziosa. Che è davvero preziosa. E bella. E non perché glielo dice mamma. Deve sapere che è una cosa seria, l’amore. Serissima, fin da subito. Io personalmente detestavo quando da ragazzina gli adulti mi dicevano “è solo una cottarella, passerà”. O mi invitavano a vivere le cose con leggerezza.
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Certo. È altamente probabile che la prima cotta non si trasformi in matrimonio e magari nemmeno in fidanzamento serio. Ma è una cosa seria.
È il primo prorompente e solenne invito che la piccola donna che vi somiglia un po’ riceve dal mondo e dalla vita. È l’invito ad essere qualcuno con il proprio volto che cerca di riflettersi negli occhi di un altro. Occhi a volte guizzanti di vita come quelli di un orsacchiotto peluche, ma non importa. Non sottilizziamo. Loro si vedono bellissimi.
Siamo noi, che siamo diventati più miopi.
Cosa c’è infatti di più serio che scoprire che nel mondo c’è una persona della quale mi piace tutto? Che vorrei tanto fosse felice? Che desidero stia sempre con me? Cosa c’è di più decisivo e profondo che sapere che c’è qualcuno, là fuori, per il quale un giorno potrei decidere di impegnare la mia intera vita? Si tratta dall’inizio di una cosa seria. Anche se il ragazzino in questione dovesse cambiare poche settimane dopo.
Certo. A me le sue battute non fanno ridere. Nemmeno quel sorrisino un poco strafottente mi convince del tutto. E quel taglio a due lunghezze mi pare un dejà vu primi anni ’90. E alla sesta volta, la scena di lui che cade dalla sedia e che perde una scarpa non mi strappa più nemmeno una smorfia.
Ci attraverseranno, credo, tutte le preoccupazioni che prevede il manuale della perfetta madre imperfetta che siamo. Avremo paura che si distragga da cosa più importanti. Che si lasci condizionare o trascinare in compagnie poco sane. Temiamo soprattutto che possa bruciare le tappe ed offrire tesori preziosi a chi non è pronto ad amministrarli.
Sarò una romantica idealista. Sarò forse più semplicemente convinta che il cuore dell’uomo sia fatto sempre allo stesso modo.
E per quanto venti sinistri possano soffiare sulle tenere pianticelle che stanno buttando gemme in quello delle nostre giovani figlie, credo che esso sia difeso da solide mura e vigilato da sentinelle addestrate a riconoscere i nemici. Ecco forse lì possiamo fare ancora tanto. Restare anche noi vigili sulle nostre mura e sulle loro, per quanto a distanza. Aiutarle a ricordarsi che sono promesse donne, promesse madri.
Promesse di una bellezza che già c’è, ma che ancora deve crescere e consolidarsi e che si moltiplicherà, se non si disperderà in mille rigagnoli. Che diventerà potente come un fiume, se accetterà gli argini.
Ve lo confesso: mai convinta una figlia con una metafora. Almeno non lì per lì. Però poi ci pensano. E ne parlano con le loro amiche, fingendo che sia un’idea loro.