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Santa Maria Maddalena de' Pazzi

Carmelitana scalza

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Santa Maria maddalena de' Pazzi in un dipinto di Pedro de Moya

Maria Maddalena, al secolo Caterina (comunemente chiamata Lucrezia in onore alla nonna paterna), nasce a Firenze il 2 aprile 1566. Era la secondogenita di 4 figli di Camillo di Geri de’ Pazzi e di Maria Buondelmonti, una delle famiglie più in vista della nobiltà fiorentina (la sua casata era ricca di personaggi illustri: vescovi, letterati e umanisti; guerrieri, cospiratori e congiurati).

Nella sua infanzia respirò l’atmosfera raffinata di una casa patrizia, come lei stessa ebbe a ricordare: “Amo per natura la grandezza, e non le cose brutte ma ricche e belle” (PRO I, 68-69). Bambina timida, poi adolescente schiva, fu seguita da due gesuiti, Rossi e Blanca, come confessori e direttori.

Tornata a Firenze, dopo una breve parentesi a Cortona, all’età di quindici anni chiese di fare due settimane di “stage” vocazionale in convento, per studiare il proprio futuro, la propria professione da esercitare nella vita (vocazione). Questa esperienza la fece tra le carmelitane di Santa Maria degli Angeli a Firenze, un convento di stretta osservanza. E Caterina superò la prova, brillantemente. Capì qual era la strada che Dio voleva da lei. E nonostante la giovane età aveva già deciso.

La famiglia, fece grandi resistenze: farsi monaca, lei una ragazza nobile, ricca, bella, con all’orizzonte un ottimo matrimonio? Ma quella di Caterina non era un’infatuazione adolescenziale la sua, ma una ferma decisione, non un proposito di corto respiro, ma un progetto per tutta la vita. Come molti genitori “moderni” che non accettano la vocazione religiosa dei loro figli, anche il padre di Caterina non voleva assolutamente. Tuttavia, alla fine, cedette e, per consolarsi davanti alla “perdita” della figlia così giovane e così bella, ottenne da lei il permesso (era una condizione) di farle un ritratto, da ammirare a casa e da mostrare… ai propri amici.

E così nel 1582 Caterina entrò in convento, vestendo l’abito carmelitano, e prendendo un nuovo nome: Maria Maddalena.

Già durante il noviziato fu colpita da una misteriosa e dolorosa malattia. Per i dottori non c’era niente da fare, loro vedevano già le porte del Paradiso aprirsi per la giovane suora. La madre superiora poi, molto premurosa, le permise di fare in anticipo (non c’era più tempo terreno!) la professione religiosa, per questo la portarono in cappella: era il mattino del 27 maggio 1584, festa della Santissima Trinità.

Subito dopo entrò in estasi molto profonda, che la unì spiritualmente alla Trinità, durante la quale, come lei stessa affermò, aveva offerto a Dio il proprio cuore. Si “risvegliò” tra le lacrime, di consolazione e di gioia, per quello che aveva sperimentato.

Maria Maddalena guarì miracolosamente; riprese la propria formazione principalmente con lo studio della Scrittura (i Vangeli in particolare), dei Padri della Chiesa (in primis S. Agostino), e gli scritti dei Santi (con un posto d’onore per S. Caterina da Siena).

Quella prima esperienza soprannaturale non rimase isolata, infatti i fenomeni estatici continuarono in modo impressionante anche in seguito.

L’8 giugno 1584 vide il dramma della Passione del Cristo; due giorni dopo scambiò il proprio cuore con quello di Gesù, il 28 giugno ricevette le stigmate e alcuni giorni dopo, il 6 luglio, la corona di spine.

Nell’aprile dell’anno seguente ricevette dal Cristo un anello, simbolo delle nozze mistiche. Questi rapimenti, puro dono di Dio, avvenivano non solo durante la preghiera ma anche durante altre attività, come affermarono i testimoni.

Il suo confessore, per accertarsi che quello che viveva veniva da Dio e che non erano illusioni o frutto di isterismi, le comandò di mettere tutto per iscritto. Ella obbedì naturalmente, anche se poi disse che nonostante tutti i propri sforzi non riusciva a mettere in parole terrene le esperienze che viveva. Il confessore incaricò allora tre sue consorelle a stendere per iscritto le parole pronunciate da Sr Maria Maddalena durante i rapimenti estatici.

Così furono prese dalla sua bocca e raccolte sotto sua dettatura le relazioni delle sue esperienze mistiche: e queste costituiscono quattro grossi volumi di manoscritti originali, le cosiddette “sue” opere, perché conservano, ipis verbis, il tenore originale del suo discorso, essendo da lei stessa riveduti, schiariti e corretti.

Sono questi: (I) I Quaranta Giorni; (II) I Colloqui; (III) Revelatione e Intelligentie (o I otto giorni dello Spirito Santo); (IV) La Probatione – Renovatione della Chiesa.

Insieme tutti questi testi costituiscono uno dei maggiori monumenti della letteratura mistica cattolica.

Per circa vent’anni fu impegnata silenziosamente nell’intreccio di preghiera e lavoro proprio della vita monastica.

Uscita dal noviziato, nel 1586, divenne sottomaestra delle novizie nel 1589, maestra delle giovani nel 1595, maestra delle novizie nel 1598 e sottopriora nel 1604.

In tutti questi uffici dimostrò sapienza e prudenza, dolcezza e carità.

Osservava le virtù nella vita quotidiana, con grande spirito di servizio, soccorrendo le anziane e le malate. Aveva un’ansia missionaria fortissima e si preoccupava delle minime cose degli altri; era anche per temperamento colma di umanità e di delicatezza.

Ammalatasi di tubercolosi polmonare, passò gli ultimi tre anni della sua vita nel nascondimento, fra prove fisiche e morali, con continui sbocchi di sangue e febbre alta.

Muore alle 14.00 del 25 maggio 1607, mentre pronunciava le parole: “Benedictus Deus”; le monache intanto intorno a lei recitavano il simbolo atanasiano.

Visse una vita di immolazione e di amore verso Dio, verso il prossimo, verso la società e verso la Chiesa. Nel 1611 iniziarono i processi per la beatificazione.

Maria Maddalena de’ Pazzi fu proclamata Beata, l’8 maggio 1626,  da Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) e  canonizzata da Pp Clemente IX (Giulio Rospigliosi, 1667-1669) il 28 aprile 1669.

È una delle sante la cui vita fu veramente straordinaria ed eccezionale.

Il suo corpo incorruttibile si trova attualmente sotto l’altare maggiore della Chiesa del Monastero di S. Maria degli Angeli e di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, che si trova adesso nella Via dei Massoni, 26, a Careggi, Firenze.

Per approfondimenti:

>>> Santa Maria Maddalena de’ Pazzi

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