Per molti genitori, staccarsi dal figlio che va’ all’università lontano da casa è uno dei momenti più difficili della loro vita. Ci sono tuttavia molti modi per minimizzare il dispiacere e vivere la separazione in modo più sereno. di Elizabeth Content
Con l’inizio dell’anno scolastico e i suoi numerosi cambiamenti, alcune famiglie si confrontano con la partenza di un giovane che se ne va’ a causa dei suoi studi universitari. La difficoltà non è tanto nella distanza quanto nella separazione, tanto più che non saremo noi a prenderci cura di nostro figlio come una volta ed il mondo di oggi sembra pericoloso, pieno di attrazioni che farebbero girare la testa a chiunque. Riuscirà a resistere a queste tentazioni? E poi, saprà come mettersi al lavoro? Come si nutrirà, quali saranno le sue frequentazioni? Continuerà ad andare a Messa?
Cosa c’è di più normale che porsi queste domande… È difficile, e a volte doloroso, rendersi conto che amiamo un figlio che poi ci lascerà. Sappiamo intellettualmente che “i nostri figli non sono i nostri figli”, ma quando arriva il momento della separazione, fa male e preoccupa. Come poter vivere questo momento nel modo più sereno possibile?
Non manipolare il giovane
Prima di tutto, dobbiamo accettare questa partenza senza cercare di far sentire in colpa nostro figlio (“Avresti potuto scegliere un’altra scuola”), o di ricattarlo affettivamente (“Sarà difficile per noi, finanziariamente, sarà un grande sforzo”), o di trattenerlo (“Ci mancherai…”). In seguito, si tratta di fidarsi di lui: per diventare adulto, il giovane ha bisogno di questa separazione, di confrontarsi con il mondo, di vivere esperienze, e più l’autonomia sarà stata preparata e sperimentata mentre era ancora a casa, più l’allontanamento sarà fruttuoso.
Non si tratta nemmeno di lasciarlo andare via senza avergli parlato o senza averlo avvertito di certi pericoli. Più avremo preparato questo momento educando la sua coscienza e il suo spirito critico, più sarà responsabile; il figlio vive questa autonomia, e anche se mangia solo pasta e pizza, ha bisogno di sentire la nostra fiducia.
Ma attenzione, questo non significa chiudere gli occhi, non vedere nulla e non sapere nulla, i primi passi verso l’indipendenza richiedono un accompagnamento. Come possiamo quindi stargli vicino mentre gli lasciamo vivere la sua vita?
Creare momenti privilegiati anche se il figlio va’ via lontano da casa
All’età di 17 o 18 anni, è legittimo e normale sapere come vive nostro figlio, anche perché è finanziariamente dipendente da noi. È normale conoscere i suoi orari, aver visto il posto dove vivrà, visitare, quando è possibile, la scuola o l’università dove lavorerà, essere a conoscenza dei suoi risultati scolastici. Internet e i telefoni cellulari permettono inoltre di stabilire una modalità di comunicazione che rispetta la sua privacy senza lasciarci nella totale ignoranza. Potremo impostare insieme la frequenza delle telefonate, dei rientri a casa, e come genitori e nonni, potremo creare momenti speciali andando a trovarlo.
“L’uomo lascerà suo padre e sua madre” è un comandamento di Dio (Gen 2, 24). Non dimentichiamo che è difficile anche per i nostri figli lasciare i loro cari. Come li aiuteremo senza cacciarli via (a volte spingerli via può essere utile)? È allontanandosi dal nido familiare che un giovane inizia a portare le pietre dell’edificio della sua vita, poi ci inviterà a visitare alcune stanze, ma non tutte, e scopriremo così un nuovo rapporto fatto di vicinanza e distanza. In questo tempo di separazione, preghiamo ogni giorno per lui, affidandolo al suo angelo custode e al suo santo patrono, è anche questo il nostro ruolo di genitori. Un’azione nascosta, umile ma indispensabile, perché sappiamo che Dio è un Buon Padre che veglia fedelmente sui Suoi figli.