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Perché è molto importante far benedire la vostra nuova casa?

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Edifa - pubblicato il 20/09/20

Benedire la propria nuova casa potrebbe essere un buon modo per avere un vero punto di riferimento e invitare il Signore sotto il nuovo tetto.

di Noémie Bertin

“Ogni volta che ci siamo trasferiti, abbiamo fatto benedire il nostro appartamento. È per noi un’opportunità per ringraziare Dio e mettere sotto la Sua protezione ciò che viviamo in essa e coloro che vi sono accolti”. Benedetto, trentenne, non potrebbe immaginare di stabilirsi nella sua nuova casa senza invitare il sacerdote. Davanti alla moglie e al bambino, il sacerdote ha officiato e benedetto la loro nuova casa, stanza per stanza. “Ascolta, nella Tua bontà, la preghiera dei Tuoi servi in questo giorno in cui stanno inaugurando la loro casa… ” Queste suppliche, parte del rituale che accompagna l’aspersione dell’acqua santa, sono familiari al sacerdote. Radicate nella saggezza della Chiesa, questa liturgia per la famiglia incontra l’entusiasmo dei fedeli, come nel caso di quei genitori che hanno approfittato della visita del sacerdote per affidare a Dio la nuova casa, o degli sposi che hanno preso la decisione di invitare il parroco alla festa di inaugurazione della casa.

Una pratica radicata nella liturgia del popolo d’Israele

Di tutte le possibili benedizioni, un posto di lavoro, un’azienda, un’auto, quella invocata sul tetto e le mura di un focolare assume uno spessore particolare. Spiega padre Emmanuel Roberge: “Questa pratica è radicata nella liturgia del popolo d’Israele, ricorda il sangue dell’Agnello Pasquale che gli ebrei hanno messo sulla loro porta prima della fuga in Egitto”. Nei primi secoli, epoca di persecuzione, la fede era vissuta nel cuore delle case, la domus ecclesiae, “chiesa domestica”. La prima liturgia cristiana era celebrata in casa”.

Il luogo centrale di cui testimoniano numerosi passaggi biblici, dall’ospitalità di Abramo alle visite di Gesù a Marta, Maria, Zaccheo, ecc… Risuona anche l’istruzione di Gesù ai discepoli missionari: “In ogni casa in cui entrate, prima dite: ‘Pace a questa casa’ “. (Lc 10, 5) Una pace che prende dimora tra le mura e che si estende a tutti gli ospiti. Marion e Luigi Maria, il giorno in cui la loro casa è stata benedetta, hanno invitato le rispettive famiglie, “un momento di grazia, di gioia e di festa”. Questi giovani genitori testimoniano: “Ci sembra indispensabile ed è un modo per mettere la dimora in cui viviamo nelle mani del Signore e per proteggere la nostra famiglia”.

Tra i fedeli, alcuni desiderano proteggere, nonché liberare, il loro luogo di vita da qualsiasi influenza malsana. Dice Benedetto “Non sappiamo necessariamente cosa può essere accaduto lì prima del nostro arrivo …”. Padre Emmanuel Dumont, esorcista, riceve molte richieste di questo tipo: “La casa è luogo di combattimento spirituale come tutta la Chiesa”, dice. “Quando vado a benedire una casa, mi piace attingere all’antico rituale che propone una preghiera penitenziale, in cui si chiede perdono per i propri peccati e per ciò che è stato fatto di male in questa casa. Può anche essere un’occasione per pregare per coloro che vi sono morti impreparati”. Il sacerdote utilizza quindi l’acqua e il sale benedetti, l’incenso e l’olio per ungere porte e finestre.


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Formule algebriche scritte con il gesso sopra le porte

Chi vuole approfondire sui riti di benedizione scopre una pratica secolare, un vero tesoro della pietà popolare. In Francia, in Normandia, si può essere sorpresi nel vedere formule algebriche scritte con il gesso sopra le porte: “20 + C + M + B + 18”, la rinascita di una tradizione dell’Epifania dimenticata in Francia, ma comune nei paesi germanici. Queste iniziali corrispondono all’invocazione “Christus mansionem benedicat“, cioè “Che Cristo benedica questa casa”, incorniciata dai numeri del nuovo anno. Si possono leggere anche le iniziali dei Magi, Gaspare (o Caspare), Melchiorre e Baldassarre. “I Re Magi sono venuti ad adorare il Bambino Gesù e, tornando a casa, hanno diffuso la notizia di quella Vita Divina sul loro cammino”, spiega l’abbate Guilhem de la Barre.




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Dal 6 al 13 gennaio, il sacerdote ha percorso le strade normanne per benedire una quarantina di case. Con il gesso, ha tracciato questa iscrizione su ogni architrave della porta: “La benedizione delle case rende visibile che, attraverso la Sua incarnazione nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, “ha abitato in mezzo a noi” e che agisce nelle nostre anime nell’umiltà della vita domestica quotidiana”. La Chiesa propone questa tradizione nel Direttorio sulla pietà popolare e la liturgia. Il capofamiglia stesso può guidare questa liturgia famigliare e scrivere la formula appropriata con il gesso, benedetto durante la Messa dell’Epifania.

A differenza del gesso, l’acqua santa non lascia tracce visibili sulle pareti, eppure l’abitazione rimane nelle mani di Dio. “È quindi molto importante esporre icone, statue, Bibbie o libri di preghiere sotto gli occhi di tutti”, ci ricorda padre Emmanuel Roberge, per indicare chiaramente la presenza del Signore in questa dimora, segni che testimoniano che la casa cristiana, “quasi consacrata”, è “una cellula viva del Corpo della Chiesa”.

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