Monda: siamo i docenti più sotto esame, di questi tempi è un duro lavoro conquistare gli studentiSono veramente soddisfacenti i dati sulla percentuale di studenti che frequentano l’ora di religione? La Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica in Italia presentata dal segretario generale della Cei Nunzio Galantino sostiene che la frequenta l’88%.
CALO RISPETTO AL PASSATO
La percentuale segna però un calo se si guardano i dati del 1993, quando frequentava il 93,5%. Più stabile al Sud, scende invece al Nord. Ma secondo l’indagine condotta in sette diocesi (Novara, Verona, Forlì, Siena, Roma, Cagliari e Acireale), su un campione di tremila docenti e oltre 20 mila studenti, l’87% di chi insegna religione è contento del suo compito e non abbandonerebbe mai l’insegnamento di questa disciplina, pure volendo più ore e maggiore incidenza nella valutazione. In tutta Italia sono quasi 20 mila i prof di religione, quasi tutti laici (96%) (Corriere della Sera 18 gennaio).
L’UTILITA’ DELLA RELIGIONE
Va detto che l’ora di religione non è un’ora di catechismo a carico dello Stato. Chi lo dice o è in malafede o non sa di cosa parla. Calcolando poi che ormai la maggioranza degli insegnanti di religione sono dei laici, non è nemmeno una “clericalizzazione” coatta della scuola italiana. Insomma non è qualcosa di inutile (perché abbiamo già capito che di certo non è dannoso) come qualcuno vorrebbe farci pensare (Aleteia, 16 gennaio 2016).
IL GIUDIZIO DEGLI STUDENTI
Secondo Andrea Monda, conduttore di “Buongiorno Professore“, in onda su Tv2000, scrittore e saggista ma sopratutto insegnante di religione dal 2000, «la sensazione, almeno per la mia esperienza, è di un aumento degli studenti che non si avvalgono dell’ora di religione. E lo dico al di là delle statistiche».
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E allora, a prescindere dai numeri, in che modo “attirarli”, provare ad invertire la tendenza? «Nel caso nostro il giudizio degli studenti – evidenzia Monda – ha un peso ancora maggiore: nel senso che l’ora di religione è facoltativa. Per gli insegnanti questo dovrebbe essere un grande stimolo. Personalmente, ogni anno, cerco di recuperare i ragazzi che si fanno da parte. In generale punto molto a creare un rapporto umano con gli studenti, sopratutto con quelli che non la frequentano. E a volte, l’anno dopo, rientrano».
Un altro fattore penalizzante, per il docente, è la mancanza di un’alternativa alla disciplina. «Se l’alternativa è uscire, trascorrere un’ora fuori senza far nulla, di questi tempi, i ragazzi spariscono! Il disimpegno è maggiore».
PASSIONE E VOCAZIONE
E allora quali sono le caratteristiche, le qualità su cui dovrebbe puntare oggi un docente di religione? «Ne sono essenzialmente due», risponde Monda. «Prima di tutto deve vivere l’insegnamento come una vocazione. Non si diventa professori per trovare un posto di lavoro, ma per formare ed educare le nuove generazioni. E’ se si ha la vocazione, che in qualche modo significa essere anche genitore di quei ragazzi, questo se si esprime con una forte passione per la materia specifica. E passione genera altrettanta passione. Gli studenti osservano e riflettono ciò che noi siamo».
MEDIAZIONE CULTURALE
In secondo luogo, prosegue il docente, è «necessario partire da un modo di insegnare che faccia i conti con la realtà. I ragazzi di oggi non sono culturalmente cristiani come lo eravamo noi. Non parlo della dimensione spirituale, perché è scuola e non catechismo. Ma il campo, la dimensione il livello è culturale. E in questi termini i nostri giovani non conoscono il cristianesimo. La domanda giusta è: come renderlo appetibile?».
La risposta è nell’approccio, che deve di «mediazione culturale». «Nel senso – conclude Monda – di spiegare, ad esempio, come per i principi base del cristianesimo possa essere utile proiettarsi sulla bellezza prodotta dall’arte cristiana, dalla letteratura, da Bellini a Danta, sino a Michelangelo. Questa bellezza stuzzica l’attenzione, prende il cuore dei ragazzi. Un approccio teso a suscitare interesse dal basso. Basta girare Roma, ad esempio, per cogliere tale bellezza. Allora è fondamentale partire da lì per avvicinarsi gradualmente al cristianesimo come cultura».