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Instagram, Snapchat, TikTok … Bisogna sorvegliare i nostri adolescenti sui social network?

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Edifa - pubblicato il 18/09/20

Per i genitori è spesso difficile seguire le attività online dei loro figli. Ma fino a che punto ci si può spingere in questa volontà di controllo?

di Jeanne Larghero

Chi non si è mai chiesto un giorno se ha il diritto di poter dare un’occhiata di nascosto a quello che il proprio figlio sta combinando sui social network? Sapendo che c’è un grande margine da non oltrepassare, tra gettare uno sguardo da dietro e dirgli: “Tutto bene? ”e contattare l’FBI di notte per imparare a piratare il suo account per lo spionaggio digitale, o semplicemente farsi passare per un finto amico, per vedere chi dice cosa e con chi… solo per verificare…

Lasciare che il figlio eserciti la sua libertà

Vorremmo sapere tutto per rassicurarci, ma è necessario mostrare fiducia, e la fiducia è qualcosa che si dà. Non abolisce né il dubbio né l’inquietudine, invece mette fine alla cattiva curiosità, libera il pensiero e l’azione.

Apparentemente è più semplice non fidarsi e frenare ogni iniziativa, verificare tutto e tenere tutto sotto controllo: non si corre alcun rischio. In realtà, si genera un rischio immenso: indebolire l’altro nell’uso della sua libertà con il pretesto di preservarla. La libertà non si costruisce nell’astratto, ma negli atti. Chi non sceglie mai nulla, sia per debolezza di volontà o per impedimento esterno, vede la sua libertà indebolirsi di giorno in giorno, così che quando gli verrà data la possibilità di scegliere, si troverà incapace di decidere da solo e di impegnarsi.

La fiducia presuppone allora che si rinunci a verificare tutto, anche quando si ha la possibilità di farlo. Altrimenti, che senso ha dare fiducia? La fiducia data ci obbliga a rinunciare all’illusione dell’onnipotenza, del controllo assoluto, umanizza la persona che la dà. Fidarsi è, paradossalmente, accettare di riconoscere la propria vulnerabilità, da qui l’immenso dono che viene fatto a chi la riceve: questo dono prezioso deve essere accolto con gratitudine e nutrito con cura.

Una fiducia amorevole e ragionevole

Infine, chi si fida lo decide e lo dichiara, pur integrando con intelligenza la parte di incertezza. Questo atto di volontà deve quindi basarsi come tale sulla ragione: è ragionevole concedere a colui che mi viene affidato la parte di libertà che egli esige? La fiducia cieca o irrazionale è in realtà una dimissione.

Con i nostri figli, l’estensione della nostra fiducia deve essere misurata dalla capacità di usare la loro libertà senza mettere in pericolo se stessi, perché il nostro ruolo è quello di proteggerli. Spetta sempre a noi spiegare loro le ragioni della nostra fiducia, in modo che sentano che questa fiducia non è una decisione arbitraria, ma sta anche a noi dire loro che la fiducia è un legame vivo, che deve quindi essere nutrito.

Affidiamoli dunque aldilà di tutto a Colui che è l’artefice della loro libertà, che ci stima al punto di metterli nelle nostre mani e che veglia su di loro.

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