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Ironia e autoironia, salvavita per le donne divise tra famiglia e lavoro

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Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 16/01/17
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Intervista a Claudia de Lillo giornalista, conduttrice radiofonica e mamma blogger più famosa d’ItaliaElastigirl alias Claudia de Lillo è una giornalista che conduce su Rai Radio 2 la trasmissione Caterpillar AM, ha un blog molto seguito (nonsolomamma), è autrice di quattro libri e tiene una rubrica su D di «Repubblica». Oltre a questi bellissimi impegni, è moglie di un marito part-time (perché lavora fuori) e mamma di tre figli, ehm… tre hobbit maschi, come scrive con ironia lei stessa. Ho avuto il piacere di intervistarla e di riflettere con lei sul ruolo delle donne che lavorano, sulla famiglia, la maternità e la paternità.

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Claudia de Lillo profilo facebook

Cara Elasti, ti va di raccontare ai nostri lettori come è nato il tuo blog?

Facevo la giornalista finanziaria quando ha deciso di aprire il blog, avevo già due figli, di tre anni e cinque mesi, e stavo rientrando a lavoro dalla seconda maternità. Mi sentivo un po’ imprigionata in questi ruoli che erano contenuti in due vasi non comunicanti, da un lato il ruolo di professionista e lavoratrice, dall’altro quello di mamma. Quando ritorni a lavoro dopo una maternità, il lavoro non prevede che tu sia cambiata perché sei diventata mamma, anzi in qualche modo devi dimostrare che nonostante i figli non è cambiato niente, che sei super focalizzata, quando in realtà il baricentro, volenti o nolenti, con i figli cambia. E poi sei mamma, nel mio caso di un bambino di cinque mesi, ancora allattavo ed ero immersa in tutto quell’accudimento che è da un lato bellissimo, dall’altro tanto alienante, e mi sentivo molto divisa. Così, era il 2006, decisi di mettermi alla prova, non mi sembrava che ci fossero tante voci che in modo onesto e “impudico” raccontassero le mamme che si ostinano a lavorare, sacrosanto diritto delle donne, e che nello stesso tempo vogliono viversi la maternità godendosela e ammettendo di essere in certi casi ambivalenti. Allora pensai di aprire un blog in rete, e di mettermi alla prova senza dire nulla a nessuno. Cominciai a raccontare la mia quotidianità affannosa e affannata, divertente ma anche piena di vuoti.

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blog nonsolomamma

Perché hai scelto di chiamarti Elastigirl?

Appena aperta la piattaforma il sistema mi chiese di inserire un nickname, visto che si trattava di un esperimento non volevo mettere il mio nome vero, e allora mi venne in mente Elastigirl: la mamma della famiglia degli Incredibili, il film della Pixar su una famiglia di supereroi. Mio figlio mi costringeva a vederlo e rivederlo e allora scelsi istintivamente questo nome. Secondo me è anche bello e riuscito perché da’ molto l’idea di quella elasticità che è una qualità richiesta ad una mamma che non vuole perdere i pezzi ma tenere tutto insieme e quindi deve tirarsi da una parte e dall’altra.

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Il blog riscuote fin da subito un grande successo, Elasti lavora di giorno come giornalista finanziaria e scrive di notte. Dopo un paio di anni arriva la proposta di pubblicazione del suo primo libro e poi del secondo. Giunge inaspettato anche l’incarico della rubrica su D di Repubblica. E nel frattempo… il terzo hobbit.

Si, con il terzo figlio chiesi ed ottenni dopo tanto penare il part-time, anche se il part-time in Italia è ancora considerato un “arretramento”, come dire “va bene rimango qui, ma sappiate che del lavoro non me ne frega più di tanto”, quando invece non è così. Purtroppo non viene visto correttamente per quello che è: una soluzione equamente nobile e riconosciuta. E poi nel 2014 scrissi un altro libro (Dire Fare Baciare) e venni intervistata a Rai Radio 2, un’esperienza molto divertente. Dopo pochi giorni mi contattarono gli autori della trasmissione di cui ero stata ospite e, alla loro proposta di fare radio, trovai il coraggio di lasciare il lavoro e di cominciare quest’avventura a Caterpillar Am all’alba.

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Caterpillar AM Rai Radio 2

È stata una scelta felice?

Molto felice, la cosa che mi rende più orgogliosa è di essere riuscita in qualche modo a costruirmi una vita professionale che sia compatibile anche con la vita familiare. Anche oggi per esempio ho il medio malato e il grande che è venuto a pranzo con due amici. Per me quindi avere un lavoro che mi permette di essere serena economicamente e allo stesso tempo stare molto a casa – lavoro tantissimo da casa – è fondamentale: l’unico lato oscuro è che mi devo svegliare alle 4.20 del mattino per cominciare il lavoro alle 5. Poi però di giorno sono a disposizione della mia famiglia. La vita perfetta non esiste, una donna deve trovare un compromesso per poter conciliare lavoro e famiglia. Nel mio caso tre figli, e quando uno fa tre figli ha voglia di vederli crescere e non di delegare tutto a una tata. Da quando lavoro alla radio questo è possibile, ci sono momenti di sconforto e normali difficoltà, ed inoltre mio marito lavora all’estero.

Il mondo del lavoro è organizzato su ritmi maschili, non credi che modificare questa impostazione aiuterebbe le donne a conciliare in maniera più semplice vita familiare e vita professionale?

Credo che debba cambiare la mentalità aziendale: l’importante è rispettare il progetto e portare a casa il risultato. Se il risultato lo ottengo lavorando di notte, iniziando alle cinque di mattina, o lavorando da casa, sono fatti miei: l’importante è che termino il lavoro e raggiungo il risultato, questo faciliterebbe la vita delle donne. Oggi se una donna esce dal mercato del lavoro anche solo per un anno per fare un figlio, è difficilissimo rientrare e questo è ingiusto. Il mercato del lavoro è sempre più precario, e non ci sono agevolazioni per le madri. È sbagliato che una donna debba posticipare continuamente il matrimonio, il farsi una famiglia o mettere al mondo dei figli a causa del lavoro, e lo è non solo a livello personale ma anche per la società, perché la società ha bisogno dei bambini. C’è bisogno di fare una rivoluzione dal basso, deve passare questo messaggio, noi donne in primis dobbiamo esserne portatrici per poi contagiare le aziende e la politica, deve cambiare mentalità.

L’ironia che caratterizza il tuo blog ti aiuta anche nella vita familiare?

L’ironia è una chiave salvavita, anche l’autoironia. Mio padre, che è morto 4 anni fa, mi ha insegnato questa cosa importantissima, una grande eredità la leggerezza, non prendersi mai troppo sul serio. Il blog è in rete da undici anni, e la mia vita non mi sorride sempre, però cerco di conservare e mantenere un tratto leggero, uno sguardo lieve, per superare anche momenti terribili.
I bambini mettono sempre di buon umore, sono in grado di farci sdrammatizzare qualsiasi cosa. Io sono loro grata per questo, ma ricordo sempre a me stessa che l’ironia va esercitata come i talenti: io e mio marito ridiamo molto e cerchiamo di essere sempre allegri.

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Claudia de Lillo profilo Facebook

Come vedi la figura del padre nella società di oggi?

Io sono molto fortunata, mio marito è un padre presente e attento. I padri hanno fatto un sacco di passi avanti, ma trovo che siano diventati soprattutto dei bravi esecutori: a volte manca loro una marcia in più, il coraggio di prendersi maggiori responsabilità.
Un po’ siamo anche noi donne che abbiamo il delirio di onnipotenza, che come facciamo noi le cose non le fa nessuno: dobbiamo mollare un po’, fare un passo indietro. Non è soltanto colpa loro, dobbiamo fare uno sforzo per dare più fiducia e deleghe: io e mio marito facciamo molte cose insieme. Rispetto a noi i papà hanno delle capacità speciali, come per esempio giocare: noi mamme mentre giochiamo pensiamo alla cena, alla casa da sistemare. Dobbiamo imparare da loro a divertirci, a godere spensieratamente il momento gioco, altrimenti rischiamo di essere sempre le rompiscatole.

Quale consiglio puoi dare alle mamme e alle donne in generale?

Noi donne dobbiamo far pace con la nostra imperfezione, accettarci molto di più di quanto facciamo. Siamo imperfette, sbagliamo, nella vita si sbaglia sempre e comunque: allora facciamolo con allegria e autoironia.

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