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La comunione quotidiana è una grazia o una pratica eccessiva?

KOMUNIA ŚWIĘTA

Piotr Hukalo/EAST NEWS

Edifa - pubblicato il 19/09/20

Al giorno d'oggi è assolutamente normale fare la comunione ogni volta che andiamo a Messa. Ma questa pratica a volte quotidiana non ci porta a considerare l'Eucaristia come qualcosa di banale? O al contrario, è un cammino di santificazione?

di padre Pierre Descouvemont

È davvero utile fare spesso la comunione? Questa è una domanda che il re San Luigi non si sarebbe mai posto. Egli “ascoltava” due Messe al giorno, come si diceva allora, cioè assisteva a due “Messe private” in successione, ma come tutti i frati minori e domenicani del suo secolo, riceveva la Comunione solo sette volte all’anno, nelle feste maggiori. Questo non per mancanza di fiducia in Dio, ma in virtù dell’immenso rispetto che si aveva allora per il corpo di Cristo ricevuto in comunione: non la si riceveva finché non ci si era preparati ad essa per lungo tempo.

Oggi, grazie alle vigorose esortazioni di Leone XIII e poi di San Pio X a tornare alla pratica originaria della Chiesa, i cristiani trovano normale fare la comunione ogni volta che vanno a Messa, e poiché le regole del digiuno eucaristico sono diventate notevolmente più flessibili, non c’è quasi nessuno sforzo da fare per accedere alla comunione a qualsiasi ora sia la Messa. Tanto che oggi tantissimi cristiani vanno a fare la Comunione ogni domenica e anche tutti i giorni, anche se non si confessano quasi mai o pregano raramente! Cosa dobbiamo pensare di questo?




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La comunione il più spesso possibile, ad una condizione

La comunione produce il suo pieno frutto solo se, nelle ore precedenti, ripetiamo intensamente a Gesù che abbiamo bisogno di Lui e che Lo supplichiamo di invadere i nostri cuori. Dopo la comunione, dobbiamo anche prenderci del tempo per parlare con Lui, poi, il nostro corpo a corpo eucaristico sboccerà in un vero e proprio cuore a cuore, che si prolungherà tutto il giorno.

Il Curato d’Ars metteva in guardia i suoi confratelli contro l’abitudine che avevano troppo spesso di precipitarsi a leggere il giornale non appena avevano celebrato la Messa, invece di continuare il dialogo con Colui che avevano appena tenuto in mano e dato ai fedeli. Quanto a Marthe Robin, osava dire che l’orazione è più importante della comunione quotidiana. Certamente, diceva, “richiede molto più sforzo. La comunione sacramentale, inoltre, potrebbe non essere possibile per un tempo molto lungo a causa di varie infermità che Dio invia alle sue creature per metterle alla prova. L’orazione è sempre possibile, anche se solo per pochi minuti, la comunione non sempre presuppone la virtù: ci si può rendere colpevoli di aver fatto la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore. L’orazione quotidiana non significa che si è virtuosi, ma è la prova che si sta lavorando seriamente per diventarlo”.

Se abbiamo preso la buona abitudine di farlo, continuiamo a fare la comunione il più spesso possibile, ma che queste comunioni siano il culmine della nostra giornata, culmine che ci prepariamo a scalare e dal quale scendiamo “nelle mani di Gesù”, con il cuore pieno di gioia.




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