Opere di misericordia spirituale
Una delle più ricorrenti deformazioni delle opere di misericordia spirituale sta nel fatto che, praticandole, si è facilmente portati a sentirsi migliori degli altri:
• Consigliare i dubbiosi;
• Insegnare agli ignoranti;
• Ammonire i peccatori;
• Consolare gli afflitti;
• Perdonare le offese;
• Sopportare pazientemente le persone moleste;
• Pregare Dio per i vivi e per i morti,
sono tutte opere che sembrano implicare una qualche superiorità di chi le compie rispetto a chi ne è il destinatario, quasi che il destinatario sia alla fin fine una specie di complemento.
La Quaresima ci offre invece l'occasione per cogliere meglio di quanto abbiamo fatto finora il versante contemplativo di queste opere: «Se infatti noi, che siamo cattivi, siamo capaci di dare cose buone» (cf. Lc 11, 13) al nostro prossimo, lo siamo esclusivamente in quanto – e nella misura in cui – abbiamo accolto qualcosa di buono nei nostri confronti.
Così le opere di misericordia spirituale ci invitano a guardare gli altri con gli occhi di Dio, a considerare i loro limiti e perfino i loro vizi nella prospettiva di un Genitore tenero che «non guarda ai loro peccati in vista del pentimento» (cf. Sap 11, 23).
Si diventa più santi quando si attraggono gli altri a compiere i loro “piccoli passi possibili” (Chiara Corbella), ma ricordandoci sempre che già mille volte anche noi siamo stati oggetto di una pazienza incomparabilmente più grande.
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