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Sant'Ambrogio

Vescovo, Padre e Dottore della Chiesa

SAINT AMBROSE

Steve estvanik | Shutterstock

Secondo il nuovo Calendario la memoria di Aurelio Ambrogio, meglio conosciuto come S. Ambrogio, è obbligatoria per tutta la Chiesa ed è particolarmente solenne a Milano, che in questo giorno onora il suo grande Vescovo e amatissimo Patrono.

In dialetto milanese viene chiamato sant Ambroeus (grafia classica) o sant Ambrös (entrambi pronunciati “sant’Ambrœs).

Aurelio Ambrogio, membro di due importanti famiglie senatorie romane (la famiglia Aureliana, da parte materna, la famiglia Simmaco, da parte paterna), nacque nel 339 a Treviri, dove il padre era prefetto del pretorio per la Gallia e, essendo destinato alla carriera amministrativa, frequentò le migliori scuole di Roma.

Nel 370, dopo cinque anni di magistratura a Sirmio, fu incaricato quale governatore della Liguria, poi dell’Emilia e, infine, giunse a Milano come governatore dell’Italia settentrionale. La sua abilità di funzionario nel dirimere pacificamente i forti contrasti tra ariani e cattolici, gli valse un largo apprezzamento da parte delle due fazioni.

Nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio di Milano, Ambrogio fu acclamato vescovo,a furor di popolo, anche se non aveva ancora ricevuto il battesimo. Dopo la conferma della carica da parte dell’imperatore Flavio Valentiniano, nel giro di una settimana, Ambrogio fu battezzato e ricevette il cappello episcopale.

Subito dopo la consacrazione episcopale, “Tolto dai tribunali e dall’amministrazione pubblica– dirà il nuovo Vescovo –per passare all’episcopato, ho dovuto cominciare ad insegnare quello che non avevo mai imparato”.Si diede perciò alla lettura dei Libri sacri, poi studiò i Padri della Chiesa e i Dottori. L’opera di Ambrogio fu così vasta, profonda ed importante che difficilmente può essere riassunta. Basta dire che fu considerato quasi un secondo Papa, in un’epoca nella quale certo non mancarono alla Chiesa grandi figure di Vescovi. Ambrogio, però, appariva più alto di tutti per la sua opera apostolica, benché fosse piccolo e delicato nel fisico.

Egli, che veniva dalla carriera dei dignitari imperiali, sostenne dinanzi all’Imperatore, non solo i diritti della Chiesa, ma l’autorità dei suoi pastori. “Sono i Vescovi che devono giudicare i laici, e non il contrario” diceva, e tra i laici metteva, per primo, l’imperatore Teodosio al quale impose una pubblica penitenza che dovette scontare da ottobre a Natale per essere ammesso ai Sacramenti. Un’altra massima di Ambrogio era : “L’Imperatore è nella Chiesa, non al disopra della Chiesa”.

Egli era una persona che credeva fermamente nel suo operato:

  • La sua porta era sempre aperta, e si prodigava senza tregua per il bene dei cittadini affidati alle sue cure.
  • Si batté strenuamente contro l’arianesimo, giungendo a colpi di mano per occupare le chiese di Milano. La corte imperiale di Milano era apertamente schierata con gli ariani.
  • Introdusse il canto nella liturgia, e ancor oggi a Milano vi è l’unica scuola che tramanda nei millenni questo antico canto.
  • A lui si deve la conversione di Agostino, che era venuto a Milano per insegnare retorica: Ambrogio e Agostino sono due dei quattro dottori della Chiesa cattolica antica.
  • Fu fautore della supremazia del vescovo di Roma, contro altri vescovi che lo ritenevano un vescovo come un altro: da lì a poco il vescovo di Roma assumerà il titolo di Papa.

Accanto a queste vicende storiche vi sono delle famose leggende miracolistiche, come quella secondo cui Ambrogio, camminando per Milano, trovò un fabbro che non riusciva a piegare il morso di un cavallo: in quel morso Ambrogio riconobbe uno dei chiodi con cui venne crocifisso Cristo. Dopo vari passaggi un “chiodo della crocefissione” è tutt’ora appeso nel Duomo di Milano, a grande altezza, sopra l’altare maggiore.

Ambrogio introdusse nella chiesa occidentale molti elementi tratti dalle liturgie orientali, in particolare canti e inni. Si attribuisce ad Ambrogio l’inno  “Te lucis ante”, ma la questione è controversa. Le riforme liturgiche furono continuate nella diocesi di Milano anche dai successori e formarono il Rito Ambrosiano  sopravvissuto alle unificazioni dei riti di Pp S. Gregorio I, Magno, 590-604) e del Concilio di Trento.

Per Rito Ambrosiano non si definisce solo la liturgia della chiesa cattolica che fa riferimento al santo, ma anche un preciso modo di cantare durante la liturgia. Esso viene indicato con il nome di canto ambrosiano ed è caratterizzato dal canto di inni, cioè di nuove composizioni poetiche in versi, distinte dai salmi, che vengono cantate da tutti i partecipanti al rito, a differenza di quanto avveniva per i salmi, solitamente cantati da un solista o da un gruppo di coristi. Esso viene invece cantato da tutti i partecipanti, in cori alternati, normalmente tra donne e uomini, ma in altri casi tra giovani e anziani o anche tra fanciulli e adulti. Alcuni di questi inni sono stati sicuramente composti da Ambrogio: la certezza viene dal fatto che a menzionarle è S. Agostino,che fu suo discepolo.

Ambrogio muore a Milano nella notte fra il 3 e il 4 aprile del 397.

La Chiesa Cattolica venera la memoria il 7 dicembre, giorno anniversario dell’ordinazione episcopale avvenuta nel 374, mentre la Chiesa ortodossa celebra la festa il 20 dicembre.

È patrono degli apicoltori, dei Vescovi, della Lombardia e delle città di Milano e Vigevano.

Significato del nome Ambrogio : “immortale” (greco).

Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI:
>>> Sant’Ambrogio
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