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Cinque punti essenziali per amarsi meglio in famiglia

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Edifa - pubblicato il 18/12/20

La vita familiare, con la sua promiscuità e la sua routine, mette a dura prova il comandamento dell'amore. Ecco i comportamenti giusti da adottare per amarsi ogni giorno un po' di più

di Christine Ponsard

La famiglia è la più bella scuola d’amore, ma a volte, nel turbine della vita quotidiana, può essere difficile amarsi. Ecco alcuni consigli per coltivare questo amore, qualunque cosa accada.

1. “L’amore è paziente”

La Prima Lettera ai Corinzi 13,4 è da meditare la sera in settimana, verso le 18, quando il più piccolo strilla perché ha fame, il più grande rifiuta di fare i compiti di inglese e gli altri ne approfittano per trasformare il bagno in una piscina. Quale madre non ha mai sentito, in questo tipo di situazione, un impellente desiderio di distribuire due paia di schiaffi a tutti, prima di rifugiarsi in esilio su un’isola deserta?

Potremmo declinare questo esempio in molti altri modi perché la prima forma di pazienza a cui siamo chiamati è quella pazienza quotidiana che passa attraverso gesti molto piccoli. Quindi, prima di entrare in bagno o di avvicinarci allo studente recalcitrante, lanciamo un piccolo SOS al Cielo:

“Signore, dammi la Tua pazienza!”

Questa preghiera dura solo un secondo e cambia tutto, non con un colpo di bacchetta magica, ma in profondità.

2. “L’amore è benevolo”

La famiglia è la prima scuola dove si impara ad essere servizievoli. Se incoraggiamo i nostri figli a rendersi utili, cominciando col dare l’esempio, non è solo perché questo rende la vita familiare più piacevole e più facile, ma perché attraverso le molteplici attenzioni che abbiamo l’uno per l’altro, scopriamo che il “servizio” non consiste nel fare quante più buone azioni possibili, ma nell’essere un servitore per gli altri. Se l’amore ci chiedesse solo di essere al servizio, potremmo considerarci a posto dopo una certa quantità di servizi resi, ma attraverso tutti questi servizi, ci viene chiesto di donarci. E non arriveremo mai alla fine di questo dono.

3. “L’amore non si adira”

In una vita familiare, quante opportunità per arrabbiarci gli uni contro gli altri! Non sorprendiamoci, è del tutto normale. Non facciamo finta di non provare mai la collera: di per sé, provare rabbia non è né un bene né un male. “Come tutti i sentimenti, non dobbiamo avere il diritto di provarla o meno. È lì e basta”, dice la psichiatra Dominique Megglé, che scrive in Être heureux en famille, (Essere felici in famiglia): “Ho visto odi enormi, silenziosi e assassini nelle famiglie, dove era proibito provare rabbia”.

Ciò che è importante in realtà è capire cosa ne facciamo della nostra collera: se la lasciamo esplodere, se le permettiamo di dettare i nostri comportamenti, allora diventa cattiva. Crescere nell’amore significa imparare a gestire la nostra rabbia, a non lasciarsi trasportare dall’energia che essa mobilita dentro di noi.

4. “L’amore non tiene conto del male ricevuto”

A volte è difficile discernere ciò che dobbiamo perdonare, soprattutto quando si tratta di piccole offese apparentemente insignificanti. Tendiamo a non rilevarle, anche solo per orgoglio: è molto umiliante riconoscersi offesi da una sciocchezza! Ma queste sciocchezze accumulate hanno più probabilità di soffocare l’amore che le colpe gravi. Nel campo dell’amore, nulla è insignificante, e se non vegliamo ogni giorno a perdonarci l’un l’altro come famiglia, anche le più piccole cose, ci allontaneremo gli uni dagli altri, insensibilmente ma con certezza.

5. “L’amore si compiace della verità”

Si dice comunemente che “l’amore rende ciechi”. In una qualche forma di amore appassionato, forse, ma non nell’amore familiare. Questo, al contrario, vede l’altro nella sua verità, che non è necessariamente rivelata dalle apparenze. Amare l’altro significa rimanere attenti a ciò che l’altro è in profondità e trovare in esso la nostra gioia. Tuttavia sappiamo che la routine è il peggior nemico della meraviglia. Quando vediamo ogni giorno il nostro coniuge e i nostri figli, rischiamo di guardare solo la superficie del loro essere: quelle piccole manie che ci infastidiscono, quei tratti di carattere che pensiamo di conoscere troppo bene, quelle parole e quegli atteggiamenti che non sanno più sorprenderci.

Ma Dio non li guarda così: vede la profondità del loro essere, la bellezza che ha messo in loro. È Lui che ci insegna a guardare i nostri fratelli nella verità, con meraviglia e gratitudine. Prendiamoci il tempo di guardare il nostro coniuge, i nostri figli, alla luce di Dio. Prendiamoci il tempo di ringraziarLo per tutte le meraviglie che Egli ha posto in loro.

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