Il perdono è una delle chiavi fondamentali per la salvezza delle famiglie. È quindi importante imparare i linguaggi e le vie della riconciliazione per poter non solo perdonare, ma anche per poter chiedere perdono. Perdonare innanzitutto sé stessi
Non è la cosa più ovvia da fare, né la più facile, ma amare sé stessi è un comandamento. Non c’è amore senza perdono. Pensiamo a questo quando si tratta dell’amore per Dio e per i fratelli, ma spesso lo dimentichiamo quando si tratta dell’amore per noi stessi. Troppo spesso rimuginiamo su rimpianti e rimorsi: ci rimproveriamo di non essere stati all’altezza in tale situazione, di aver mancato alla parola data o di aver commesso un errore, anche con gravi conseguenze. Se il nostro passato ci impedisce di vivere in pace, di essere pienamente noi stessi, è un segno che dobbiamo perdonare: gli altri e noi stessi.
Non confondere il perdonare con il dimenticare
Il processo del perdono non consiste nel negare la ferita, nel tenerla sepolta il più possibile. Al contrario, la via del perdono è prima di tutto una via di verità. Per perdonare, bisogna rendersi conto di essere stati offesi, vedere e nominare l’offesa, sia che ne siamo l’autore che la vittima.
Non “strumentalizzare” il perdono
Il perdono può essere usato come mezzo per schiacciare l’altro, per manipolarlo, per farne un doppio debitore: “Non solo sei colpevole di avermi offeso, ma mi devi anche ringraziare, perché sono buono e ti perdono”. Questo pseudo-perdono, contrariamente ad un atteggiamento veramente misericordioso, è completamente distorto perché non è dettato dall’amore, ma dall’orgoglio o dalla malvagità.
Purificare le proprie intenzioni
Come si distingue uno pseudo-perdono da un perdono autentico? Ci sono vari criteri possibili di discernimento. Per esempio, bisogna porsi le domande giuste: “Sono pronto a chiedere per primo perdono?”; “Il mio perdono ha lo scopo di far crescere l’altra persona, soprattutto per quanto riguarda la sua autostima?”; “Sono disposto a perdonarlo prima ancora che mi abbia chiesto perdono?”; “Sono in grado di perdonarlo senza dire nulla, se il mio perdono rischia di umiliarlo?”; “Sono disposto ad aspettare il tempo che ci vorrà – sapendo che questo tempo potrebbe non arrivare mai – per manifestare quel perdono?”
Non essere sospettoso del perdono
Ciò che è pericoloso non è perdonare, ma il contrario! Guardiamoci dalle apparenze, perché nulla assomiglia al perdono (o alla bontà, o alla santità) più del suo opposto. Quanto alla mancanza di pudore che ciò rappresenterebbe, ripetiamoci che il perdono (chiesto o dato) può manifestarsi in mille modi diversi, non solo a parole.
Perdonare a parole e/o con i fatti
Chiedere perdono, concedere il perdono, va da sé a volte. Ma è sempre meglio quando lo si dice! L’apertura delle labbra per dire: “Ti chiedo perdono” o “Ti perdono” è un segno di apertura del cuore. Naturalmente, il perdono può implicare qualcos’altro: un bacio, per esempio. L’amore – quando è l’amore che ispira il perdono – sa trovare le forme che gli permettono di esprimersi, pur nel rispetto del pudore e della sensibilità dell’altro. Un sorriso, un gesto d’affetto, una parola gentile possono essere segni molto chiari di un perdono scambiato, anche se non sempre sostituiscono le parole.
Il perdono richiede tempo (ed insegnarlo ai bambini richiede pazienza)
Può essere un processo che richiede tempo: i genitori devono sapere come accompagnare i propri figli su questo cammino, senza affrettarsi o scoraggiarsi. L’importante non è che siano veloci a perdonare, ma che siano sinceri. Alcuni troveranno più difficile vedere la gravità dell’offesa: devono essere aiutati a guardare al passato per rendersi conto della gravità delle ferite che hanno causato o subìto. Alla fine, non dobbiamo rallegrarci troppo in fretta del fatto che hanno dimenticato tutto. Dimenticare non significa perdonare.
Perdonare in ogni occasione
“È troppo tardi” è una bugia di Satana. È lui che sostiene che i nostri drammi sono senza speranza, le nostre scelte inesorabili, e che alcuni perdoni sono impossibili da dare, oltre che da ricevere. E noi crediamo alle sue menzogne, perché l’amore incondizionato di Dio sembra troppo bello per essere vero. Non crediamo davvero che “per Dio, tutto è possibile”.
Implorare lo Spirito Santo
Il perdono aiuta la memoria a guarire, stabilendola nella pace. Il ricordo dell’offesa subìta diventa un cammino di vita e di benedizione, anche se prima era stato un cammino di morte e di maledizione. Il perdono è, in verità, la Resurrezione: passaggio dalla morte alla vita. Gesù risorto ci rende capaci di questo passaggio, di chiedere perdono “settanta volte sette” (Mt 18,22), cioè senza limiti. Non per questo però dobbiamo temere di chiedere allo Spirito Santo di far emergere nella nostra memoria tutte le offese che dobbiamo perdonare.
Luc Adrian