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Problemi di soldi nella coppia: come evitare i conflitti?

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Edifa - pubblicato il 13/05/21

In amore non si conta, come dice il proverbio di saggezza popolare. Tuttavia, parlare di soldi in coppia può spesso evitare la necessità di dover fare i conti...

di Olivia de Fournas

Nel XIX secolo, la società era ossessionata dalla conoscenza, nel XX dal potere, nel XXI è il regno del denaro”, constata padre Geoffroy Marie, priore di Nostra Signora di Cana, che da 25 anni predica nei ritiri per coppie. L’influenza della società dei consumi sulle coppie non è mai stata così forte: “Chi non parla di soldi può respirarne l’inquinamento senza rendersene conto”, precisa il sacerdote. Secondo il priore, il rapporto con il denaro deve essere affrontato fin dal fidanzamento, perché “questa questione capitale nasconde una dimensione antropologica”. Tanto che padre Guillaume de Menthière ha dovuto aggiungere un modulo su questo tema nelle sue preparazioni al matrimonio. Il denaro è fatto per essere speso, accumulato, trasmesso? Come possiamo mettere questa preoccupazione al suo giusto posto?

Contratto di matrimonio, conto congiunto…

Ancora prima dell’impegno, la scelta del contratto di matrimonio rivela le aspirazioni di ogni persona. Nel regime comunitario, il più coerente perché riflette finanziariamente l’indissolubilità del matrimonio, il denaro acquisito durante la vita coniugale è diviso equamente tra i coniugi; nel regime di separazione dei beni, invece, ogni coniuge conserva la proprietà di ciò che guadagna. I fidanzati dovrebbero parlare di ciò che il contratto scelto, spesso proposto dai genitori o unilateralmente, ispira loro, perché uno dei due potrebbe avere difficoltà a viverlo e potrebbe vedere in esso una certa sfiducia nei confronti della coppia. “Se c’è un problema, vuole che i soldi rimangano alla famiglia”, aveva interpretato una giovane quando aveva saputo che il suo fidanzato si orientava verso una separazione dei beni. Fu rassicurata quando il futuro marito, che stava creando un’impresa, gli spiegò che voleva scegliere questo contratto solo per proteggerla in caso di fallimento.

Se ci pensiamo, le coppie si accontentano di rispondere alla domanda: “Chi paga cosa?” Quando nasce il primo figlio, la questione dello stare a casa per la moglie è stata davvero affrontata o è diventata piuttosto un tabù? Aldo Naouri, specialista delle relazioni intra famigliari, vi dedica un posto importante nel suo libro, Le coppie e i loro soldi. Per lui, l’arrivo delle donne sul mercato del lavoro ha portato “un cambiamento improvviso nella mentalità comune di uomini e donne, che non è stato ancora completamente digerito”. La donna che sceglie di restare a casa privandosi dello stipendio è anche un punto che viene sempre più citato nei conflitti coniugali che incontra Sabrina de Dinechin, presidente dell’Associazione dei mediatori famigliari cristiani. La mediatrice deve usare tutta la sua arte affinché le coppie capiscano che “non si partecipa solo alle necessità del nucleo famigliare portando monete suonanti, ma anche attraverso la vita quotidiana, in particolare in tutte le attenzioni che una madre può prodigare al suo bambino: cure, acquisti, tempo…”. Una madre senza stipendio deve poter spendere ciò che ha guadagnato il marito, e anche tenere insieme i cordoni della borsa, portando ad ognuno la propria specificità nel seno della famiglia.

Che il conto sia comune o che si facciano versamenti per compensare, “non esiste un’equità finanziaria oggettiva in una coppia”, avverte la mediatrice famigliare Véronique Gervais, questo è il vero problema. Il denaro non significa sempre la stessa cosa per entrambi i coniugi: per prima cosa, avere avuto dei genitori dispendiosi o parsimoniosi può influenzare il modo di considerare il denaro. Si tratterà allora per gli sposi di “sradicarsi dal proprio luogo d’origine e di mettere finalmente radici insieme”, spiega Aldo Naouri.

La vita coniugale è piena di dilemmi finanziari

Inoltre, il denaro può avere una portata simbolica diversa. Per esempio, un uomo molto occupato potrà compensare la sua assenza coprendo di soldi la moglie. “Il denaro è più del denaro”, analizza la mediatrice famigliare. “Non è necessariamente meschinità, aggrapparsi al valore di 10 euro può rispondere a una richiesta di riparazione, a un bisogno di sicurezza, a un modo di affermarsi, di esistere agli occhi dell’altro”. Il denaro può rappresentare il successo, il potere o la sicurezza. Uno può lavorare troppo, perché ha bisogno di valorizzazione, l’altro per mancanza di sicurezza affettiva. Se le coppie andassero alla radice dei loro disaccordi finanziari, potrebbero capirsi meglio.

Tanto più che tutta la vita matrimoniale è segnata da dilemmi finanziari, come constata Dominique Larricq, animatrice della squadra nazionale di coppie Tandem: “Viaggiare o aiutare una persona cara?”, ” Un’eredità: comprare o investire?”. “Una volta che ognuno ha chiaro il proprio rapporto con il denaro, possiamo pensare come coppia a come farne buon uso insieme”, spiega Flore Barbet-Massin, coordinatrice del percorso Zaccheo. Questo programma di autoformazione di tredici serate sulla dottrina sociale della Chiesa, con insegnamenti e gruppi di condivisione, propone inoltre esercizi pratici. Identificando i loro “beni futili e fertili”, Flora e Cristoforo, per esempio, “si sono resi conto di ciò che li ingombrava”. Conoscendo meglio i loro reciproci punti deboli, possono capirsi meglio e aiutarsi a non cadere nei loro difetti. Flora è più resistente alla “terapia dello shopping”, come lei dice umoristicamente, e Cristoforo si costringe a tenere più i conti per rassicurarla. Insieme, imparano a capire dove posizionarsi tra lo spendere e l’accumulare.

Le scelte finanziarie della coppia mostrano un’adesione allo spirito del mondo, o al contrario ad un allontanamento, è in questo modo che possono decidere concretamente le loro priorità. “Rinunciare alla pensione o pagare l’istruzione dei figli?” Entrambe le parti possono dissentire. Di fronte all’impasse, padre Geoffroy-Marie rimanda ad una domanda fondamentale: “L’uso del mio denaro mi permetterà di realizzarmi, in relazione alla mia persona, al mio coniuge o alla nostra coppia?”. Sia che gestisca l’abbondanza o la mancanza, la coppia cristiana deve interrogarsi sul suo rapporto con il denaro alla luce del Vangelo. Il pericolo? “L’idolatria”, secondo padre Geoffroy-Marie, accade quando il rapporto con il denaro pesa sulla coppia al punto di essere al primo posto nella percezione del senso stesso della loro vita.

Fare il bilancio una volta all’anno

Una coppia non si definisce per la sua ricchezza, o la sua povertà materiale, ma da ciò che è in verità. Diventare proprietario li aiuterà a crescere? Si deve accettare questo lavoro meglio pagato ma più impegnativo? Voler a tutti i costi accumulare, anche con lo scopo di trasmettere, rischia di fare del denaro un dio, e quindi di tagliarsi fuori da Dio.

Padre Geoffroy-Marie notando che “una persona ancorata nell’essere ha un rapporto più facile e distaccato con il denaro”, si chiede: “Come possiamo trovare l’uso giusto del nostro avere per permettere la crescita dell’essere?” Ed egli “scuote i fidanzati” perché ne parlino, e martella nei suoi ritiri che è necessario fare un bilancio insieme una volta all’anno. In effetti, precisa: “Dietro il rapporto con il denaro, è nascosto in qualche modo il rapporto con la vita, e quelli che non ne parlano si privano di qualcosa di importante nella loro vita di coppia”.

Padre Geoffroy-Marie ha poi esortato gli sposi a chiedersi come possono rendersi consapevoli del pericolo del denaro, denunciato nella Bibbia. “Perché Gesù attacca così tanto i ricchi? Non per i loro conti in banca, ma perché tali ricchezze possono facilmente diventare alienazioni”. La ricchezza è neutra se non incide sull’essere o sulla felicità della coppia e se non ispira una logica di possesso. Sentirsi in colpa di possedere è sterile, invece il denaro può aiutare a creare relazioni con gli altri attraverso il dare e il condividere. Essere marito e moglie non è anche aiutarsi a fare delle buone scelte?

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