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Disobbedienza civile, Henry Thoreau, Lindau, 2020.
Un testo che torna di prepotente attualità, almeno per riflettere sul rapporto tra persona e Stato e sulla loro intrinseca irriducibilità. E sulle minacce a cui i nuovi totalitarismi ci espongono continuamente. In questo scritto del 1849, destinato a una lunga fortuna, la questione del rapporto tra Stato/comunità e individuo è affrontata a diversi livelli. Thoreau non può tacere il problema americano della schiavitù («Neppure per un istante posso riconoscere come mio governo un’organizzazione politica che è anche un governo schiavista»), ma la questione di fondo che pone è più generale e investe il rapporto del cittadino con qualunque Stato e in qualunque tempo: per il filosofo una legge ingiusta è una forma di violenza alla quale ci si deve ribellare, in modo pubblico e non violento. Proprio per questo Disobbedienza civile può essere considerato l’atto di nascita di quella forma di lotta politica che è la resistenza passiva.
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© Lindau