Il signor parroco ha dato di matto, J. Mercier, San Paolo, 2017.
Un libro che poteva essere una vera pizza e invece è uno spasso. La critica della ragion parrocchiale. Onesta, ficcante, senza sconti. Mai disperante: è vero le squisite bassezze che sappiamo esprimere quasi esclusivamente nel perimetro del sagrato e che riguardano di norma temi dogmatici di altissimo livello quali l’ardua decisione di dove collocare i vasi di azalee rimasti dal banchetto di solidarietà (per gente lontanissima, perché quella vicina è molto fastidiosa e non ispira granché di sentimenti fraterni) fanno cascare le braccia. Ne avessimo tre paia, di braccia, ci cascherebbero tutte. Siamo tutti così indaffarati ad organizzare, realizzare, fare, brigare che venisse Gesù Cristo in persona (in carne ed ossa intendo perché in persona Lui già c’è) lo scacceremmo in malo modo perché ci sarebbe d’impiccio. Ci vendesse almeno un paio di blocchetti di biglietti per la lotteria! Primo premio un tablet. Di qualche generazione fa. Ad un certo punto il parroco proprio non ce la fa più. E allora che fa?
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