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Michele Rua nasce a Torino il 9 giugno 1837, nel popolare quartiere di Borgo Dora, ultimo di nove figli.
Rimane presto orfano di padre, Giovanni Battista, che muore il 2 agosto 1845, e vive con la madre che ha un alloggio nell'azienda dove lavora (arsenale regio). Nell'autunno dello stesso anno incontra don Bosco e partecipa fin da subito all'oratorio diventando un entusiasta amico del futuro santo. Spinto sempre da don Bosco prende la strada del sacerdozio e il 3 ottobre 1853 riceve l'abito clericale ai Becchi di Castelnuovo Don Bosco in una cappella fatta costruire dal sacerdote astigiano.
Il 26 gennaio 1854 don Bosco radunò nella sua camera quattro giovani compagni, dando vita, forse inconsapevolmente, alla congregazione salesiana. Alla riunione erano presenti Giovanni Cagliero e Michele Rua che fu incaricato di stenderne il “verbale”.
Il 25 marzo, nella stanza di don Bosco, Michele fece la sua “professione” semplice: era il primo salesiano. A Valdocco sorgevano laboratori di calzoleria, di sartoria, di legatoria. Molti ragazzi vedevano cambiare la propria esistenza: alcuni poterono studiare, altri vi si radunavano la sera dopo il lavoro, altri ancora solo la domenica. Michele divenne il principale collaboratore del santo, nonostante la giovane età; ne conquistò la totale fiducia, aiutandolo anche nel trascrivere le bozze dei suoi libri, sovente di notte, rubando le ore al sonno. Di giorno si recava all'oratorio S. Luigi, dalle parti di Porta Nuova, in una zona piena di immigrati. I più emarginati erano i ragazzi che, dalle valli, scendevano in città in cerca di lavoro come spazzacamini. Michele, facendo catechismo e insegnando le elementari nozioni scolastiche, conobbe infinite storie di miseria.
Nel febbraio 1858 don Bosco scrisse le Regole della congregazione e il “fidato segretario” passò molte notti a copiare la sua pessima grafia. Insieme, le portarono a Roma, all'approvazione del Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) che, di proprio pugno, le corresse.
Nel 1859 Pio IX ufficializzò la congregazione salesiana: don Bosco è Superiore Generale e Michele diventa di fatto il “braccio destro" del santo. Un giorno disse: “traevo maggior profitto nell'osservare don Bosco, anche nelle sue azioni più umili, che a leggere e meditare un trattato di ascetismo”.
Il 28 luglio 1860 Michele Rua venne finalmente ordinato sacerdote. Sull'altare della prima messa c'erano i fiori bianchi donati dagli spazzacamini dell'oratorio S. Luigi. Tre anni dopo fu mandato ad aprire la prima casa salesiana fuori Torino: un piccolo seminario a Mirabello Monferrato. Vi stette due anni e tornò in città mentre a Valdocco si costruiva la basilica di Maria Ausiliatrice. Don Rua divenne il riferimento di molteplici attività, rispondendo persino alle lettere indirizzate a don Bosco. Lavorava senza soste e nel luglio 1868 sfiorò persino la morte a causa di una peritonite. Dato per moribondo dai medici, guarì; qualcuno disse per intercessione di Don Bosco. Tra i ragazzi dell'oratorio, oltre settecento, nascevano diverse vocazioni religiose.
Nel 1868 si conclusero i lavori del santuario; nel 1872 si consacrarono le prime Figlie di Maria Ausiliatrice; nel 1875 partirono i primi missionari per l'Argentina guidati da don Cagliero. Nacquero i cooperatori e il bollettino salesiano. Valdocco aveva raggiunto proporzioni enormi, mentre a Roma Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) chiedeva alla congregazione la costruzione della basilica del Sacro Cuore. Don Bosco era spesso in viaggio per la Francia e la Spagna e don Rua gli era accanto.
Nel 1884 la salute del fondatore ormai declinava e fu il papa stesso a suggerirgli di pensare ad un successore. Don Rua il 7 novembre fu nominato, dal pontefice, vicario con diritto di successione.
Nel gennaio del 1888, nella notte tra il 30 e il 31, alla presenza di molti sacerdoti, accompagnò la mano del santo, nel dare l'ultima benedizione. Rimase poi inginocchiato, davanti alla salma, per oltre due ore.
Don Michele Rua fu un missionario instancabile, fedele interprete del sistema educativo preventivo. Percorrendo migliaia di chilometri visitò le case della congregazione sparse per il mondo, coordinandole come una sola grande famiglia. Diceva che i suoi viaggi gli avevano fatto vedere la “povertà ovunque”. La prima grande industrializzazione fece abbandonare ai contadini le proprie terre, per un misero salario guadagnato in fabbrica dopo interminabili giornate di lavoro. I salesiani toglievano dalla strada molti bambini aprendo oratori e scuole che, pur nella loro semplicità, diventavano in poco tempo centri di accoglienza e istruzione. Fu un grande innovatore in campo educativo: oltre alle scuole, in cui introdusse corsi professionali, organizzò ostelli e circoli sociali.
Dopo aver avuto la gioia di vedere don Bosco dichiarato “venerabile” (1907) e di aver finito di costruire la chiesa di Maria Liberatrice a Roma (1908), don Michele Rua si ammalò e fu costretto a restare al letto. Il suo aiutante Filippo Rinaldi (beatificato il 29 aprile 1990), lo assistette fino all'ultimo.
Muore nella notte tra il 5 e il 6 aprile 1910, mormorando una giaculatoria insegnatagli da don Bosco quando era un ragazzino: “Cara Madre, Vergine Maria, fate ch'io salvi l'anima mia”.
Aveva ricevuto da don Bosco 700 religiosi in 64 case disseminate in 6 paesi; lasciò, al suo successore, 4000 religiosi in 341 case sparse in 30 nazioni, tra cui Brasile, Messico, Ecuador, Cina, India, Egitto, Sudafrica.
Il “secondo padre della famiglia salesiana” fu sepolto a fianco del maestro; la sua tomba è ora venerata nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice.
Michele Rua è stato innalzato agli onori dell'altare il 29 ottobre 1972 dal Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978).
Significato del nome Michele : “chi [è grande, potente] come Dio?” (ebraico).