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Santi Carlo Lwanga e compagni

Martiri

ST CHARLES LWANGA

Rachel Strohm | CC BY-ND 2.0

Carlo Lwanga e i suoi ventuno compagni (vedi elenco sottostante) furono canonizzati durante la terza sessione del Concilio Vaticano II, nel 1964.

Protomartiri dell’Africa nera, uccisi in Uganda fra il 15 novembre 1885 e il 27 gennaio 1887, sono ricordati in questa data perché il 3 giugno 1886 Carlo Lwanga morì bruciato a Rubaga. Questi martiri sono le primizie di un centinaio di cristiani, cattolici e anglicani, vittime delle persecuzioni del vizioso re Mwanga, nella regione dei Grandi Laghi.

Carlo Lwanga, primo paggio di corte, aveva dovuto difendere la purezza degli altri paggi, suoi compagni, contro il re, e dopo la condanna preparò i suoi fedelissimi al martirio. In seguito alla sentenza di morte, i giovani, tutti al di sotto dei vent’anni, figli di notabili, salivano la collina di Namugongo portando ognuno sulle spalle una fascina di legna, che servì per il rogo che li arse vivi.

Secondo un’antica tradizione, all’ultimo momento, tre di loro, a sorte, furono graziati. La testimonianza dei tre superstiti ci ha fornito il racconto del loro martirio. Questo massacro era l’epilogo di una storia gloriosa e dolorosa nello stesso tempo, nella quale evangelizzazione e colonialismo s’intrecciavano con le vicende del regno di Buganda, la regione che ora fa parte dell’Uganda.
La fioritura della Chiesa in Uganda è frutto del sangue dei suoi martiri.

Carla Lwanga è stato dichiarato, nel 1934, patrono dell’Azione Cattolica e della gioventù africana.

I 22 martiri  sono stati i primi africani sub-sahariani ad essere venerati come santi dalla Chiesa cattolica. Questi i loro nomi:

  • Giuseppe Mkasa Balikuddembé († Nakivubo, 15 novembre 1885), del clan Kayozi, prima vittima della persecuzione scatenata da Mwanga II contro i cristiani, prefetto della sala del re, protesse i fanciulli di corte dai vizi del re e per questo venne decapitato a soli venticinque anni;
  • Andrea Kaggwa († Munyonyo, 26 maggio 1886), capo dei suonatori del re e suo familiare;
  • Ponziano Ngondwe († Ttakajjunge, 26 maggio 1886), del clan Nnyonyi Nnyange, paggio regale, mentre già infuriava la persecuzione, ricevette il battesimo e fu subito incarcerato e, mentre era condotto al luogo del supplizio, venne trafitto da un colpo di lancia;
  • Dionigi Ssebuggwawo († Munyonyo, 26 maggio 1886), del clan Musu;
  • Atanasio Bazzekuketta († Nakivubo, 27 maggio 1886), del clan Nkima, paggio della casa regale, colpito a morte;
  • Gonzaga Gonza († Lubowa, 27 maggio 1886), del clan Mpologoma, uno dei servi del re, che, mentre veniva condotto in catene al rogo cui era stato condannato, venne trafitto dalle lance dei carnefici;
  • Mattia Mulumba († Kampala, 27 maggio 1886), del clan Lugave;
  • Noè Mawaggali († Mityana, 31 maggio 1886), del clan Ngabi, servo del re, offrì il petto alle lance dei soldati, con cui fu inchiodato ad un albero e quindi impiccato;
  • Carlo Lwanga († Namugongo, 3 giugno 1886), del clan Ngabi, poiché si rifiutò di acconsentire ai desideri omosessuali del re, venne arso vivo sul colle Namugongo.Insieme a lui morirono sul rogo dodici compagni di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, membri della schiera regale dei giovani nobili o addetti alla sicurezza del sovrano:
  • Luca Baanabakintu, del clan Mmamba;
  • Giacomo Buuzabalyawo, del clan Ngeye, figlio del tessitore reale;
  • Gyaviira, del clan Mmamba;
  • Ambrogio Kibuuka, del clan Lugave;
  • Anatolio Kiriggwajjo, nato a Bunyoro, guardiano delle mandrie del re;
  • Mukasa Kiriwawanvu, del clan Ndiga, cameriere del re;
  • Achilleo Kiwanuka, del clan Lugave;
  • Kizito, nato nel 1872, del clan Mmamba;
  • Adolfo Mukasa Ludigo, del clan BaToro, guardiano delle mandrie del re;
  • Mugagga, del clan Ngo, sarto reale;
  • Bruno Sserunkuuma, del clan Ndiga;
  • Mbaga Tuzinde, del clan Mmamba;
  • Giovanni Maria Muzei detto il Vecchio († Mengo, 27 gennaio 1887), servitore del re, spontaneamente confessò la sua fede dinanzi al primo ministro del re Mwanga II e per questo venne decapitato, come ultima vittima di quella persecuzione.

    Papa Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922) li dichiarò beati il 6 giugno 1920: vennero canonizzati l’8 ottobre 1964 a Roma dal Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) che, durante il suo viaggio in Africa del 1969 intitolò loro anche il grande santuario di Namugongo (eretto sul luogo del martirio di san Carlo Lwanga, il più celebre del gruppo).
    La Chiesa cattolica li commemora in modo particolare nell’anniversario della morte.

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