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Beata Elisabetta Canori Mora
Il suo matrimonio sembra un manuale di abusi e umiliazioni, il peggio che una donna e una moglie possano subire: queste esperienze non sono certo augurabili nè da imitare. Ciò che va invece ammirato e imitato è la sua fiducia totale in Dio e la perseveranza nell'amare il marito proprio mentre era meno amabile in assoluto, orientata al bene ultimo della salvezza sua e di chi le era affidato: il marito e le figlie innanzitutto ma anche i poveri e i malati di Roma. E' certa che non si possa correre a conclusioni affrettate, finché siamo vivi possiamo tornare all'amore di Dio e chiedere perdono a Lui e a chi abbiamo umiliato e vessato ingiustamente. La sua vita, per quanto dura, è stata lieta: sapeva di non essere sola, sapeva che Dio non l'avrebbe abbandonata e nemmeno il marito. Non era lui, il nemico; egli semmai era vittima del suo stesso peccato. La profezia che un giorno il marito avrebbe celebrato la messa per lei, infatti, si avverò perché dopo la morte di Elisabetta lui si convertì e divenne un sacerdote, grato alla moglie fino alla fine dei suoi giorni terreni (e per tutti quelli celesti!). [read_also art1="563160" /]
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