5 / 10
Come non rallegrarsi della vittoria di questo Cristo, che passò per il mondo beneficando tutti (cf. At 10, 38) e predicando il Vangelo del Regno (cf. Mt 4, 24), in cui si è espressa tutta la pienezza della bontà redentrice di Dio? In essa l’uomo è stato chiamato alla più grande dignità. Come non rallegrarsi della vittoria di Colui, che così ingiustamente è stato condannato alla passione più terribile e alla morte sulla Croce; della vittoria di Colui che prima è stato flagellato, schiaffeggiato, imbrattato di sputi, con tanta inumana crudeltà? Come non rallegrarsi della rivelazione della potenza di Dio solo, della vittoria di questa potenza sul peccato e sull’accecamento degli uomini? Come non rallegrarsi della vittoria che riporta definitivamente il bene sul male? Ecco il Giorno che ha fatto il Signore! Ecco il Giorno dell’universale speranza. Il Giorno in cui intorno al Risorto si uniscono e si associano tutte le sofferenze umane, le delusioni, le umiliazioni, le croci, la dignità umana violata, la vita umana non rispettata, l’oppressione, la costrizione, tutte cose che gridano a voce alta: “Victimae paschali laudes immolent christiani” (“Alla vittima pasquale s’innalzi oggi il sacrificio di lode”). Il Risorto non si allontana da noi; il Risorto ritorna a noi: “Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede . . .” (Mc 16, 7). Egli viene ovunque, dove i più lo aspettano, dove più grande è la tristezza e lo spavento, dove più grandi sono la sfortuna e le lacrime. Egli viene per irradiare la luce della risurrezione su tutto ciò che è sottoposto al buio del peccato e della morte. MESSAGGIO URBI ET ORBI DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II, Domenica di Pasqua, 15 aprile 1979
+

© Fr Lawrence Lew / CC BY-NC 2.0