Nel tempo quaresimale – che è un “tempo forte” non perché ve ne siano di deboli bensì perché servono a riscoprire con forza le verità perenni della fede – la successione delle settimane scandisce un cammino chiaro e distinguibile, in cui il peso della domenica viene sottolineato. Benedetto XVI scrisse:
Ciò ha un suo preciso senso, perché costituisce una relativizzazione del lavoro, che viene finalizzato all'uomo: il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro. È facile intuire la tutela che da ciò viene offerta all'uomo stesso, che risulta così emancipato da una possibile forma di schiavitù. Come ho avuto modo di affermare, « il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell'uomo e per lo sviluppo della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell'umana dignità e al servizio del bene comune. Al tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita » (209). È nel giorno consacrato a Dio che l'uomo comprende il senso della sua esistenza ed anche dell'attività lavorativa.(210) (
Sacramentum Caritatis 74).
Parafrasando sant'Ambrogio, l'uomo è chiamato a diventare, acconsentendo alla grazia di Dio, quel diuturno sabato in cui il Signore stesso si riposa: mettere la celebrazione dell'eucaristia al centro della domenica e la domenica al principio della settimana aiuterà a informare di stile evangelico tutte le realtà secolari e simultaneamente a santificarsi nell'esercizio di lavori e professioni.