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Santa Rosa Venerini

Vergine e fondatrice

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Rosa Venerini nasce a Viterbo il 9 febbraio 1656, crebbe in una famiglia aperta ai problemi sociali e attenta allo sviluppo della persona attraverso la formazione religiosa e culturale. Il padre, Goffredo Venerini, era medico all’Ospedale Grande della città dove si distinse nell’epidemia di peste che colpì il Lazio nel 1657. La madre, Marzia Zampichetti, fu la maestra sapiente dei quattro figli.

Rosa fu dotata dalla natura di intelligenza e di sensibilità umana non comuni. L’educazione ricevuta in famiglia le permise di sviluppare i numerosi talenti di mente e di cuore e di formarsi a saldi principi cristiani. All’età di sette anni, secondo il suo primo biografo, P. Girolamo Andreucci S.J., fece voto di consacrare a Dio la sua vita. Durante la prima giovinezza, nel 1672, visse il conflitto tra le attrattive del mondo (la simpatia per un giovane che però morì in circostanze misteriose) e la promessa fatta a Dio. Superò la crisi con la preghiera fiduciosa e la mortificazione.

Il 21 novembre 1676, accompagnata dal padre, entra nel monastero domenicano di Santa Caterina di Viterbo, dove,  accanto alla zia Anna Cecilia, imparò ad ascoltare Dio nel silenzio e nella meditazione. Rimase nel monastero pochi mesi perché la morte prematura del padre la costrinse, il 29 gennaio 1677, a tornare accanto alla mamma sofferente.

Negli anni immediatamente successivi Rosa dovette farsi carico di avvenimenti gravi per la sua famiglia: nel 1680, a soli 27 anni di età, morì il fratello Domenico e, pochi mesi dopo, lo seguì la madre che non resse al dolore. Nel frattempo mla sorella, Maria Maddalena, si era sposata. Rimanevano in casa soltanto Orazio e Rosa che aveva ormai 24 anni.

Spinta dal desiderio di fare qualcosa di grande per Dio, nel maggio del 1684, Rosa iniziò a radunare nella propria abitazione le fanciulle e le donne del vicinato per la recita del Rosario e per insegnare il catechismo. Rosa seppe interpretare i problemi più scottanti della società del tempo, specie riguardo l’emarginazione della donna che era praticamente esclusa dai mezzi culturali indispensabili per la sua realizzazione umana e spirituale.

Il 30 agosto 1685, con l’approvazione del Vescovo di Viterbo, Card. Urbano Sacchetti e la collaborazione di due Compagne, Gerolama Coluzzelli e Porzia Bacci, Rosa lasciò la casa paterna per dare inizio alla sua prima scuola, progettata secondo un disegno originale che aveva maturato nella preghiera e nella ricerca della volontà di Dio.

Aveva inizio la prima scuola pubblica femminile italiana. Era una scuola gratuita che segnò una tappa per il cammino di civiltà non solo per l’Italia ma anche per l’Europa.

La Venerini, dalla prima fondazione, lavorò senza concedersi un attimo di riposo. Era riuscita a spezzare il muro secolare di omertà dietro il quale prosperava l’ignoranza e la degradazione. Rosa voleva la realizzazione della persona in tutta la sua umanità e spiritualità, guidare una donna alla consapevolezza della sua dignità di creatura partecipe della redenzione portata da Cristo a tutti gli uomini.

Alla sua prima scuola seguirono:

– tra il 1692 e il 1694, le 10 scuole Pie nella diocesi di Montefiascone;

– nel 1699 la scuola di Oriolo Romano con la benedizione dei principi Altieri;

– nel 1708 una scuola a Frascati su richiesta del padre gesuita Antonio Baldinucci;

– nel 1713, soltanto, Rosa, assieme a Chiara Candelari, Lucia Coluzzelli, Margherita Casali e Virginia detta la “Santa Girandola” poté aprire la prima scuola Venerini a Roma, con sede in p.za S. Marco, nei pressi della chiesa del Gesù e dell’Aracœli.

La certezza di aver imboccato la strada giusta giunse a Rosa direttamente da Pp Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 1700-1721) che il 24 ottobre 1716, accompagnato da otto Cardinali, volle assistere alle lezioni. Meravigliato e compiaciuto, alla fine della mattinata, si rivolse alla Fondatrice con queste parole: “Signora, Rosa, voi fate quello che Noi non possiamo fare, Noi molto vi ringraziamo perché con queste scuole santificherete Roma”.

Da quel momento, Governatori e Cardinali chiesero le scuole per le loro terre. L’impegno della Fondatrice diventò intenso, fatto di peregrinazioni e di fatiche per la formazione delle nuove comunità, intessuto di gioie e di sacrifici. Dove sorgeva una nuova scuola, in breve si notava un risanamento morale della gioventù.

Rosa Venerini muore santamente nella scuola di S. Marco in Roma, la sera del 7 maggio 1728.

Aveva aperto più di 40 scuole.

Fu dichiarata Beata dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) il 4 maggio 1952 nella Basilica di S. Pietro e iscritta nell’albo dei santi da Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger, 2005-2013) il 15 ottobre 2006, in piazza S. Pietro.

Educare per salvare è diventato il motto che sospinge le Maestre Pie Venerini a continuare l’Opera del Signore, voluta dalla loro Fondatrice, e ad irradiare nel mondo il carisma della Santa Madre: liberare dall’ignoranza e dal male perché sia visibile il progetto di Dio di cui ogni persona è portatrice.

È questa la magnifica eredità che Rosa Venerini ha lasciato alle sue Figlie. Ovunque, in Italia come in altri Paesi, le Maestre Pie Venerini cercano di vivere e di trasmettere l’ansia apostolica della loro Madre privilegiando i più poveri.

La Congregazione, dopo aver dato il suo contributo a favore degli Italiani emigrati negli Stati Uniti, fin dal 1909, e in Svizzera dal 1971 al 1985, ha esteso la sua attività apostolica in altri Paesi: in India, in Brasile, in Camerun, in Romania, in Albania, in Cile, in Venezuela e in Nigeria.

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