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Eredità: come evitare il regolamento dei conti

Inheritance
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Edifa - pubblicato il 26/09/20
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L’eredità spesso risveglia dei sentimenti che avremmo preferito lasciare da parte. Quando si prepara il testamento o si ereditano dei beni dai genitori, è importante assicurarsi che la divisione non si trasformi in uno battaglia. di Firenze Brière-Loth

I credenti si comportano meglio degli altri quando si tratta di eredità? Frate Jean Emmanuel Ena esplora la dimensione spirituale dell’eredità e dà alcuni spunti per arrivare ad una giusta condivisione.

Perché dite che l’eredità è il momento della verità?

L’eredità arriva spesso nei momenti di crisi nel bel mezzo della vita e nei momenti in cui ci si rimette in discussione. È importante chiedersi che cosa eredito dai miei genitori, cosa accetto e cosa rifiuto, al di là delle cose materiali perché in effetti ciò che eredito va ben oltre agli averi e riguarda anche la cultura, la mentalità, la fede.

Ed ecco un’altra domanda da porsi, qual è il mio modo di possedere i beni materiali? Vediamo il denaro come una sicurezza materiale, ma in realtà è la sicurezza affettiva che ricerchiamo. L’uomo spesso si identifica con ciò che ha e non con ciò che è: “Più possiedo, più sono.” Il ricco è quello che ha più di me.” Nessuno dice mai: “Sono ricco!” Infine, ci si può chiedere che tipo di relazione si abbia con i propri fratelli.

Con i propri genitori e con i fratelli e sorelle, qual è l’atteggiamento giusto da tenere?

Prima di tutto, è necessario mettere questo rapporto tra le mani del Signore: “Sono nel caso in cui non ho mai osato dire la verità ai miei genitori perché aspettavo l’eredità, o sono in un atteggiamento vero, a rischio di essere meno viziato?”

Alcune persone hanno la sindrome della ragazza perfetta o del giovane perfetto. Non hanno mai avuto una vera e propria crisi adolescenziale perché hanno sempre voluto adattarsi all’immagine voluta dai genitori. Non si sono mai posizionati come adulti. Hanno sempre fatto quello che è stato detto loro di fare: non parlare di soldi, non arrabbiarti, mettiti da parte. Spesso l’eredità fa esplodere questa falsa identità ed è la coppia che ne soffre perché il coniuge non è più lo stesso!

Per quanto riguarda il rapporto con i fratelli, bisogna chiedersi: “Qual è la natura del mio rapporto con loro: dipendenza, dominio, competizione? È importante presentare i miei fratelli e le mie sorelle al Signore, infatti in questo modo i nostri rapporti saranno purificati e corretti.”

Tutti i conflitti sono negativi?

L’eredità rivela lo stato reale di una famiglia, al di là dello stato apparente, con tutta la finzione dell’apparenza e tutta la cortesia che ne deriva. Ho incontrato una famiglia cattolica benestante e praticante, dove l’eredità ha rivelato la vera situazione spirituale di ciascuno e ha causato una vera crisi di identità. Da lì in poi, si sono chiesti quali fossero i loro veri valori e cosa volessero realmente trasmettere ai loro figli. A volte questa crisi è molto benefica perché riesce a metterci in discussione sulla forma di vita che abbiamo scelto e sul valore che diamo alla sicurezza materiale.

La parabola del figliol prodigo ci può illuminare

Il figlio minore chiede la sua eredità, come se dichiarasse la morte del padre: il suo rapporto con lui è già distorto. Siccome si sente colpevole, pensa di non avere più diritto alla figliolanza; ma il legame di figliolanza non si perde perché la vera eredità è il rapporto padre-figlio. Per quanto riguarda il maggiore, invece, si pone come se fosse un dipendente del padre. Questa è la sindrome del figlio modello. Dice: “Io ti servo” e non: “Ti voglio bene, sono tuo figlio”.

Come si può avere un buon rapporto con il fratello se si ha un brutto rapporto con il padre? Chiedendo a Dio di venire a restaurare la relazione! L’eredità è un momento essenziale che riguarda la morte, l’essere e l’avere, il mio rapporto con Dio e con la mia famiglia. Vedo delle eredità che vanno molto bene grazie a dei rapporti sinceri.

Quale sarebbe il modo migliore di affrontare questa trasmissione?

Negli ambienti benestanti, l’eredità spesso significa possesso e sicurezza materiale. Certi genitori sacrificano tutta la loro vita per i loro figli, al punto di essere assenti, quando in realtà i figli avrebbero preferito la loro presenza. Quale gerarchia di valori trasmettono così facendo? Assicurano senza dubbio il futuro materiale dei loro figli, ma li ostacolano spiritualmente ed emotivamente.

“La mia fede cambia il mio concetto di eredità oppure ho lo stesso approccio di chi non crede? Se è così, la mia fede non è vissuta come un criterio primario. La parola di Dio è primaria, anche quando il mio ambiente mi dice il contrario. Nell’eredità si deve lottare, ovviamente, per la giustizia, ma tenendo sempre presente questa domanda: “Come posso fare in modo che questi beni ricevuti dai miei genitori servano al bene di tutti? Perché se ledo il bene comune, ledo me stesso”.

Cosa dice la Sacra Scrittura al riguardo?

Il popolo d’Israele è solo l’amministratore della Terra Promessa. Anche noi non siamo proprietari, ma solo amministratori. Ogni nostro bene appartiene a Dio, sia quelli materiali che quelli spirituali, intellettuali o fisici. Noi non ne siamo la fonte: è esterna, e siamo chiamati a far fruttificare l’eredità ricevuta.

Tendiamo sempre a idolatrare i beni materiali e a dare loro il posto che spetta a Dio. Se Dio è al primo posto nella nostra vita, ci aiuterà a gestirli. Un giorno ci chiederà sicuramente di rendere conto del modo in cui abbiamo amministrato i nostri beni, nel rispetto delle persone. Abbiamo accettato di vendere le nostre anime per dare un’importante eredità ai nostri figli? Si tratta allora davvero di una buona eredità? Dobbiamo ben distinguere tra sincerità e verità.

Inoltre, meditiamo la seconda Beatitudine: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) che collega la mitezza e l’eredità. Questa non si ottiene strappandola, ma ricevendola. Ricordiamoci sempre che questa vita in cui ci stabiliamo non è l’unica vita! Con Gesù Cristo siamo coeredi della vita eterna!