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Chi sono i santi innocenti e come parlarne ai nostri figli?

HOLY INNOCENTS

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Edifa - pubblicato il 29/12/20

Il giorno che commemora la tragica morte degli infanti a Betlemme ci pone una domanda importante: cosa stiamo facendo per i Santi Innocenti di oggi?

di Christine Ponsard

I santi innocenti di oggi sono tutti i piccoli che muoiono, vittime dell’egoismo e dell’orgoglio degli adulti: privati di amore, privati di cibo, maltrattati o massacrati in tutte le guerre del pianeta e le vittime dell’aborto. Insegniamo ai nostri figli che è inutile piangere davanti alle immagini tragiche in televisione: ciò che è utile è pregare ed essere artigiani di giustizia e di pace là dove ci troviamo. Vegliamo a non sprecare nulla: né il cibo, né il nostro tempo, né i nostri talenti. Diffondiamo la pace intorno a noi: se la guerra è contagiosa, la pace lo è ancora di più. Tutti possiamo allontanare la guerra e la miseria, indipendentemente dalla nostra età o dalla nostra posizione sociale. Prima o poi (spesso molto presto) i nostri figli si confronteranno con questa realtà e questo ci impone dei doveri.

Primo dovere: formare informando

Non si tratta tanto di dispensare conoscenze quanto di trasmettere amore, e per questo motivo i genitori sono nella posizione migliore per parlare ai loro figli di questo argomento, anche se non sono biologi o medici. Ecco perché tutte le lezioni di “educazione sessuale” non sostituiranno mai una conversazione faccia a faccia con mamma e papà. La cosa più importante per un bambino è capire che lui è una persona unica, fin dal primo momento del suo concepimento. Raccontare ai nostri figli gli inizi della vita non è una lezione di scienze naturali: si tratta di contemplare con meraviglia qual’ è stata la loro storia. “Ti benedico, Signore, per la meraviglia che sono!”.




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Secondo compito: essere disponibili a rispondere a tutte le domande dei bambini

Se i genitori non rispondono a tutte le domande dei loro figli, loro cercheranno le risposte altrove. Certo, non è sempre facile trovarne una buona, perché non sappiamo tutto, alcune realtà sono troppo dure e possono essere rivelate solo con molto tatto. Inoltre, i piccoli hanno l’arte di fare le domande più delicate al momento sbagliato: mentre siete in fila alla cassa del supermercato, Giustina fa con cura lo spelling della parola “preservativo” e, con voce fragorosa, vi chiede se è una gomma da masticare; Michele sceglie la sera in cui state andando a cena a casa di amici per raccontarvi le interessanti conversazioni che si svolgono nell’intervallo a scuola. Ma se aspettate domani per ascoltare Michele o rispondere a Giustina, potrebbe essere troppo tardi.


INNOCENT SAINTS

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Terzo compito: fare il possibile per i nascituri e le loro madri

È una terribile tentazione quella di abbassare le braccia: “È una causa persa, è un problema troppo grande per noi “. Questo non è vero, siamo deboli, va bene, ma come dice San Paolo “è allora che siamo forti”. La nostra forza è Gesù Risorto, rinunciare sarebbe agire come se la morte avesse trionfato su Gesù. Possiamo tutti pregare, il che non è cosa da poco, possiamo digiunare perché “ci sono demoni che vengono sconfitti solo dal digiuno e dalla preghiera”. Tutti possiamo porci la domanda: cosa possiamo fare, concretamente, oggi? Non cerchiamo cose complicate. Ricordiamoci le parole di Madre Teresa: “Se guardassi le folle, non comincerei mai. Non curo mai le folle, ma solo una persona”.

“All’interno del “popolo della vita e per la vita”, la responsabilità della famiglia è decisiva: è una responsabilità che risulta dalla sua stessa natura e dalla sua missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore” (Enciclica Evangelium Vitae, San Giovanni Paolo II, 25 marzo 1995).

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