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Ognissanti: come parlare dei martiri ai nostri figli?

SAINTS

Fr Lawrence Lew / CC BY-NC 2.0

Edifa - pubblicato il 01/11/20

Prima di diventare il giorno della commemorazione di tutti i santi, la festa di Ognissanti era stata istituita dalla Chiesa per onorare i primi martiri. Il 1° novembre è quindi una buona occasione per parlare ai propri figli di quei santi che hanno dato la vita per la loro fede.

di Christine Ponsard

I martiri sono un segno eclatante della forza dello Spirito Santo. Non erano superuomini, dotati di straordinarie capacità umane, di resistenza alla sofferenza fuori dal comune. Se sono stati capaci di sopportare la prova del martirio fino alla fine con incrollabile serenità, è stato perché si sono affidati allo Spirito di Dio che li ha colmati della Sua forza. Hanno offerto la loro debolezza a Dio e attraverso questa debolezza lo Spirito Santo ha manifestato la Sua Onnipotenza. Non esitiamo a far scoprire ai bambini il coraggio e la forza di questi santi, soprattutto se sono i santi patroni dell’uno o dell’altro figlio.

Come possiamo presentare questi santi ai bambini?

Non soffermiamoci troppo nei dettagli degli orribili tormenti inflitti ai cristiani. Questo può traumatizzare alcuni bambini a causa della loro giovane età o della loro grande sensibilità, inoltre, questo non è il punto essenziale. Molti martiri sono conosciuti solo per le circostanze della loro morte, non c’è bisogno di inventarci una vita di cui non sappiamo nulla, invece si può descrivere il contesto storico, geografico e sociale che gli corrisponde.

Va sottolineato anche il ruolo dello Spirito Santo per mostrare chiaramente che è in Dio dove i martiri trovano la forza, e lo Spirito Santo dà loro una Fede invincibile. Quando vengono interrogati dai giudici, Egli li ispira con delle risposte di una sorprendente precisione e fermezza (ricordiamo l’esempio del processo di Giovanna d’Arco, per esempio). Lo Spirito Santo dà loro la forza, non solo di sopportare infinite percosse, torture, insulti e umiliazioni, ma anche di farlo nella gioia e nella pace, come riportano molti resoconti. È necessario spiegare ai bambini che questa gioia non è indifferenza alla sofferenza, ma fiducia assoluta in Dio.


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I martiri, un esempio per tutti i cristiani

Perché parlare dei martiri ai bambini? I martiri sono per noi un esempio e un incoraggiamento. Non saremo forse chiamati a offrire la nostra vita in un momento, a sopportare torture fisiche o un’esecuzione come hanno fatto loro (ma questo non lo sappiamo). Ma in ogni caso, tutti noi, anche i bambini piccoli, siamo chiamati a dare la nostra vita ogni giorno ed in ogni momento, ciò è meno spettacolare, ma non necessariamente più facile. Cosa ci insegnano allora i martiri per aiutarci a offrire la nostra vita al Signore?

Non ha senso preoccuparsi in anticipo di ciò che potrebbe succederci. Qualunque cosa accada, lo Spirito Santo ci darà la forza e la pace di cui abbiamo bisogno per superare tutto: Dio che fa le croci fa anche le spalle, e nessuno è più esperto di Lui nel farle proporzionate. Se la piccola Santa Blandina di Lione avesse saputo in anticipo del suo supplizio, probabilmente avrebbe pensato di essere incapace di sopportarlo, ma a tempo debito, Dio le ha dato tutto ciò di cui aveva bisogno.

Dio è Onnipotente e chiede solo di darci la Sua forza. Ma noi dobbiamo permetterGli di farlo, mettendoci a disposizione dello Spirito Santo, e per farlo dobbiamo prima riconoscere la nostra debolezza. Aiutiamo i bambini a tradurre questo atteggiamento nella concretezza della loro vita. Non è solo con le proprie forze e per la propria volontà, che Giovanni può diventare più coraggioso sul lavoro, Amelia più composta a scuola, Vittorio meno disobbediente… e la mamma più paziente. È facendo sforzi, certo, ma con l’aiuto di Dio, riconoscendo sé stessi come peccatori, sapendo di essere deboli, accettando di riconoscere i propri errori e le proprie cadute, confidando sempre in Dio.


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Non dobbiamo vergognarci di essere cristiani

È importante spiegare ai bambini che i martiri ci insegnano anche ad avere il coraggio della nostra fede senza timore di essere presi in giro o addirittura insultati e picchiati. Può essere molto difficile per un bambino, e probabilmente ancora di più per un adolescente, osare proclamarsi cristiano e comportarsi come tale in un ambiente ostile. A causa di queste difficoltà, il bambino o il giovane può chiudersi, irrigidirsi, difendersi essendo intransigente, giudicando gli altri. Sta a noi, genitori ed educatori, insegnare loro ad essere orgogliosi della loro fede, non dobbiamo essere cristiani che “si vergognano” per eccesso di tolleranza, ma essere nella pace e nella carità. Per questo è importante che i bambini possano parlarne con i loro genitori, nella carità e…. nello humor.

Insegniamo loro che non si può essere un eroe nell’ambito della fede e uno zero in quello della carità, non si possono dissociare le due cose. Testimoniare la propria fede non è solo e prima di tutto affermare le proprie convinzioni, è anche e soprattutto comportarsi da cristiani, cioè da discepoli di Colui che ci ha dato la Carità come primo comandamento. Lo Spirito che rende forti dona anche la dolcezza.


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