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San Pietro Nolasco

Fondatore dei Mercedari

ST PETER NOLASCO,MARY

PD

Pierre Nolasque nasce verso il 1182-1189 a Mas-Saintes-Puelles, nella regione Linguadoca (F), da una nobile famiglia. In quel periodo, nel sud della Francia imperversava l’eresia degli Albigesi e probabilmente per sottrarsi all’influsso di quella sètta, sui vent’anni, dopo la morte dei genitori, Pietro vendette i suoi beni e si trasferì a Barcellona. Allora circa la metà della penisola iberica era sotto il dominio degli arabi musulmani, che durante gli scontri armati catturavano i cristiani per farne degli schiavi. Pietro, trasformatosi in mercante per insinuarsi facilmente tra i maomettani, decise di dedicarsi al riscatto di quei poveri prigionieri.  

Nell’esercizio della sua attività di commerciante scopre la schiavitù dei cristiani in terra musulmana. Da allora, dedicherà la sua vita e utilizzerà i suoi beni per restituire ad essi  la libertà. Già in questo si manifesta la sua prossima missione carismatica nella chiesa e nella società.

Mosso a compassione dalla sofferenza degli schiavi, radunò alcuni suoi compagni che, facendoli partecipi delle sue inquietudini, con un distacco giovanile ammirevole, si spogliarono dei propri beni dandoli tutti per la redenzione: “Perseverando prima di tutto nella preghiera a Dio, si dedicarono poi ogni giorno a raccogliere elemosine dai fedeli pietosi, nella provincia della Catalogna e nel Regno di Aragona per portare a termine l’opera santissima della redenzione. E questo si fece così perché ogni anno si realizzassero per mezzo del santo uomo e i suoi  compagni non piccole liberazioni e redenzioni… Tutte queste cose accaddero nell’anno 1203”.

La professione di mercante di Pietro Nolasco fu di grande utilità per questo gruppo di redentori in questo primo periodo, poiché i mercanti avevano facile accesso ai paesi musulmani, erano conosciuti e, durante secoli, essi furono quasi gli unici intermediari per il riscatto dei cristiani in terra di mori e dei mori in terra di cristiani. Questo gruppo di compagni di Pietro Nolasco era formato solo da laici che, “avevano gran devozione a Cristo che ci ha redenti col suo sangue prezioso”. Questo indica la nota caratteristica della spiritualità del gruppo: la devozione e la sequela di Cristo Redentore.

Dopo quindici anni di ammirevole attività nella redenzione dei cristiani schiavi, Pietro Nolasco e i suoi compagni vedevano con preoccupazione che, giorno dopo giorno, aumentava il numero degli schiavi. Il coraggioso leader, pieno di solida ed insieme equilibrata devozione a Cristo e alla sua Madre benedetta, non si sentì spaventato di fronte alla grandezza della missione iniziata e la sua piccolezza personale. Nella sua fervorosa preghiera cercò l’ispirazione divina per continuare l’opera di Dio iniziata da lui.

In questa circostanza, la notte del 1° al 2 agosto del 1218, avvenne un intervento speciale di Maria Santissima nella vita di Pietro Nolasco: una soprendente esperienza mariana che illuminò la sua intelligenza e mosse la sua volontà per trasformare il suo gruppo di laici redentori in un Ordine religioso redentore.

Compiuti gli adempimenti fondamentali, il 10 agosto 1218, portò a compimento, con grande solennità, la fondazione dell’Ordine religioso redentore degli schiavi nell’altare maggiore della cattedrale della Santa Croce di Barcellona, eretto sopra la tomba di santa Eulalia. Il vescovo Berenguer de Palou consegnò a Pietro Nolasco e ai suoi compagni la Regola di sant’Agostino, come norma di vita comune e, dinanzi a lui, i primi mercedari emisero la professione religiosa; il re Giacomo 1 di Aragona costituì il nuovo Ordine, istituzione riconosciuta dal diritto civile del suo regno.

La finalità dell’“Ordine della B.V.M. della Mercede” della redenzione degli schiavi è “visitare e liberare i cristiani che si trovano in schiavitù e in potere dei saraceni o di altri nemici della nostra Legge… per la quale opera di mercede o misericordia… tutti i frati di quest’Ordine, come figli di vera obbedienza, siano gioiosamente disposti a dare la propria vita, se fosse necessario, come Gesù Cristo la diede per noi” (Prime Costituzioni dell’Ordine del 1272).

La novità che Pietro Nolasco introduce nella sua opera redentrice si esprime in: la raccolta delle elemosine tra i fedeli cristiani con il fine di portarle nella terra dei mori per riscattare i cristiani schiavi che si trovano in loro potere. Ogni frate, in forza della sua professione, si convertiva in un autentico elemosiniere della redenzione; e dove non c’erano frati, costituiva confraternite, convocava i fedeli riunendoli nella Confraternita della elemosina degli schiavi.
Quando veniva meno il denaro, il redentore era obbligato a darsi in ostaggio e esposto a dar la vita allo scopo di liberare lo schiavo.

Pietro Nolasco sollecitò alla Sede Apostolica la confermazione della sua opera redentrice. Il papa Gregorio IX, il 17 gennaio del 1235 a Perugia, con la bolla Devotionis vestrae incorporò canonicamente il nuovo Ordine alla Chiesa universale.

Mentre era in vita il santo Fondatore, l’Ordine giunse a contare 100 frati e 18 conventi, sparsi nel regno di Aragona e nel sud della Francia. Le bolle Relisiosam vitam eligentibus(1245) e Si iuxta sapientis (1246) del papa Innocenzo IV contribuiscono a farsi un’idea di come era valorizzata e apprezzata a Roma l’opera di Pietro Nolasco “procuratore dell’elemosina degli schiavi”.

Oltre agli schiavi redenti da Pietro Nolasco e dai suoi campagni prima della fondazione dell’Ordine, nel periodo dalla sua istituzione fino alla morte del fondatore, furono riscattati 3.920 schiavi.

La fama delle imprese del Nolasco giunse alla corte di S. Luigi IX, re di Francia, il quale manifestò il desiderio di vederlo. Quando verso il 1243 egli fece un viaggio in Linguadoca, il Nolasco andò a visitarlo. Il sovrano gli comunicò i suoi disegni per la liberazione dei cristiani di Terra Santa; lo invitò a prendere parte alla prossima crociata, ma mentre il nostro santo stava facendo i preparativi per la partenza, fu colto da una grave malattia. Dovette limitare la sua cooperazione alla preghiera e allo scambio di lettere.

Aggravandosi il male, volle ricevere tutti i sacramenti. Chiamò quindi i suoi religiosi attorno al suo letto e disse loro: “Ho due grazie da chiedervi: l’una che mi perdoniate il cattivo esempio e la negligenza nel governo dell’Ordine; l’altra che eleggiate al mio posto un generale perché possa morire con il merito dell’ubbidienza”. Gli fu concessa l’ultima soddisfazione.

Muore nella notte del Natale 1256 dopo aver detto il versetto 9 del salmo 110: “Il Signore mandò a riscattare il suo popolo”.

Il 19 giugno del 1655, il suo nome fu introdotto nel Martirologio Romano. Papa Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667), l’11 giugno del 1664, estese il suo culto a tutta la Chiesa.

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