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Sant'Isidoro

Contadino

ISIDORE THE FARMER

Wolfgang Sauber CC

Isidoro nasce a Madrid intorno al 1070 da una poverissima famiglia di contadini. Orfano del padre fin da piccolo, va a lavorare la terra sotto padrone, nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra, cerca rifugio e lavoro più verso nord, a Torrelaguna. E vi trova anche moglie: Maria Toribia, contadina come lui.

Isidoro è un credente schietto, non sa né leggere né scrivere, ma sa parlare con Dio. Si alza ogni mattina al canto del gallo per partecipare alla Messa mattutina e durante la giornata lo si vede spesso appartato in preghiera. Questo gli tira addosso le accuse di altri salariati: ha poca voglia di lavorare, perde tempo, sfrutta le nostre fatiche. È già accaduto agli inizi, nelle campagne di Madrid; poi continua a Torrelaguna, e più tardi a Madrid ancora, quando lui vi ritorna. A queste accuse Isidoro non si ribella, ma neppure si piega. Il padrone è preoccupato, non si fida di lui? E allora sorvegli, controlli, verifichi i risultati del suo lavoro… E questo fa appunto il padrone, scoprendo che Isidoro ha sì perso tempo inginocchiandosi ogni tanto a pregare, ma che alla sera aveva mietuto la stessa quantità di grano degli altri. È così al tempo dell’aratura: tanta orazione pure lì, ma a fine giornata tutta la sua parte di terra era dissodata.

Juan de Vargas si chiama questo proprietario, che dapprima tiene d’occhio Isidoro con diffidenza; ma alla fine, toccata con mano la sua onestà, arriva a dire che quei risultati non si spiegano solo con la capacità di lavoro; ci sono anche degli interventi soprannaturali: avvengono miracoli, insomma, sulle sue terre.

E altri diffondono via via la voce: in tempo di mietitura, il grano raccolto da Isidoro veniva prodigiosamente moltiplicato. Durante l’aratura, mentre lui pregava in ginocchio, gli angeli lavoravano al posto suo con l’aratro e con i buoi. Così il bracciante malvisto diventa l’uomo di fiducia del padrone, porta a casa più soldi e li divide tra i poveri. Né lui né sua moglie cambiano vita: è intorno a loro e grazie a loro che la povera gente incomincia a vivere un po’ meglio. Nel tempo delle epiche gesta di tanti conquistatori, le imprese di Isidoro sono queste, fino alla morte.

A volte certi suoi atti fanno pensare a S. Francesco d’Assisi. Per esempio, quando d’inverno si preoccupa per gli uccelli affamati: e per loro, andando al mulino con un sacco di grano, ne sparge i chicchi a grandi manciate sulla neve; ma quando arriva al mulino, il sacco è di nuovo prodigiosamente pieno.

Isidoro e la moglie Maria Toribia (proclamata beata da Pp Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli, nel 1697) avanzano entrambi sulla strada della perfezione, sostenendosi a vicenda e aiutandosi anche a sopportare i dolori della vita, come quello cocente della morte in tenerissima età del loro unico figlio.

Lavorare, pregare, donare: le gesta d’Isidoro sono tutte qui e, dopo la sua morte avvenuta nel 1130, lo rendono famoso come Alfonso il Bravo e come El Cid Campeador.

Lo seppelliscono senza particolari onori nel cimitero di Sant’Andrea, ma anche da quel campo egli continua a “fare la carità”, dispensando grazie e favori a chi lo invoca, al punto che quarant’anni dopo devono, a furor di popolo, esumare il suo corpo incorrotto e portarlo in chiesa. A canonizzarlo, però, nessuno ci pensa. Ci vuole un grosso miracolo, cinque secoli dopo, in favore del re Filippo II a sbloccare la situazione.

Il 25 maggio 1622 Pp Gregorio XV (Alessandro Ludovisi, 1621-1623) gli concede la gloria degli altari insieme a quattro “grossi” santi (Filippo Neri, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio) in mezzo ai quali, qui in terra, l’illetterato contadino si sarebbe sentito un po’ a disagio.

Le reliquie sono conservate nella Cattedrale di Madrid di cui è il compatrono.

Sant’Isidoro è Patrono, fra l’altro, degli agricoltori e dei contadini; protettore dei campi e dei raccolti.

Significato del nome Isidoro : “dono di Iside” (greco).

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