4 / 11
Calcedonia: 451 Fu il cuore dei “concili cristologici” dell’antichità, e quello che (almeno nell’Occidente latino) valse da conclusione di ogni disputa: il suo prologo è il concilio Efesino II (passato alla storia come “il sinodo dei ladroni”), in cui il patriarca alessandrino Dioscoro e l’imperatore Teodosio II fecero tanto per discostarsi dall’ombra di Nestorio che produssero una professione di fede cristologica monofisita (la natura umana veniva praticamente assorbita in quella divina). Il patriarca di Costantinopoli aveva prontamente scomunicato l’assise, al che i monofisiti vennero a prenderlo letteralmente a bastonate – il vecchio vescovo ne sarebbe morto di lì a pochi giorni. A lui s’indirizzava il bellissimo Tomus ad Flavianum di Papa Leone Magno, che gli efesini non vollero neppure leggere. Alla morte di Teodosio, però, sua sorella Pulcheria riprese in mano la causa dell’ortodossia: sposò un generale dell’esercito per legittimare la dinastia e convocò il nuovo concilio. Dioscoro e il monofisismo furono condannati, venne proposta l’equilibratissima formula del Tomus Leonis, che quindi stavolta venne letto, e pare che tutti acclamassero: «Pietro ha parlato per bocca di Leone!».
+