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Come dare tutta la sua dimensione di festa alla domenica in famiglia?

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Edifa - pubblicato il 04/10/20

Troppo spesso la domenica fa rima con noia. Per questo è necessario prendere delle iniziative concrete che rendano il giorno del Signore un vero e proprio tempo di riposo, di festa e di santificazione.

di Christine Ponsard

Abbiamo tutti bisogno di riprendere fiato. “L’alternanza di lavoro e riposo, insita nella natura umana, è voluta da Dio stesso”, diceva San Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Dies Domini, il 31 maggio 1998. Le vacanze, come i giorni di riposo settimanali, sono apprezzate da tutti: basta vedere il buon umore che regna quando si esce dagli uffici alla fine della settimana… Ma attenzione a non confondere il “weekend” con la domenica. Il riposo domenicale, in effetti, è molto più di un semplice momento di relax. Infatti, se fosse solo questo, potrebbe benissimo trovarsi anche in un qualsiasi altro giorno della settimana: dopo tutto, perché la domenica e non il lunedì o il mercoledì?

Riposare la domenica è riorientarsi nella direzione del Regno

Perché la domenica? La domenica è il giorno della Resurrezione e la Resurrezione è ciò che dà significato a tutto ciò che viviamo sulla Terra. Riposarsi la domenica non è solo smettere di lavorare, è, più profondamente, riorientarsi nella giusta direzione: quella del Regno. La domenica restituisce alla nostra vita una sua dimensione verticale, mentre il fine settimana offre solo una prospettiva orizzontale.

Il riposo domenicale è un atto di Fede e di Speranza. Non è sempre facile per noi fermarci, far finta di non avere dossiers in ritardo o una contabilità da aggiornare. Ma la domenica ci è data per cercare prima il Regno, con la certezza che “tutto il resto ci sarà dato in aggiunta”. Lasciare da parte il nostro lavoro è una manifestazione concreta della nostra fiducia in Dio, significa riconoscere che tutto ci viene da Lui, che il nostro lavoro è una partecipazione alla Sua opera di Creatore, e che fuori di Lui non possiamo fare nulla. Non abbiate paura, ripeteva il Santo Padre San Giovanni Paolo II. Non abbiate paura di dare il vostro tempo a Cristo.

Domenica, giorno di festa

La domenica dovrebbe essere, per eccellenza, il giorno della gioia: gioia di celebrare Gesù risorto veramente presente in mezzo a noi, gioia della Risurrezione a cui tutti siamo chiamati, gioia di sapere che tutta la nostra vita terrena è un cammino verso il Regno e che, di domenica in domenica, la Chiesa avanza verso l’ultimo giorno del Signore, la domenica eterna.

Tuttavia, se il riposo domenicale ha una cattiva reputazione, è perché la maggior parte delle domeniche sono segnate dalla malinconia e dalla noia. È urgente che ci inventiamo delle domeniche di festa, che troviamo come viverle in parrocchia, con la famiglia e gli amici, domeniche all’insegna della semplicità e della gioia, e che la domenica non sia mai più quel giorno vuoto che tante persone sole temono.

Al centro della domenica c’è l’Eucaristia. Assistere alla Messa ogni domenica non è un lusso riservato a chi non ha niente di meglio da fare, né un’opzione per persone pie: è una necessità vitale.
Fin dai primi secoli, i cristiani hanno sentito il “bisogno interiore” di riunirsi ogni domenica per celebrare l’Eucaristia, a volte anche mettendo a rischio la loro vita. “Solo più tardi, di fronte alla tiepidezza o alla negligenza di alcuni, la Chiesa ha dovuto rendere esplicito il dovere di partecipare alla messa domenicale: lo ha fatto il più delle volte sotto forma di esortazione, ma a volte ha dovuto anche ricorrere a precise disposizioni canoniche” (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, § 47). In altre parole, la Chiesa ha dovuto affermare chiaramente che la partecipazione alla Messa domenicale è un obbligo serio, un atto essenziale da cui dipende la nostra vita spirituale. Se la Chiesa ci invita a santificare la domenica, è perché ne abbiamo bisogno: non perdiamoci questo dono.

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