Gentilezza e belle parole, non solo la mattina del venticinque
A Natale, anzi soprattutto nel periodo che lo precede, non si guarda in faccia a nessuno. Non c’è tempo, andiamo di fretta, ci sono cose ovunque per accaparrarsi “cose” e “cibo”, che se finisce il cotechino per almeno quarantotto persone chi la sente nonna? E allora capita di sbuffare per le commesse che devono ascoltare quattro clienti esauriti contemporaneamente, andare da Zara e tirare capi alla rinfusa sui banconi come fossero spazzatura, tanto li ho trovati così e poi lo fanno tutti, capita di dimenticare di chiedere per favore, di dire grazie a chi ci sta servendo. I nostri figli ci guardano. Anche a Natale. E la gratitudine, la gentilezza, l’educazione non hanno stagione. Mettiamo al centro le persone, non le cose. Già prima del venticinque dicembre.
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