Rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro per la consueta udienza del mercoledì, papa Francesco ha continuato la riflessione sulla misericordia nella Sacra Scrittura citando l’episodio biblico di Nabot, israelita della valle di Izreel, ucciso dal malvagio re Acab per impossessarsi della sua vigna.
L’episodio è narrato nel capitolo 21 del primo libro dei Re e fa parte del cosiddetto “ciclo di Elia”: una collezione di storie che riguardano la missione del profeta Elia durante il regno di Acab (875-853 a.C.) sul cui operato verte un pesante giudizio da parte di Israele: «Fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori» (1 Re 16,30).
Dopo la proclamazione della lettura del brano biblico, papa Francesco ha parlato del cattivo uso delle ricchezze e del potere“realtà che possono essere buone e utili al bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità” ma che troppo spesso sono “vissute come privilegio, con egoismo e prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte”.
E’ qui che Francesco ha invitato a riflettere sull’episodio del povero Nabot, reo di non aver concesso la propria vigna al re, una vigna confinante col palazzo reale dove Acab avrebbe voluto piantare un orto. Ma Nabot rifiutò l’affare: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri» (1 Re 21,3).
L’ira del re, sollecitato dalla perfida moglie Gezabele, segneranno la definitiva condanna di Nabot. E’ la regina infatti, che vedendo il marito preso da sconforto e tristezza, lo inciterà a vendicare l’offesa esercitando il proprio prestigio e potere per schiacciare il suddito impertinente.
Per ordine della regina, Nabot verrà accusato ingiustamente e condannato a morte: morto Nabot, il re potrà impadronirsi della sua vigna e coltivare l’orto. “Ella – ha affermato Francesco – pone l’accento sul prestigio e sul potere del re, che, secondo il suo modo di vedere, viene messo in discussione dal rifiuto di Nabot. Un potere che lei invece considera assoluto, e per il quale ogni desiderio – del re potente – è un ordine”.
Il papa ha segnalato l’importanza dell’episodio della Vigna di Nabot come un riflesso della società contemporanea dove “i potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, sfruttano la gente” La storia di Acab e Nabot “è la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero e con un minimo per arricchire i potenti è la storia dei politici corrotti che vogliono più e più e più”. “Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto”.
La predicazione di Gesù verrà a scardinare questo ordine mondano secondo il quale l’autorità e il potere si esercitano schiacciando i subalterni. Parlando ai suoi discepoli, Gesù insegnerà che il vero potere è nel servizio, nel prendere l’ultimo posto: “Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” (Mt 20,25).
La misericordia di Dio si manifesterà nei confronti del re di Israele attraverso il profeta Elia che aiuterà Acab a pentirsi del male commesso e a convertirsi chiedendo perdono a Dio per il suo peccato. Pieno di misericordia: “Dio bussa al cuore di Acab” e “accetta il suo pentimento”, anche se inevitabilmente il male commesso “lascia le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite”.
Il papa ha consigliato ai fedeli di approfondire la lettura e la comprensione di questo passo della Sacra Scrittura attraverso il commento di Sant’Ambrogio di Milano: “Il grande Sant’Ambrogio ha scritto un piccolo libro su questo episodio, si chiama Nabot, ci farà bene in questo tempo di Quaresima leggerlo, è molto bello e concreto”.
Proprio Ambrogio infatti ha utilizzato questo testo biblico per denunciare i soprusi e le violenze dei più ricchi del suo tempo sui poveri, e dei potenti sui deboli: “Non nacque un solo Acab – afferma il vescovo Ambrosio – ma ogni giorno Acab nasce e in questo mondo giammai muore”. “Non un solo Nabot fu ucciso. Ogni giorno Nabot è umiliato. Ogni giorno è calpestato”. Una storia “antica” ma sempre attuale che ci interroga sul nostro cammino di fede, ci fa riflettere sul nostro peccato e sulla infinita misericordia di Dio.
Il commento patristico di S. Ambrogio è stato pubblicato dalle edizioni San Paolo col titolo “Il prepotente e il Povero: la vigna di Nabot” (luglio 2013, 120 pp. Italiano con testo latino a fronte) come primo numero della collana economica Vetera sed Nova, una collana di testi patristici utili per il cammino spirituale dell’uomo contemporaneo.