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Giovanna d'Arco

Vergine e Martire

JEANNE D'ARC

ReflectedLight I Shutterstock

Giovanna, al secolo Jeanne d’Arc, nasce a Domremy, nella Lorena in Francia, il 6 gennaio del 1412 da Jacques e Isabelle. Lo straordinario nella sua vita fino a tredici anni fu l’assoluta normalità. I suoi compaesani nelle testimonianze ripeteranno fino alla monotonia che Jannette era una come le altre. Le sue occupazioni erano le solite, molto banali e ordinarie: aiutava il padre nella campagna all’aratro, qualche volta governava gli animali nei campi, faceva tutti i lavori femminili comuni. La sua istruzione religiosa le venne dalla madre. Lei stessa affermò: “Mia madre mi ha insegnato il Pater Noster, l’Ave Maria, il Credo. Nessun altro, all’infuori di mia madre mi ha insegnato la mia fede”. Anche questo nella norma.

Giovanna è un’eroina nella storia francese (“Non c’è storia più francese della sua”- aveva scritto il card. Etchegaray), vittima della politica imperialista degli inglesi. Ha scritto ancora il card. Etchegaray: “Se è vero che Giovanna d’Arco è santa non è certo perché ha salvato la Francia, né tantomeno perché è salita sul rogo, che la Chiesa non ha mai riconosciuto come martirio, ma semplicemente perché tutta la sua vita sembra essere in perfetta adesione a quella che lei afferma essere la volontà di Dio. Quello che lei fa, è ciò che Dio vuole e unicamente questo”.

“Poiché era Dio ad ordinarlo” – dichiarò con forza – “anche se avessi avuto cento padri e cento madri anche se fossi stata figlia di re, sarei partita ”.

La sua vita spirituale si nutriva dei “soliti mezzi” predicati dalla Chiesa in tanti secoli: pregava, andava in chiesa per la messa alla domenica, si confessava spesso, e faceva il proprio dovere bene e volentieri, nell’amore di Dio. C’è un altro elemento speciale nella santità di Giovanna: una parolina che torna insistente nelle testimonianze delle persone che le hanno vissuto vicino per anni. È l’avverbio “libenter” cioè “volentieri”, che il cancelliere incaricato di redigere i verbali riferì spesso. Tutto quello che Giovanna faceva, dissero i compaesani, lo faceva “volentieri”: volentieri filava, volentieri cuciva, volentieri faceva gli altri lavori di casa. Non solo, volentieri si recava in chiesa a pregare, quando suonavano le campane, e trovava così conforto nella confessione e nella Eucarestia.

Così aveva commentato Regine Pernoud, storica francese medioevalista : “Con questa tanto semplice “libenter”, quella povera gente ci ha forse messo nelle mani i lineamenti più preziosi di Giovanna”. In lei si aveva quindi, nelle azioni quotidiane, il riverbero della sua fede semplice, ma che produceva la santità.

A tredici anni, dunque, raccontò ai genitori: “Spesso sento voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia…”. Jacques e Isabelle non ci badarono più di tanto, dando le solite e sincere esortazioni. Invece a 17 anni c’è molto di più: “Le “voci” mi comandano di liberare la Francia”. Il padre non solo non le credette ma si infuriò; Giovanna scappò di casa, passando per matta. Ma quando predisse esattamente una sconfitta francese, i nobili della zona le credettero e la condussero dal re Carlo VII, debole e incerto. Finalmente fu creduta e marciò con un esercito (sul quale si impose, e questo sì fu un vero miracolo) contro gli inglesi liberando Orleans dall’assedio in soli otto giorni.

Un evento inspiegabile dal punto di vista militare, diranno. Nel 1429 Giovanna trascinò il riluttante giovane re fino a Reims per farlo coronare re di Francia : è il massimo del prestigio “politico” di Giovanna. Ella si riconoscerà solo e sempre un umile strumento nelle mani di Dio. Così infatti risponderà ad uno dei giudici: “Senza il comando di Dio io non saprei fare nulla… Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per comando di Dio. Io non faccio niente di testa mia ”. Anche questa è santità: non approfittare dei doni di Dio per la propria gloria e prestigio; Giovanna fece proprio così ma la sua parabola volgeva alla fine. Fu ferita davanti a Parigi, e poi catturata a Compiegne dai borgognoni, alleati degli inglesi, e “venduta” loro. Questi imbastirono un processo farsa con i loro amici, accademici ed ecclesiastici, fino a mandarla sul rogo con l’accusa di stregoneria. Giovanna, la grande nemica, fu sacrificata sull’altare del nascente imperialismo inglese. Ma rimase anche una pagina nera nella storia militare di questo popolo.

Ancora due piccole considerazioni. Forse il più bello elogio della santità di Giovanna lo ha fatto un borghese di Orleans: “Stando insieme a lei si provava grande gioia”.

La seconda viene dalla risposta che diede ad un giudice, quando le chiese perché Dio doveva servirsi del “suo” aiuto per vincere, visto che è Onnipotente, ella rispose: “Bisogna dare battaglia, perché Dio conceda la vittoria”.

È un pensiero profondo: la nostra fede in Dio non ci dispensa mai dal fare il nostro dovere, in termini di lavoro, di sacrificio e di rischio. Dio ha deciso di non fare tutto da solo, e questo significa un grande atto di fiducia in noi; talvolta, al costo della propria vita come per Giovanna d’Arco.

Il processo terminò con una “rozza e sleale ricapitolazione dei fatti”, in cui i giudici, accogliendo anche le istanze del vescovo, condannarono infine Giovanna d’Arco quale eretica recidiva ed il 30 maggio 1431, non ancora ventenne, venne arsa viva sul rogo nella piazza del mercato di Rouen.

Il suo comportamento fu esemplare sino alla fine: richiese che un domenicano tenesse elevata una croce ed alla morì atrocemente invocando il nome di Gesù. Le sue ceneri furono gettate nella Senna, onde evitare una venerazione popolare nei loro confronti. Un funzionario reale inglese ebbe a commentare circa l’accaduto: “Siamo perduti, abbiamo messo al rogo una santa”.

Una ventina di anni dopo, sua madre ed i due fratelli si appellarono alla Santa Sede affinché il caso di Giovanna fosse riaperto. Papa Callisto III (Alonso de Borgia, 1455-1458) nel 1456 riabilitò l’eroina francese, annullando l’iniquo verdetto del vescovo francese. Ciò costituì una premessa essenziale per giungere alla sua definitiva glorificazione terrena.

Giovanna venne beatificata il 18 aprile 1909 da S. Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto, 1903-1914) e proclamata santa il 16 maggio 1920 da Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), dopo che le erano stati riconosciuti i miracoli prescritti (la guarigione di tre suore da ulcere e tumori incurabili)

Il suo culto fu particolarmente incentivato in Francia durante i momenti di particolare crisi in campo militare, sino ad essere proclamata patrona della nazione.

L’incredibile e breve vita, la passione e la drammatica morte di Giovanna d’Arco sono state raccontate innumerevoli volte in saggi, romanzi, biografie, drammi per il teatro; anche il cinema e l’opera lirica si sono occupati di questa figura. Ancora oggi è tra i santi francesi maggiormente venerati.

Santa Giovanna d’Arco è venerata anche come patrona dei martiri e dei perseguitati religiosi, delle vittime di stupro, delle volontarie del Pronto Soccorso, delle forze armate femminili e dei soldati.

Significato del nome Giovanni/a : “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico).

Per approfondimenti:

>>> Bolla che proclama Santa la Beata Giovanna d’Arco

 Catechesi di Papa Benedetto XVI:
>>> Santa Giovanna d’Arco
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Fonti principali: donbosco-torino.it; santiebeati.it; wikipedia.org (“RIV./gpm”).

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