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È tutto in comune ciò che appartiene agli amici
[…] Se questo proverbio fosse così saldo nell'animo umano come lo è sulla bocca di tutti, la nostra vita sarebbe alleggerita dalla maggior parte dei mali. Da questo adagio Socrate inferiva che tutto appartiene agli uomini buoni, proprio come agli dèi. «Tutto – dice – appartiene agli dèi. Gli uomini buoni sono amici degli dèi e tutto ciò che appartiene agli amici è in comune tra di loro. Dunque tutto appartiene agli uomini» [Diog. Laert. 6,72]. Nell'reste Euripide [735] dice: «Tra gli amici è tutto in comune». Lo stesso nelle Fenicie [243]: «Ogni dolore viene condiviso tra amici». E nell'Andromaca [376 s.]: «Tra veri amici non c'è proprietà personale, / ma tutti i loro beni sono in comune». Terenzio ne I due fratelli [803 s.]: «È proprio antico questo detto, che tutti i beni degli amici sono in comune fra di loro». Si ha ragione di credere che l'espressione comparisse anche nell'originale menandreo [fr. 10 Körte]. Cicerone nel primo libro de I doveri [1,51] dice: «Come recita il proverbio greco, tutti i beni degli amici sono in comune». La citazione si trova anche nell'ottavo libro dell'Etica Nicomachea di Aristotele [1159 b 31] e nel quinto delle Leggi di Platone [739 c]. […] Erasmo, Adagia 1 (pp. 72-73)
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