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San Tommaso d'Aquino

Religioso, Sacerdote e Dottore della Chiesa

AQUINAS

Lawrence OP CC

nasce a Roccasecca nel 1225, nel feudo dei conti d’Aquino (Frosinone), da Landolfo, nobile di origine longobarda, e Teodora.

A soli cinque anni fu messo, come oblato, nella vicina Abbazia di Montecassino per ricevere l’educazione religiosa. Era commovente la serietà con cui questo bambino, fissando quei venerandi monaci, con gli occhi ansiosi chiedeva: “Chi è Dio?”.

A dieci anni era già all’Università di Napoli, presso il convento di S. Domenico Maggiore, per compiervi gli studi, e qui, all’insaputa dei suoi, innamoratosi dell’ideale Gusmano, a quattordici anni vestì il bianco abito. I suoi superiori, avendone intuito il precoce talento, e per consentirgli il completamento degli studi, lo inviarono a Parigi, ma il giovane, prima che potesse giungervi, fu catturato dai suoi familiari e ricondotto al castello paterno di Monte S. Giovanni Campano.

Il periodo di prigionia, che durò un anno, fu caratterizzato dalle pressioni della famiglia che voleva fargli rinunciare all’abito domenicano, e si concluse, per intercessione di Pp Innocenzo IV, con la liberazione (o, secondo alcuni biografi, con la fuga) di Tommaso.

Dopo brevi soggiorni, prima a Napoli e poi a Roma, nel 1248 giunse a Colonia per seguire le lezioni di Alberto Magno, filosofo e teologo tedesco che cercò di conciliare il Cristianesimo con l’Aristotelismo; in seguito, Tommaso volle essere l’esecutore del progetto del suo maestro.

Dal 1252 insegnò all’Università di Parigi, iniziando come “baccalarius biblis”, e dopo 4 anni poté tenere la sua prima lezione in cattedra. Nel frattempo, Tommaso combatté contro gli averroisti (seguaci del filosofo arabo Averroè, secondo cui l’anima umana, singolarmente presa, è mortale), che ritenevano la fede inconciliabile con la ragione: “La fede è per le anime semplici, la filosofia per le persone colte”. Tommaso si batté anche contro gli agostiniani, filosoficamente platonici o neoplatonici, che ritenevano inconciliabile l’Aristotelismo con la fede.

Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio”(come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione) non localizzata in un punto particolare del corpo, trascendente come Dio e come Lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L’anima è “tota in toto corpore”, contenuta interamente in ogni parte del corpo, ed in questo senso legata ad esso indissolubilmente.

Secondo il pensiero di Tommaso: « Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa ». La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce; tuttavia, mentre Anselmo d’Aosta procedeva a priori nella sua prova ontologica dell’esistenza di Dio, Tommaso procede sia a priori che a posteriori. Egli riteneva la conoscenza acquisibile solo attraverso la sensibilità e rifiuta la visione della conoscenza di Agostino, che pensava che questa avvenisse tramite l’illuminazione divina.

La conoscenza degli universali, però, appartiene solo alle intelligenze angeliche; noi, invece, conosciamo gli universali post-rem, ossia li ricaviamo dalla realtà sensibile. Soltanto Dio conosce ante rem. La conoscenza è, quindi, un processo di adeguamento dell’anima o dell’intelletto e della cosa, secondo una formula che dà ragione del sofisticato platonismo di Tommaso: « Veritas: Adaequatio intellectus ad rem. Adaequatio rei ad intellectum. Adaequatio intellectus et rei. » Verità: Adeguamento dell’intelletto alla cosa. Adeguamento della cosa all’intelletto. Adeguamento dell’intelletto e della cosa. »).

Nel 1259 tornò in Italia: strinse amicizia con Guglielmo di Moerbeke (grande traduttore di Aristotele) e collaborò ad alcuni scritti con Pp Urbano IV (Jacques Pantaleon, 1261-1264), presso il convento di Orvieto, dove il pontefice si era temporaneamente stabilito.

Su incarico del Papa, compose l’ufficio e gl’inni per la festa del Corpus Domini appena istituita (8 sett. 1264), tra cui spicca il “Pange Lingua” (Canta, o mia lingua) con le celeberrime ultime due strofe del “Tantum Ergo” (Adoriamo, dunque, prostrati) che la liturgia cattolica ancor oggi eleva durante la benedizione col SS.Sacramento.

Successivamente, si recò a Roma, per organizzare i corsi dello Studio di S. Sabina e, nel 1267, il Pp Clemente IV (Guy Foulques, 1265-1268) lo chiamò con se a Viterbo, dove predicò spesso dal pulpito della chiesa di Santa Maria Nuova.

È proprio durante gli anni trascorsi in Italia che compose numerose opere come la“Summa contra gentiles”, il “De regimine principium”, il “De unitate intellectus contra Averroistas” e buona parte del suo capolavoro, la “Summa Theologiae”, fonte d’ispirazione della teologia cattolica fino ai nostri giorni.

Nel 1269 fu richiamato a Parigi dai suoi superiori ed iniziò, attraverso una strenua difesa teologica degli Ordini mendicanti, la sua opera di confutazione del Neoplatonismo agostiniano (in contrapposizione al suo Aristotelismo) ed agli errori dottrinari avveroisti.

Nel 1272, chiamato da Carlo I d’Angiò, fu nuovamente a Napoli e si occupò della riorganizzazione degli studi teologici presso il convento di S. Domenico.

Nel gennaio del 1274 il Beato Gregorio X (Tebaldo Visconti, 1271-1276) gli ordinò di presenziare al Concilio di Lione II, per verificare in cosa consistessero le divergenze tra la Chiesa latina e quella greca, e se fosse possibile appianarle.

Tommaso, recandosi, già ammalato, al Concilio di Lione, giunto a Fossanova (LT), il 7 marzo 1274 morì mentre era ospite dei Cistercensi.

Fu canonizzato il 18 luglio 1323 da Pp Giovanni XXII (Jacques Duèse, 1316-1334).

Quando il Papa iscrisse Tommaso d’Aquino nell’Albo dei Santi, a quanti obiettavano che egli non aveva compiuto grandi prodigi, né in vita né dopo morto, rispose con una famosa frase: “Quante preposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece”. E questo, è il riconoscimento più grande che si potesse dare al grande teologo e Dottore della Chiesa, che con la sua “Summa teologica”, diede sistematicamente un fondamento scientifico, filosofico e teologico alla dottrina cristiana.

  1. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), nel 1567, lo proclamò Dottore della Chiesa. Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, 1878-1903), nel 1879, lo ha dichiarato Patrono delle scuole cattoliche.

Il 28 gennaio la Chiesa commemora la deposizione delle sue reliquie, avvenuta nel 1369 a Tolosa nella chiesa a lui dedicata. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno nella chiesa di San Domenico.

  1. Tommaso d’Aquinorappresenta uno dei principali pilastri teologici della Chiesa Cattolica; egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica che ha i suoi fondamenti e maestri in Aristotele, Platone e Socrate.
  2. Tommaso d’Aquino è patrono dei teologi, degli accademici, dei librai e degli studenti.
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