“Aveva tanti sogni”, “Si è rovinata la vita”, “Ha gettato al vento tante opportunità”…“Quando sono rimasta incinta e non avevo ancora terminato l’università né tantomeno mi ero sposata, varie persone mi hanno detto: ‘Avevi tanti sogni’, ‘Ti sei rovinata la vita’, ‘Avevi tanta voglia di viaggiare’, ‘Ha gettato al vento tante opportunità’. Alcuni lo hanno detto a voce alta, altri con lo sguardo, per altri ancora il silenzio gridava dal cuore. Oggi, laureandomi, ho un successo in ogni mano, uno più importante dell’altro. Juan José è senza dubbio la cosa migliore che mi sia capitata nella vita. Diventare madre mi ha spinta a diventare un essere umano migliore, una donna migliore, una figlia migliore, una sorella migliore, una nipote migliore, una cugina migliore, un’amica migliore, una professionista migliore.
Oggi ho il cuore pieno d’amore e d’orgoglio perché non sono arrivata a questo traguardo da sola. Dio e Maria Santissima non mi hanno mai abbandonata, erano lì a ogni passo. I miei genitori sono sempre stati il mio pilastro e ho contato sul loro sostegno incondizionato anche se a volte non lo meritavo. Oggi posso sorridere con l’anima, posso baciare mio figlio e sapere che è stato lui ad aiutarmi a esigere di più da me stessa, ad essere più forte.
E se state leggendo questo post e siete incinte, vorrei iniziare dicendovi che siete molto fortunate, perché non tutte le donne hanno la gioia di diventare madri. Probabilmente non vi sentite degne di ricevere degli auguri per il figlio che portate dentro di voi, perché siete ancora molto giovani, perché non siete ancora sposate, perché il vostro partner vi ha abbandonate e siete state ridicolizzate davanti a tutti, e ora vi incolpate per aver confidato in quell’uomo che aveva giurato che sarebbe stato sempre lì per voi.
Probabilmente non vi sentite felici perché non sapete come dare la notizia ai vostri genitori, non sapete come dirlo a tutti, perché semplicemente un bambino non era nei vostri progetti più prossimi o forse non avete mai desiderato essere madri.
Non so quale sia la vostra storia, non so se l’avete progettato o meno o se siete ancora troppo giovani e non dovevate nemmeno avere rapporti sessuali. Non so se siete pentite di quello che avete fatto o se al contrario state saltando dalla gioia, né di che Paese siete, né se avete il sostegno del vostro partner o della vostra famiglia, come non so in quali circostanze siete rimaste incinte. Ma so altre cose: so che siete piene di paure; so che se ne avete già parlato agli altri avete dovuto sopportare sguardi e mormorii; so che la gente è indiscreta e a volte non ha tatto per esprimere la sua opinione; so che vi hanno guardato con delusione o con rabbia; so che vi hanno chiesto “A cosa stavi pensando?”; so che più di una persona vi ha suggerito di abortire perché ora non esiste cosa più semplice dell’aborto.
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Potete avere 18 anni o 35, e la gente comunque vi giudica perché avete deciso di mettere al mondo un bambino. So che forse siete sposate ma la solitudine vi schiaccia; so che amate quel figlio che portate dentro anche se non lo avete detto a voce alta; so che la felicità vi avvolge per alcuni istanti ma poi svanisce facilmente per le parole cattive che escono dalla bocca di altre persone. Per questo vi scrivo oggi, due anni dopo aver dato alla luce mio figlio, lo stesso che ha sopportato durante la gravidanza i miei mutevoli stati d’animo.
Oggi mi rivolgo a voi per dirvi che dovete essere coraggiose, che dovete trarre forza da dove non ce n’è perché sarete la persona più importante del mondo per quella creatura che sta per arrivare. Perché nove mesi dopo potrete tenerlo in braccio, lo guarderete negli occhi e saprete che l’opinione degli altri non avrebbe mai dovuto importarvi. Vorrei asciugare le vostre lacrime e dirvi che non sarete mai sole, perché anche se non avete un partner o tutti vi hanno voltato le spalle, Dio non vi ha mai dimenticate.
Oggi voglio dirvi che un figlio non toglie niente, non ostacola i sogni, non vi incatena e non diventa un peso; perché la decisione è in voi stesse, la decisione di andare avanti è solo nelle vostre mani e solo voi potete incaricarvi di lavorare per raggiungere quello a cui anelate. Le critiche altrui non devono trasformarsi in un cammino che porta all’insuccesso. Siete responsabili del vostro futuro e di raggiungere gli obiettivi che avete sempre sognato. Non rinunciate, non mettete da parte la carriera o il lavoro, non arrendetevi.
Quando hanno pronunciato il mio nome nella cerimonia di consegna dei diplomi, ho ricordato quanto era stato difficile arrivare fin lì; ho ricordato ogni parola che mi ha fatto male ma che mi ha resa più forte; ho ricordato i miei genitori e la delusione che hanno provato sapendo che non avevo fatto bene le cose; ho ricordato i loro occhi pieni di tristezza pensando che avevo posto fine alla mia carriera; ho ricordato le critiche di tanti. Ma ho anche ricordato la gioia indescrivibile che mi ha avvolto quando ho tenuto per la prima volta Juan José tra le braccia; ho ricordato la prima volta che ha detto “Mamma” e la prima volta che ha riso a crepapelle. Ho ricordato i suoi abbracci e le sue guance rosse per aver corso tanto; ho ricordato tutti coloro che mi hanno detto di andare avanti e ho ringraziato Dio perché è stato Lui a riempirmi di forza per non arrendermi mai, ed è stata Maria Santissima che mi ha consolata nel dolore.
Oggi voglio dirvi che non è la fine ma l’inizio di una nuova vita, di un nuovo modo di affrontare le opportunità e gli ostacoli. Essere madre non è facile; non tutti i giorni sono allegri, non giochi per tutto il tempo con i tuoi figli perfettamente sistemata come mostrano le pubblicità. A volte piangi, a volte ridi e a volte fai entrambe le cose allo stesso tempo. Ti frustrerai, ma poco dopo ti sentirai bene di nuovo. Sarai spettinata e allo specchio non ti vedrai come prima, imparerai a cantare e a leggere favole inventando voci e suoni, non dormirai e avrai delle occhiaie terribili. Non avrai più bisogno della sveglia e darai più valore al tempo e alle cose semplici; scoprirai nuovamente il mondo attraverso i suoi occhi e un giorno lo stringerai e penserai “Come vola il tempo!”, sorriderai e ti sentirai orgogliosa di essere madre – non in ogni secondo della vita, ma tutti i giorni sì.
Oggi vorrei dire a tutte le donne incinte che si sentono sole o tristi che si può fare, che si può arrivare lontano e che i sogni in compagnia di un figlio si realizzano in modo straordinario”.
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Nory Camargo è colombiana. Si è laureata in Comunicazione Sociale e Giornalismo all’Universidad de la Sabana ed è madre di un bambino di nome Juan José.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]