In occasione del centenario il nuovo libro di Saverio Gaeta ci introduce alla complessità e al senso profondo delle apparizioni della Madonna del RosarioÈ appena uscito in libreria per le edizioni San Paolo il nuovo libro di Saverio Gaeta “Fatima. Tutta la verità. La storia, i segreti, la consacrazione”. Il corposo e dettagliato volume ripercorre la storia dei cento anni dall’apparizione della Madonna a Fatima, trattando in maniera specifica ogni aspetto relativo alle richieste divine, alle tre parti del Segreto, alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e alle devozioni suggerite dalla Vergine del Rosario. Il libro, che si apre con le prodigiose manifestazioni dell’angelo nel 1915 – 1916 e quelle della Madonna del Rosario nel 1917, fa luce anche sugli aspetti meno chiari e più problematici relativi ai messaggi della Vergine.
IL MESSAGGIO DI FATIMA COLTO DAI SEMPLICI
Nell’introduzione l’autore spiega come il mistero e la sfida di Fatima sia stata colta dalle persone comuni, dalla gente, “quella parte più semplice e genuina che riconosce nelle manifestazioni della Madonna la tenerezza di una mano materna che cerca di salvaguardare la Terra dall’autodistruzione” molto più di quanto abbiano fatto i colti e sapienti. La fede popolare ha letto gli eventi prodigiosi di Fatima e le sue profezie come una possibilità per l’umanità di ravvedersi, di convertirsi, invece che perseverare nella strada del peccato.
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FATIMA: SPARTIACQUE EPOCALE
«Le manifestazioni dell’angelo nel 1915-1916 e quelle della Madonna del Rosario nel 1917 si pongono infatti esattamente a metà strada, dal punto di vista cronologico, fra momenti che si possono realmente definire epocali: l’apparizione della Vergine della Medaglia miracolosa a Rue du Bac a Parigi, che diede avvio nel 1830 ai grandi eventi mariani degli ultimi due secoli, e l’inizio del terzo millennio cristiano, che ha visto nel 2000 il Grande Giubileo (con la beatificazione dei piccoli veggenti Francisco e Jacinta e la rivelazione della “terza parte” del Segreto) e nel 2001 il tragico attentato alle Torri gemelle di New York (da cui i giorni che stiamo vivendo sono stati impregnati con le immagini dell’Apocalisse)».
Trovandoci a parlare di questo libro in tempo di Quaresima, vi proponiamo il capitolo relativo ai sacrifici e alle preghiere che i tre pastorelli offrivano a Dio in espiazione dei peccati e per la conversione dei peccatori, come occasione per riflettere sul senso del dolore degli innocenti che offerto al Signore non è mai vano.
«OFFRITE COSTANTEMENTE ALL’ALTISSIMO PREGHIERE E SACRIFICI»
L’angelo nella sua seconda apparizione ai tre bambini chiede loro di offrire sacrifici in riparazione dei peccati contro Gesù:
“Parole difficili da comprendere per bambini di neanche dieci anni, al punto che Lucia venne spinta a domandargli come potessero fare ciò. E la spiegazione fu immediata: «Di tutto quello che potete, offrite un sacrificio a Dio, in atto di riparazione per i peccati da cui Egli è offeso, e come supplica per la conversione dei peccatori. […] Soprattutto, accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà»”.
Anche la Madonna rivolge la stessa richiesta ai pastorelli, e di fronte alla loro disponibilità promette che, nonostante le grandi sofferenze che dovranno patire, godranno del conforto della grazia di Dio:
“Il 13 maggio 1917 fu la Madonna a rivolgere loro un più intenso invito: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?». E alla loro risposta positiva replicò: «Allora, dovrete soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto»”.
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I DIGIUNI DI FRANCISCO, JACINTA E LUCIA
Il giorno seguente alla richiesta della Madonna, Francisco propone di non mangiare la merenda, di digiunare e sacrificarsi come chiesto dalla Vergine. Il digiuno dal cibo e dalle bevande diventa una delle forme di sacrificio più ricorrenti dei pastorelli.
«Diamo la nostra merenda a quei poveretti, per la conversione dei peccatori?». Per tutto il giorno i tre non mangiarono nulla e verso sera avevano ovviamente fame. Francisco pensò di salire su un leccio per raccogliere un po’ di ghiande che, sebbene ancora verdi e poco mature, erano comunque più dolci delle ghiande di quercia (infatti nella tradizione contadina locale venivano utilizzate per la produzione di farina impiegata nella preparazione di pane e di dolci). Jacinta però propose un’altra soluzione: raccogliere proprio le ghiande di quercia, per fare il sacrificio di mangiare quell’amaro cibo. Il commento di suor Lucia risulta ironico: «Così assaporammo, quella sera, quel delizioso manicaretto! E Jacinta ne fece uno dei suoi sacrifici abituali. Le dissi un giorno: “Non mangiare quella roba, che è tanto amara!”. “Proprio perché è amara la mangio, per convertire i peccatori”».
ANCHE IN PRIGIONE CONTINUARONO AD OFFRIRE LA SOFFERENZA PER I PECCATORI E LE OFFESE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
La solitudine e la paura dei giorni della prigionia non impedisce ai tre cuginetti di pregare e continuare ad offrire ogni dolore – e soprattutto la nostalgia dei genitori – per la conversione dei peccatori, per il Santo Padre e le offese arrecate al Cuore Immacolato di Maria.
In particolare continuarono a ripetere quella offerta nel periodo che trascorsero nella prigione di Vila Nova di Ourém, fra il 13 e il 15 agosto 1917. La descrizione di quelle dure giornate emerge viva dal racconto di Lucia: «A Jacinta quel che costava di più era il distacco dai genitori. E diceva con le lacrime che le scendevano per le guance: “Né i tuoi né i miei genitori sono venuti a vederci! A loro non importa niente di noi!”. “Non piangere – le disse Francisco – offriamo tutto a Gesù per i peccatori”. E, alzando gli occhi e le manine al Cielo, fece lui l’offerta: “O mio Gesù! È per vostro amore e per la conversione dei peccatori”. Jacinta aggiunse: “E anche per il Santo Padre e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”». La drammaticità del momento si fece ancor più forte quando i carcerieri li minacciarono che li avrebbero fritti nell’olio bollente: «Jacinta si allontanò da noi verso una finestra che si apriva sul mercato del bestiame. Pensai, all’inizio, che stesse distraendosi con quel che vedeva, ma presto mi accorsi che stava piangendo. Andai a prenderla e le chiesi perché piangesse: “Perché moriremo senza rivedere i nostri papà e le nostre mamme!”. E con le lacrime che le scorrevano per le guance: “Io voglio almeno vedere la mia mamma!”. “Ma dunque non vuoi offrire questo sacrificio per la conversione dei peccatori?”. “Lo voglio, lo voglio”. E con le lacrime che le bagnavano il viso, con le mani e gli occhi alzati al Cielo, fece la sua offerta». Recitato il Rosario, cui presero parte anche gli altri prigionieri, «Jacinta tornò alla finestra a piangere. “Non vuoi dunque offrire questo sacrificio al Signore?”, le domandai. “Voglio, sì; ma mi ricordo della mia mamma e non posso trattenere il pianto”. Allora, siccome la Madonna ci aveva detto di offrire preghiere e sacrifici anche in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria, decidemmo di offrirli ognuno secondo una particolare intenzione.
Uno per i peccatori, l’altro per il Santo Padre, l’altro in riparazione dei peccati contro il Cuore Immacolato di Maria. Presa la decisione, dissi a Jacinta di scegliere la sua intenzione: “Io li offro per tutte, perché tutte mi piacciono molto”».
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Con il passare dei giorni ogni fatto della giornata diveniva occasione di offerta a Dio, ogni dolore, rinuncia e sofferenza veniva data al Signore. Con ogni mezzo i tre piccoli veggenti si mortificavano, si umiliavano, accettavano tristezze, supplizi, angosce, mali fisici, tutto per amore del Signore, affinché i peccatori non fossero dannati in eterno (soprattutto dopo che la Vergine mostrò loro l’inferno, questo pensiero divenne fisso). I tre cuginetti si immolavano continuamente, qualsiasi azione si trasformava in sacrificio. Lucia continuò con sempre maggior ardore anche dopo la loro morte.
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«In Lucia, rimasta l’unica in vita dei tre pastorelli, il desiderio della preghiera, della penitenza e dei sacrifici si intensificò ancor più dopo l’ingresso nella vita consacrata, anche se le notizie relative a questo periodo sono tuttora frammentarie: certamente molto di più se ne conoscerà quando verrà conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione, con la stesura della documentazione per l’accertamento dell’eroicità delle sue virtù cristiane».
La ricorrenza del centenario dalle apparizioni della Madonna a Fatima ci invita tutti ad approfondire gli insegnamenti spirituali che la Vergine attraverso i pastorelli ha trasmesso alla Chiesa e al mondo. In questa prospettiva il lavoro di Saverio Gaeta ha il pregevole merito di coniugare la fedele ricostruzione storica delle varie fasi di questo evento prodigioso con la capacità di metterci in contatto con l’interiorità della straordinaria esperienza vissuta dai tre piccoli veggenti.