Costantinopoli II: 553
Fu Giustiniano I, il più versato in teologia, tra gli imperatori romani, a convocare questo concilio, eppure per la condanna dell’origenismo (che fu recepita come condanna di Origene stesso, all’epoca morto da tre secoli!) si deve ricordare il Costantinopolitano II come una pagina buia della storia della Chiesa. Ciò per cui lo si ricorda con gratitudine, invece, è la condanna del monofisismo e dell’apollinarismo. Di che si tratta? Di due eresie cristologiche tipiche del milieu culturale d’Oriente, e da sempre poco familiari ai teologi occidentali (per i quali, come ho detto, quel poco di disputa recepita si era conclusa definitivamente a Calcedonia): la prima afferma genericamente che in Cristo la natura divina è tanto preponderante da annichilire, letteralmente, quella umana, la quale più che “assunta” si ritrova “assorbita e dissolta” nell’oceano della deità; la seconda individua un tentativo più circostanziato di delimitare la suddetta preponderanza (Apollinare di Laodicea, da cui l’eresia prende il nome, cercava di risolvere i problemi legati alla dualità delle nature affermando che la natura umana sussistesse, sì, ma priva delle facoltà dell’anima razionale, ovvero dell’anima stessa).
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