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Come parlare della Croce ai piccoli?

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Edifa - pubblicato il 02/04/21

di Christine Ponsard

A volte c’è un’errata riluttanza a parlare della Croce ai bambini piccoli, per paura di impressionarli e dare loro un’immagine dolorista della fede cristiana. Non c’è nulla di amabile nella croce in sé: è lo strumento di un supplizio particolarmente crudele, e si può capire la ripugnanza di coloro che la guardano senza sapere cosa significa. Se Gesù fosse stato un suppliziato tra i tanti o se fosse stato solo un uomo ingiustamente messo a morte, sarebbe davvero fare prova di un masochismo malsano mettere crocifissi sui muri delle nostre case e delle nostre chiese. Ma Gesù non è un uomo come gli altri, e se ha subito la crocifissione, non è perché Egli non poteva fare altrimenti. Figlio di Dio e Dio Lui Stesso, ha offerto la Sua vita per amore nostro. Avrebbe potuto annientare coloro che Lo mettevano a morte, ma ha scelto liberamente di non farlo, per salvarli, per salvarci. Ecco perché è importante, soprattutto il Venerdì Santo, parlarne con i bambini.

Non soffermarsi su dettagli macabri, ma annunciare l’amore del Signore

La croce è impressionante, è vero. Dei bambini molto emotivi potrebbero essere profondamente segnati dal realismo di alcuni crocifissi o da immagini che mostrano Gesù coperto di sangue, esausto e dolorante. Con il pretesto di spiegare quanto Gesù ci ha amato, non usiamo queste rappresentazioni: i bambini rischiano di essere segnati solo dall’orrore dei tormenti inflitti a Gesù e di esserne spaventati. Ecco perché, per evitare questo, che molti genitori e catechisti sono tentati di parlare il meno possibile della Passione e della Crocifissione ai piccoli, passando rapidamente sopra il Venerdì Santo per andare direttamente alla gioia della Pasqua.

Ma la croce non è un aspetto accessorio della nostra fede, è il mistero centrale. Come ci ricorda San Paolo: “Noi proclamiamo un Messia crocifisso”. (1 Cor 1, 23) In altre parole, noi proclamiamo Gesù venuto a rivelarci l’Infinita Misericordia di Dio. Parlare della croce non è soffermarsi su dettagli macabri, ma annunciare l’amore del Signore per ognuno di noi: Lui, il Figlio di Dio, l’Onnipotente, si fa povero e impotente nelle nostre mani, per dare la Sua vita per amore. E la croce è il segno tangibile di questo Amore.

Affidarsi al Vangelo

Per aiutare i bambini a capirlo, non affidiamoci alla descrizione dettagliata dei supplizi di Gesù, ma alla Parola di Dio! Non sono le nostre parole che li faranno entrare nel mistero della Croce, ma lo Spirito Santo stesso, attraverso quello che diremo. Il Signore ha bisogno di noi per farSi conoscere ai nostri figli, ma siamo chiamati come San Paolo ad annunciare il Vangelo “senza ricorrere alla sapienza del linguaggio umano, ciò svuoterebbe la Croce di Cristo del Suo significato” (1 Cor 1, 17). “Non sono venuto ad annunciarvi il mistero di Dio con il prestigio del linguaggio umano o della sapienza”, scrive l’apostolo. “Tra di voi non ho voluto conoscere altro che Gesù, e Gesù Crocifisso”. (1 Cor 2, 1-2).

Partiamo dal testo stesso del Vangelo. Per esempio, ogni sera di questa settimana, quando preghiamo in famiglia, rileggiamo un brano della Passione. I più giovani forse non ascolteranno tutto, né capiranno tutto (nemmeno noi), ma la Parola di Dio Si farà strada in loro. Ciò che è nascosto ai saggi e ai dotti si rivela ai piccoli, non dimentichiamolo. Possiamo mostrare loro un crocifisso, che onoreremo il Venerdì Santo. L’importante è viverlo in un clima di pace, amore e contemplazione, non solo nel momento della preghiera, ma durante tutta questa Settimana Santa.

La croce non può essere separata dalla risurrezione

Anche se insisteremo di più sulla Croce il Venerdì Santo e sulla Risurrezione la domenica di Pasqua, ognuno di questi due eventi è inseparabile dall’altro. Per questo è bene, soprattutto con i bambini piccoli per i quali tre giorni rappresentano un’eternità, terminare la Via Crucis (quando se ne fa una), o la preghiera famigliare del Venerdì Santo, annunciando la Resurrezione, e le feste pasquali che verranno.

Ugualmente, se passiamo sotto silenzio la Passione di Gesù, cosa potremo dire della Resurrezione? Rischiamo di ridurLa a un rinnovamento della vita, come quello della primavera dopo l’inverno. Volendo rendere le cose accessibili ai bambini, li tradiremmo.

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