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Santa Caterina da Genova

Vedova e Mistica

WEB-SAINT-SEP 12-CATHERINE OF GENOA Public Domain

Caterina, o “Madonna Caterinetta” come affettuosamente veniva chiamata nella sua città, è stata una donna straordinaria non solo per la sua bellezza, ma specialmente per il coraggio dimostrato nel curare gli incurabili, i rifiuti della società genovese. Caterina fu anche una grande mistica, arricchita da speciali rivelazioni da parte di Dio. La situazione politico religiosa e sociale dell’Italia del fine ‘400 e del ‘500 non era una delle più felici. Dal punto di vista religioso si sentiva l’urgenza di una riforma della Chiesa, specialmente di una parte di essa, cioè del clero. Papi, cardinali e vescovi spesso erano più politici, mercanti o affaristi che pastori d’anime. Si stava preparando ed era già in arrivo il ciclone Lutero (1483-1546), che avrebbe cercato la riforma della Chiesa, a suo modo, lacerando profondamente la cristianità europea, fino alla nascita della Chiesa protestante. Anche Caterina voleva la riforma della Chiesa, ma cominciò dal basso, con la propria carità, la preghiera e l’eroismo dimostrato nel lavoro all’ospedale di Genova. Qui, ella non rifiutò i più umili servizi dedicandosi a lenire le sofferenze dell’anima. Convinta che la vita spirituale dovesse cominciare dall’abbandono dell’amore proprio e dell’orgoglio. Una riforma perseguita con la testimonianza e con la propria santità; senza dividere la Chiesa.

Nel 1494-95 l’esercito del re francese Carlo VIII ha percorso l’Italia e la triste eredità del passaggio del suo esercito in Italia fu, oltre ai soliti saccheggi, il cosiddetto “morbo gallico” (o sifilide), un male terribile, una vera epidemia, che fece strage specialmente tra le classi sociali povere. I malati ricchi chiamano i medici in casa, quelli poveri muoiono per le strade, nei fossi senza cure e assistenza.

A Genova, nel 1497, emerge un gruppo che si dedica a questi scarti umani, li accoglie, li nutre, li cura. Animatrice: una signora di rango, Caterina Fieschi  moglie del giovane Giuliano Adorno. Fu proprio nel fronteggiare questo disastro sociale che emerse la grandezza morale e la santità di Caterina.

Caterina nasce a Genova il 5 aprile 1447. Faceva parte del nobile casato dei Fieschi: il padre era Giacomo Fieschi, patrizio genovese, nipote di Pp Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, 1243-1254) e Viceré di Napoli; la madre fu Francesca di Negro.

Era ancora una fanciulla quando sentiva molto forte l’attrattiva alla preghiera. Caterina per la sua avvenenza non passava inosservata: era anche intelligente e di carattere forte. Essendo di famiglia nobile ebbe la possibilità di essere istruita nelle lettere, ma non divenne una umanista; più che l’amore ai classici sentiva l’attrazione verso i mistici. A tredici anni, perciò, chiese di entrare nel monastero e diventare suora agostiniana, ma l’età, l’opposizione della famiglia e dei parenti lo impedirono.

In seguito Caterina fu indotta a pronunciare il fatidico sì  il 13gennaio 1463 quando aveva appena16 anni: era chiaramente un matrimonio “politico” che curava gli interessi delle famiglie dei Fieschi e Adorno. Non si pensava minimamente alla volontà ed alla felicità della ragazza. Lo sposo, del resto, era un uomo violento, brutale, dissoluto, dissipatore delle ricchezze, senza freni e senza regole e non aveva alcuna attenzione e rispetto per la moglie, anche se giovane e bella. Furono 5 anni di autentica sofferenza per lei, passati in una desolante solitudine dentro una ricca, bella e grande casa. Dopo questi anni, dietro suggerimento di alcune amiche, anche Caterina assaggiò un po’ la vita “mondana” della Genova bene.

Ed ecco la conversione totale, che avvenne il 20 marzo 1463, davanti al Cristo crocifisso. Aveva capito in un istante che “Dio è Amore”, e che questo Amore si era manifestato pienamente in Cristo e, particolarmente, nella sua passione e morte. Caterina ebbe così una di quelle estasi o rapimenti mistici che si ripeteranno anche in seguito. Primo effetto di questa conversione fu: la conversione del marito Giuliano che entrò nei Terziari Francescani. Insieme e di comune accordo, lasciarono la loro grande casa e si ritirarono in una, molto più modesta, vicino all’ospedale di Pammatone dove, sempre insieme, si diedero al servizio dei malati. Servizio che per lei durò più di 30 anni dirigendo l’impegno dei collaboratori verso un obiettivo preciso: vivere l’esperienza dell’amore di Dio andando dai più infelici e disprezzati. Fu anche nominata, lei donna, rettore dell’ospedale, che ella amministrò non solo con slancio di amore ma anche con grande ed intelligente efficienza. Infatti, cambia l’organizzazione nell’ospedale cercando il meglio tra medici e cure ma partendo sempre dall’idea di Dio-Amore: quest’amore che va trasmesso subito a tutti, cominciando dai disperati in ogni necessità. Bisogna “piantare in li cori nostri il divino amore, cioè la carità” diceva spesso.

Questo è l’insegnamento di Caterina, dispensato e vissuto fino alla morte. Lei era anche una donna mistica ma questo fatto non l’alienava dalla realtà quotidiana e misera della condizione umana di quei poveracci.

Particolarmente esemplare fu il suo impegno coraggioso e totale nel curare gli appestati del 1493. Un fatto destò la meraviglia dello stesso Lutero in visita a Genova: Caterina non era la sola a praticare con tanto eroismo l’amore al prossimo. Anche questo era un contributo alla rivitalizzazione della vita cristiana. Dietro suo impulso, Ettore Vernazza, un laico notaio e umanista, fondò la Fraternità del Divino Amore, composta di clero e laici, tutti accomunati dall’unico fine di vivere dell’Amore di Dio e farlo conoscere nella testimonianza quotidiana, particolarmente verso i poveri e gli ammalati. Un’associazione, questa, che servirà da modello anche ad altre in seguito.

La vita eroica e di servizio totale di Caterina non passava certo inosservata. Molte altre persone, attratte da lei, le chiedevano una guida spirituale per camminare nella via del Signore. E così nei convegni spirituali di Pammatone, Caterina effondeva in preziosi ammaestramenti quello che guidava il suo cuore e la sua azione: l’Amore di Dio. Le esperienze mistiche che aveva le traduceva, come poteva, in parole di sostegno spirituale agli altri.

I suoi insegnamenti ci sono stati trasmessi anche con due opere: “Dialogo spirituale”, una specie di autobiografia in cui descrive il proprio cammino spirituale, e >>> “Il trattato del Purgatorio: qui ci parla, con un linguaggio semplice della terribile serietà delle sofferenze delle anime per purificarsi e prepararsi all’incontro con Dio. È l’Amore di Dio che sostiene queste anime, e la certezza di vederlo che le aiuta pur nel dolore. È un’opera di densa teologia, studiata e ammirata da vari esperti del settore.

Questo le fece meritare il titolo di Dottoressa del Purgatorio. Alla base del suo insegnamento spirituale, valido anche oggi, Caterina pone la lotta all’amor proprio. Dio deve essere amato per se stesso, non per i suoi doni e grazie. Ed il fine della vita spirituale è proprio arrivare ad amare Dio solo per amore di Dio. Condizione indispensabile, però, è spogliarsi dell’amor proprio, perché può impadronirsi del cuore e della mente dell’uomo fino a diventare il vero motore del proprio pensare ed agire, escludendo così Dio dal proprio orizzonte di valori guida. A questa purificazione del nostro io, cresciuto troppo a scapito di Dio, servono le sofferenze che Dio stesso permette che abbiamo, in questa vita e nel Purgatorio. E Caterina di sofferenze ne ebbe veramente tante: il suo io era completamente purificato nell’amore completo e totale di Dio, attraverso i servizi più umili ai malati.

Già verso la fine, Caterina si ammala anche di peste curando una malata.“Misteriosa malattia” che la scienza del tempo non riusciva a capire. Lei rimase sempre serena e tranquilla, totalmente e fiduciosamente nelle mani di Dio; la morte, d’altra parte, non le faceva certo paura.

E la morte “dolce e soave e bella” arriva il 15 settembre 1510 a 63 anni; venne sepolta a Genova, nella chiesa della SS. Annunziata di Portoria.

Beatificata da Pp Clemente X (Emilio Altieri, 1670-1676) il 6 aprile del 1675, è stata canonizzata il 23 aprile 1737 da Pp Clemente XII (Lorenzo Corsini, 1730-1740), in seguito, proclamata patrona e protettrice di Genova.

Significato del nome Caterina: “donna pura” (greco).

Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI:
>>> Santa Caterina da Genova
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