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Orchi, fantasmi e vampiri in parrocchia? Un sacerdote insegna come cacciarli via

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 29/10/16
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I mostri non sono altro che le tentazioni che “colpiscono” noi o le persone che ci stanno accantoSi avvicina Halloween e vi parleremo di mostri e come cacciarli. Ma per mostri intendiamo le pericolose tentazioni che affrontiamo nelle nostre giornate. Spesso capita di sentirci sopraffatti da esse, e allora noi, o chi ci sta accanto agisce negativamente.

Allora ecco dei rimedi, nel segno del Vangelo, su come affrontarle e  sconfiggerle.

Li spiega don Diego Goso in Il manuale del Cacciatore di Mostri” (Effatà editrice). «Gesù è venuto ad annunciare il regno di Dio – evidenzia l’autore -. E dove Dio regna non c’è spazio per il Male. La lotta continua oggi. La fantasia umana ha riempito e spesso relegato al mondo delle favole e del fantastico la presenza di mostri che possono nuocere pericolosamente all’umanità».

La lettura dei fatti di vita nel mondo «ci insegna invece che questi mostri sono a piede libero. E per il cristiano è doveroso intraprendere la lotta contro di essi che Gesù ha iniziato. Perché queste forze altro non sono che le tentazioni che ci vogliono portare fuori dal regno, nel mondo delle tenebre dove non c’è spazio per l’amore e per la gioia».

GLI ORCHI

Annoveriamo tra questi “mostri”, che possono essere covare in noi stessi o in altre persone, ad esempio, gli orchi. L’orco è chi puzza di falso e ipocrisia. Non essendo molto intelligente, tende a strafare e quindi non si accontenta di essere ritenuto una persona normale, ma si vanta di appartenere alla classe dei benpensanti, una umanità pura ed elevata che si permette di criticare e guardare tutti gli altri considerandoli inferiori.

RICONOSCERLI IN 5 MODI

1) L’orchetto non è mai d’accordo con le idee che non provengono da lui o dal suo cerchio ristretto di simili. Le novità sono malviste, la sperimentazione viene presa con sospetto e timore, alla prima difficoltà si ingrandisce la stessa ventilando la fine di tutte le cose…

2) L’orchetto si presenta affabile e amico. Dice di essere a disposizione della comunità e della parrocchia, ma ovviamente le cose vanno fatte a modo suo. Se il parroco vuole cambiare qualcosa e non l’ha preventivamente chiesto e concordato con l’orda di orchetti, allora sarà guerra. E non avendo altro da fare, avendo molto tempo libero, avrà modo di farla trovare lunga per davvero.


3) L’orchetto, per quanto si camuffi, non riesce del tutto a cancellare ogni sua nociva emanazione di puzzo. Per cui appena potrà si metterà a far passare qualche indiscrezione negativa nei confronti del nuovo arrivato o di chi in quel momento si trova nella posizione di offuscargli ruolo e responsabilità.

4) Quando si discute nei consigli pastorali o nelle riunioni, l’orchetto parrocchiale sa citare tutti i principi massimi della fede per giustificare i piccoli grovigli della sua vita. Fare un canto che non gli piace? Allora cita tutti i Padri della Chiesa perché il suo cuore proprio non regge a vedere così umiliata la luce del Vangelo con il brano musicale nuovo che ha preso il posto di quello proposto da lui. Vi chiederete: ma davvero c’è gente che perde del tempo per cose del genere e ne fa questioni di principio? Risposta: Sì, accidenti. E purtroppo.

5) L’orchetto dice di essere in parrocchia per dare una mano e di essere disposto a lasciare spazio a chi verrà dopo di lui. Cosa impossibile da dimostrare perché mai verificata.

COME AFFRONTARLI E SCONFIGGERLI

Avendo a che fare con l’orchetto, è fondamentale non lasciargli ammorbare l’aria. Per questo è importante aprire spesso le finestre, cambiare aria o meglio farla cambiare, ricordando ai collaboratori che non tutto è definito in eterno, che le motivazioni vanno sempre riscoperte e risposate ogni giorno e che – soprattutto – non c’è spazio nella propria famiglia, ufficio, azienda, associazione o parrocchia per le chiacchiere inventate, maligne, per la chiusura del gruppo in un monolite impenetrabile.

La partita si vince circondandosi di persone positive, che sappiano smontare le inutili e pretestuose polemiche che l’orchetto cercherà di fomentare.

Con cristiani luminosi, sereni e allegri che non diano peso alle chiacchiere puzzolenti e demolitrici. E allora sconfiggiamo gli orchi in tre mosse.

1) Con un clima di allegria e accoglienza, che davvero l’orchetto non può sopportare e lo relega in un angolo a rimuginare sulla sua rabbia e la sua solitudine.

2) Con la speranza che si converta e possa cominciare anche lui a vivere alla luce, rendendosi conto che la vita vera è mille volte meglio di passare il tempo a demolire quella altrui, sprecando così la propria.

3) Combattere questi mostri vuol dire combattere per la nostra anima.

E lo faremo con le armi più straordinarie che un Cacciatore di Mostri possa mai avere: la fede in Gesù e l’umorismo.

I FANTASMI

Il fantasma invece è solo una ventata di aria, al massimo gas, di fuoco fatuo che è incapace di interagire davvero con il mondo circostante. Ecco perché tra tutti i mostri è quello meno pericoloso, anche se può essere capace di spaventarci. E’ uno specialista del non fare. E’ una persona che non si impegna, passa il tempo a lamentarsi, spaventa gli altri annunciando che le cose andranno sempre peggio. Ispira pietà per la sua poca passione per la vita. Non lascerà traccia, qualcosa che possa testimoniare i doni che aveva nel cuore.

RICONOSCERLI IN 5 MODI

1) Quando attaccano il disco delle lamentele sono capaci di non finirla più con la loro noiosa litania. Anche perché si tratta di uno di quegli aspetti dell’animo umano che più si compie più genera dipendenza, anche se svuota in entusiasmo di partecipazione.

2) Sono tutt’altro che fantastici, spettacolari, pieni di stupore: la radice è un’altra. E per loro si preferisce l’aggettivo «spettrale».

3) Sono fantasma di loro stessi non provando più alcun piacere o gusto nel vivere. Queste persone non corrono solo il pericolo di veder passare tanti anni in uno stadio che nulla ha a che vedere con la vita cristiana. Si stanno infatti gettando anche tra le braccia della depressione.

4) «Si è sempre fatto così…» è il loro ululato di terrore davanti ad ogni cambiamento che si cerca di attuare per il meglio. Ad ogni festa o incontro ricordano quelle di anni e anni fa, non per il piacere di offrire notizie dalla loro memoria ma solo per lamentare che i tempi non sono più quelli di una volta.

5) Se incaricati di qualche semplice ministero da svolgere (raro caso di spettro con impiego, perché non solo ad Hogwarts i fantasmi in- segnano) saranno però lo stesso critici verso il presente dimostrando poca capacità di adattamento; altro loro gridolino spettrale in questo caso è: «Io sono fatta così e catechismo lo continuo a fare come so farlo io…».

COME AFFRONTARLI E SCONFIGGERLI

Il modo migliore di gestirli è di invitarli a riposare in pace. È lecito a tutti non desiderare impegnarsi o non voler trasformare in maratona ogni istante della propria vita. Ma questo non dà diritto ad «infestare» l’ambiente in cui si vive o si lavora. Il fantasma è ammesso solo se diventa carta da parati. E allora sconfiggiamo i fantasmi in tre mosse.

1) Se si lamenta o abbassa l’umore della ciurma va fatto sloggiare. Non remare è un conto, remare contro è davvero insopportabile.

Questa tattica è di tutela per gli altri che con i fantasmi sono messi a contatto e possono venire spaventati dal loro tintinnare di catene.

2) Se vogliamo però davvero osare di più, possiamo tentare di avvicinare i nostri spiritelli uno per uno e invitarli a «ri-materializzarsi», ad apprezzare il piacere della vita, a volerla vivere come fino ad ora forse non hanno mai fatto.

3) A volte basta una buona cena per far scattare una frequentazione, da una frequentazione una partecipazione alla vita di gruppo, dalla partecipazione può nascere un’amicizia e con essa riscoprire l’ampiezza della vita vissuta in pienezza.

I VAMPIRI

Il vampiro che è in noi si nutre di nuove e continue emozioni. Critica la monotonia di chi rimane dentro i ranghi, di chi non sa osare, di chi rifiuta di vivere oltre ogni limite e possibilità, accettando invece la sua condizione e fortuna. E il bisogno di nuove emozioni tocca ogni categoria e posizione: il non soddisfarlo genera una sofferenza che fa sentire il vampiro di emozioni morto, proprio come il suo parallelo nelle fiabe se non si nutre di sangue fresco.


Per questo, istituzioni a «lungo termine» come il matrimonio sono escluse a priori nelle scelte di vita: perché non corrispondono al bisogno di avere sempre «carne fresca» in cui affondare i denti….o meglio con cui condividere la vita…

RICONOSCERLI IN 5 MODI

1) Cambiare spesso il partner affettivo è uno dei segni principali del vampirismo emotivo. Le sfere affettiva e sessuale non sono viste come unificanti per la costruzione di una relazione stabile e capace di riproduzione della specie, ma solo come un riempitivo del vuoto post lavorativo o una compagnia piacente nei momenti di svago.

2) Questo particolare sintomo colpisce anche coppie che sembrano collaudate. La corda troppo tesa si spezza e per la moglie fino ad ora sempre sottomessa al marito si apre il romanzo della grande avventura con l’uomo emancipato e pieno di possibilità che si presenta come colui che le regalerà il mondo. O il marito ex devoto sogna la storia che gli donerà eterna giovinezza insieme alla nuova fiamma che pare capace di farlo sentire vivo come non mai.

3) Nel mondo adolescenziale e giovanile il fenomeno si presenta come un giro di esperienze molto precoci, che sono finalizzate ad un individuale stare bene usando l’altro finché è disposto ad alzare la posta in palio della donazione di sé. E finché non si trova qualcuno più attraente che non ci si fa scrupoli ad usare come sostitutivo della persona con cui ci si era impegnati

4) Il vampirismo è allergico ad ogni sforzo, impegno, sacrificio. Cerca la scorciatoia per il risultato incurante dei mezzi per raggiungerlo. Il fine giustifica ogni mezzo e la cosa più triste è che il fine è quasi sempre infimo ed egoista.

5) CI vampiri compiono infinite e non progressive direzioni spirituali, girovagando da un guru ad un altro padre dello spirito, raccontando le proprie sofferenze nella speranza di venire notati e quindi giustificati come prediletti di Dio. Qualcuno prova tutti gli ordini religiosi conosciuti dallo Spirito Santo prima di scappare davanti all’impegno profondo che poi questi richiedono. Scappano dalla luce di Dio proprio come i… vampiri delle storie.

COME AFFRONTARLI E SCONFIGGERLI

Qui è escluso che si suggerisca di prendere un paletto e conficcarlo nel cuore dei vampiri emotivi. Lo escludono il Vangelo, verso cui tutti devono guardare in cerca di speranza e guarigione, il buon senso e anche il codice penale internazionale. E allora sconfiggiamo il vampirismo in due mosse.

1) La luce del sole è sicuramente un deterrente migliore: mette in chiaro che anzitutto non si è disponibili a questo facile gioco di scambio delle emozioni e protegge noi stessi e le persone che amiamo da sofferenze e manipolazioni.

2) Inoltre la luce è… illuminante per gli stessi «vampiri» che non stanno bene e non vedono dove sta andando la propria vita. La grazia è quella che in un momento di debolezza questi amici possano scoprire la fragilità del castello di carte in cui stanno vivendo.

 

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