Cosa c’è dietro questa pratica di passarsi impasti di farina?Caro direttore, una mia amica mi ha chiesto di preparare la “torta di padre Pio”. In pratica, è una moderna catena di sant’Antonio, solo che invece di passarsi i messaggi, ci si passano gli impasti di farina. Tra l’altro, realizzare questa delizia pasticcera richiede molto impegno, perché bisogna lavorare il composto per ben 10 giorni, alla fine dei quali parte della “pasta madre” va donata a tre persone, che a loro volta prepareranno la torta e consegneranno ad altri tre amici il composto…So che si tratta d una superstizione, però non riesco a spezzare questa catena. Secondo lei, che cosa devo fare?
Patrizia, Modena
La torta di cui parli, cara Patrizia, non ha nulla a che fare con padre Pio né con la fede. Penso che il santo di Pietrelcina sarebbe inorridito a vedervisi associato. Quindi se si interrompe la catena non ci saranno né disgrazie né guai. Come non ci saranno benefici particolari se si prepara la torta, se non forse quello di mangiare un dolce piacevole al palato. Di per sé preparare un piatto sulla base di una ricetta che ci si scambia tra amiche non è un male. L’importante è che tutto si fermi lì.
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Da quanto ho letto, invece, preparare questa torta può indurre a una mentalità magica e superstiziosa, anche perché farla assomiglia più a un rituale che a una ricetta. Tutte queste cose sono da rigettare. Quindi sforna la torta e gustala, se è buona, ma interrompi pure la catena. Inoltre non servono per forza dieci giorni per realizzarla, la si può mettere tranquillamente in frigo e si possono usare i contenitori e gli strumenti che si vogliono. La devozione a padre Pio e ai santi si manifesta in ben altri modi: con la preghiera rivolta a Dio per loro intercessione e con l’imitazione delle loro virtù.
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