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Santi Andrea Dung Lac e 116 compagni

Martiri

DUNG LAC

Nheyob-(CC BY-SA 3.0)-modified

La chiesa nel Viét-Nam è stata fecondata dal sangue dei martiri di cui ricorre, oggi, la memoria di 117 di loro.

L’opera di evangelizzazione, intrapresa fin dall’inizio del secolo XVI dal padre gesuita di Avignone Alexandre de Rhodes (1591/1660), poi stabilita nei primi Vicariati apostolici Nord (Dàng-Ngoài) e Sud (Dàng-Trong) nel 1659, ha conosciuto nel corso dei secoli un ammirevole sviluppo malgrado le innumerevoli difficoltà che ancora oggi sussistono.

Oggi la Chiesa cattolica in Viét-Nam conta 3 arcidiocesi e 23 diocesi, con 6 seminari. Sul territorio sono disseminate 2.200 parrocchie e i Cattolici sono circa 8 milioni (il 10% della popolazione); la Gerarchia Cattolica Vietnamita è stata eretta da San Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) il 24 novembre 1960. Questo risultato è dovuto anche al fatto che, fin dai primi anni, il seme della Fede si è mescolato nella terra vietnamita con il sangue abbondante dei Martiri, tanto del clero missionario quanto del clero locale e del popolo cristiano del Viét-Nam. Tutti insieme hanno sopportato le fatiche del lavoro apostolico, come di comune accordo essi hanno affrontato anche la morte per rendere testimonianza alla verità evangelica.

La storia religiosa della Chiesa del Viét-Nam registra che vi sono stati in tutto 53 Editti, firmati dai Signori TRINH e NGUYEN o dai Re che, per quasi tre secoli, XVII, XVIII, XIX (esattamente 261 anni: 1625-1886), hanno decretato contro i cristiani persecuzioni, una più violenta dell’altra. Si contano circa 130.000 vittime cadute un po’ dovunque nel territorio nazionale.

Nel corso dei secoli, questi Martiri della Fede sono stati seppelliti in forma anonima, ma la loro memoria è rimasta sempre viva nello spirito della comunità cattolica. Dall’inizio del secolo XX, 117 di questo gran numero di Eroi, le cui sofferenze si presentano come le più crudeli, sono stati scelti ed elevati all’onore degli altari dalla Santa Sede in 4 occasioni di Beatificazione:

  1.  nel 1900, dal Papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903), 64 persone;
  2. nel 1906, da S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914), 8 persone;
  3. nel 1909, da S. Pio X, 20 persone;
  4. 4.nel 1951, dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958), 25 persone;

classificate come segue:

  • Spagnoli: 11, tutti dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani): 6 Vescovi, 5 Sacerdoti.
  • Francesi: 10, tutti della Società Missioni Estere di Parigi: 2 Vescovi, 8 Sacerdoti.
  • Vietnamiti: 96, 37 Sacerdoti (di cui 11 Domenicani), 59 Cristiani (di cui 1 Seminarista, 16 Catechisti, 10 Terziari Domenicani e una donna).

«Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello » (Ap 7,14)

secondo l’ordine cronologico seguente:

Ø  2 caduti sotto il regno del Sig. TRINH-DOANH (1740-1767);

Ø  2 caduti sotto il regno del Sig. TRINH-SAM (1767-1782);

Ø  2 caduti sotto il regno del Sig. CANH-THINH (1782-1802);

Ø 58 caduti sotto il regno del Re MINH-MANG (1820-1840);

Ø  3 caduti sotto il regno del Re THIEU-TRI (1840-1847);

Ø50 caduti sotto il regno del Re TU-DUC (1847-1883).

E sul luogo del supplizio l’Editto reale, posto accanto a ciascun giustiziato, precisa la qualifica della sentenza:

Ø75 condannati alla decapitazione,

Ø22 condannati allo strangolamento,

Ø  6 condannati ad essere bruciati vivi,

Ø  5 condannati alla dilacerazione delle membra del corpo,

Ø  9 morti in prigione a causa delle torture.

San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) li ha canonizzati il 19 giugno 1988 e dichiarati Patroni del Vietnam il 14 dicembre 1990.

La comune festa liturgica dei 117 martiri vietnamiti, fu fissata al 24 novembre, con memoria singola per alcuni di essi, specie per quelli appartenenti a Congregazioni Missionarie.

Dall’epistolario di S. Paolo Le-Bao-Tihn agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843.(Launay A., Le clergé tonkinois et ses prêtres martyrs, MEP, Paris 1925, pp.80-83) :

«Io, Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le tribolazioni nelle quali quotidianamente sono immerso, perché infiammati dal divino amore, innalziate con me le vostre lodi a Dio: eterna è la sua misericordia (Sal 135,3). Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza. Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia. In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia. Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le sue membra. Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cf. Sal 79,2) e i Serafini? Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore. Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possano alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino. Fratelli carissimi, nell’udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia. L’anima mia magnifichi il Signore e il mio spirito esulti nel mio Dio, perché ha guardato l’umiltà del suo servo e d’ora in poi le generazioni future mi chiameranno beato (cf. Lc 1,46-48). Lodate il Signore, popoli tutti; voi tutte, nazioni, dategli gloria (Sal 116,1), poiché Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i potenti (cf. 1 Cor 1,27). Con la mia lingua e il mio intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo: eterna è la sua misericordia. Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’ancora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore. E voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cf. 1 Cor 9,24); indossate la corazza della fede (cf. 1 Tess 5,8), brandite le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cf. 2 Cor 6,79), come insegna san Paolo, mio patrono. È bene per voi entrare nella vita zoppicanti o con un occhio solo (cf. Mt 18,8-9), piuttosto che essere gettati fuori con tutte le membra. Venite in mio soccorso con le vostre preghiere, perché possa combattere secondo la legge, anzi sostenere sino alla fine la buona battaglia, per concludere felicemente la mia corsa (cf. 2 Tim 4,7). Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria. Amen.»



Fonti principali: maranatha.it; vatican.va (“RIV./gpm”).

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