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San Marciano di Siracusa

Vescovo e Martire

MARCIAN OF SYRACUSE

Amercader CC

Mosè è una delle più grandi figure di profeta e legislatore del popolo ebraico. Si possono scrivere interi volumi riguardanti la sua storia personale e quella degli ebrei; come pure per tutta la sua opera di condottiero, profeta, guida e legislatore del suo popolo ma, dato lo spazio ristretto, bisogna citare solo i passi salienti della sua vita.

Visse 120 anni, nel XIV-XIII secolo a. C. e gli ultimi 40 anni della sua vita li dedicò interamente al servizio di Iahweh e di Israele; fu la più elevata figura del Vecchio Testamento e uno dei più grandi geni religiosi di tutti i secoli.

Mosé nacque durante il periodo più tormentato della persecuzione egiziana contro gli israeliti, sotto il faraone Thutmose III, quando “ogni neonato ebreo, doveva essere gettato nel Nilo“. Era il terzogenito dopo Maria ed Aronne e apparteneva alla tribù di Levi che, dopo averlo tenuto nascosto per tre mesi, lo depose in un cesto di papiro, spalmato di pece e deposto fra i giunchi della sponda del fiume, mentre la sorella da lontano, controllava.

La figlia del faraone, scese al fiume per bagnarsi e notò il bambino, intenerita lo raccolse e a questo punto la sorella Maria, esce allo scoperto chiedendo se avevano bisogno di una nutrice per allattarlo e propose Iochabed sua madre, la principessa accettò e quindi il bambino fu ridato, senza saperlo, alla madre naturale che lo allattò, portandolo poi alla corte alla figlia del Faraone, che lo allevò come un figlio dandogli il nome di Mosé (in egiziano: ragazzo, figlio).

Il ragazzo ebreo ricevé un’educazione culturale perfetta alla corte egizia ma, verso i 40 anni, fuggì da essa a seguito dell’omicidio di un egiziano che percuoteva selvaggiamente uno schiavo israelita.

Si ritirò nel paese di Madian dove sposò Sefòra, figlia del sacerdote locale. Nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e, tornato in Egitto, affrontò il faraone chiedendo la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù; questi accoglierà la sua proposta a seguito delle “dieci piaghe“, ultima delle quali la morte dei primogeniti egiziani.

Accampatosi con i suoi nei pressi del mar Rosso, Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l’esercito faraonico corso ad inseguirli. Dopo tre mesi arrivano alle falde del Sinai, dove Mosè salito sul monte riceve le Tavole dell’Alleanza, l’avvenimento più importante e decisivo della storia d’Israele; esse sono la costituzione e la sanzione dell’alleanza fra Iahweh e la nazione d’Israele. Mosè vi appare in una grandezza sovrumana, in intima familiarità con Dio; quando Aronne e i suoi lo rivedono scendere dal monte con il Decalogo il suo volto irraggia l’eterna luce, riflesso dello splendore divino, e hanno addirittura timore di avvicinarlo.

Ma mentre Mosè era sul monte, il suo popolo, nell’attesa prolungata, cedette alla tendenza idolatrica costruendo un vitello d’oro e abbandonandosi a festini, ubriachezze e immoralità. Dio manifesta a Mosè che dopo tale tradimento vuole distruggere gli ebrei e costituirlo capostipite di una nuova stirpe. Ma Mosè rifiuta, intercedendo per loro e ottenendo il perdono dalla sua infinita misericordia.

Un anno dopo, gli ebrei già dimentichi del perdono ricevuto, minacciano Mosè di lapidarlo, perché gli esploratori ritornati dalla terra di Canaan, avevano parlato di enormi difficoltà di vita, quindi alla loro guida rimproveravano di averli portati a morire nel deserto, era meglio ritornare in Egitto. Ancora una volta Dio vuole punire questo popolo ingrato e Mosè intercede di nuovo, ma Dio stabilirà che la generazione dell’esodo non entrerà nella Terra promessa, tutti moriranno nel deserto, dove vagheranno per 38 anni.

E con questo popolo recalcitrante e indocile, Mosè convive cercando di portarlo al monoteismo, formulando nell’oasi di Cadesh, sotto la tenda-santuario, tutta una legislazione, da dare come guida ad un popolo in formazione. Passati 40 anni si riprese la migrazione nel deserto e la nuova generazione non sembrava meno ostile della precedente, ribellandosi per quel cammino senza fine, ma anche senza la loro fede.

Dio, a Mosè ed Aronne prostrati che invocano il suo aiuto, dice di percuotere con il bastone una roccia e Mosè, radunato il popolo per rincuorarli, percuote due volte la roccia e l’acqua sgorga in abbondanza. Il percuotere due volte sembra un momento d’incertezza e dubbio da parte di Mosè ed Aronne, per cui Dio dice che giacché non avevano avuto piena fede in Lui, non avrebbero avuto il compito di introdurre il popolo nella terra promessa.

Infatti, dopo aver conquistato la Transgiordania e ripartito il territorio alle varie tribù, Mosè trasmette la sua autorità a Giosuè, quindi sul monte Nebo, contempla da lontano la “terra promessa” e con tale visione muore.

Mosé è considerato una figura fondamentale nell’Ebraismo, del Cristianesimo, dell’Islam e di molte altre religioni. Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che ricevette la legge divina da Cristo rinnovata, per gli islamici uno dei maggiori predecessori di Maometto. La sua storia è narrata, oltre che nelle Sacre Scritture, anche nel Midrash, nel De Vita Mosis di Filone di Alessandria, nei testi di Giuseppe Flavio.

I libri del Pentateuco, definiti anche “libri di Mosè“, poiché, secondo gli antichi, scritti da lui, hanno, escluso la Genesi, il profeta come protagonista:
– Esodo: narra l’oppressione del popolo israelita, la successiva persecuzione dei  nascituri voluta dal faraone, il concepimento e la salvezza di Mosè, allevato dalla figlia del sovrano e divenuto profeta a seguito della chiamata divina. Descrive lo scontro col faraone, le piaghe d’Egitto e l’esodo attraverso il mar Rosso, concludendosi con la Legge sul monte Sinai e le varie norme di vita comunitaria.
– Levitico: non narra episodi della vita di Mosè ma questi è comunque protagonista del libro, a lui Dio affida le norme riguardanti i rituali, i sacrifici e le varie cerimonie.
– Numeri: riprende il filo della storia interrotto dal Levitico, descrivendo il cammino di Israele nel deserto che lo separava dalla terra promessa, a partire dal monte Sinai fino alle soglie di Canaan.
Deuteronomio: presenta tre discorsi di Mosè, il quale, prima di morire, ricorda al popolo gli avvenimenti passati e riprende con accenti nuovi la legge già definita nell’Esodo. Il libro si conclude con il racconto della successione di Giosuè e della morte del profeta sul monte Nebo.

Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI:
>>> Mosé
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