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Lettera aperta a… un amico che ha appena ottenuto il suo primo impiego

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© Antonio Guillem I Shutterstock

Anna Ashkova - pubblicato il 09/08/20

Durante questo periodo estivo, Aleteia vi propone di scoprire cinque lettere che vi faranno viaggiare attraverso le diverse età della vita. Oggi, immergetevi nella seconda lettera di questa serie, indirizzata a un giovane che ha appena ottenuto il suo primo impiego.

Caro amico,

Dopo tutti questi anni di studio e dedizione, hai appena trovato il lavoro dei tuoi sogni. Congratulazioni! Questo è l’inizio di molte scoperte professionali. Sta iniziando per te una vera e propria avventura! Non dimenticarti di invitare il Signore a partecipare a tutte le tue attività, perché sarà invano che faticherai nel tuo lavoro, se Dio non sarà al tuo fianco per costruire con te. Per questo inizio di carriera, vorrei presentarti la bella preghiera di Padre Luc de Bellescize alla Santissima Trinità, affinché tu possa chiedere la grazia dell’amore per il lavoro ben fatto, che trasforma la Creazione rispettandone l’ordine:

Io ti lodo, o Padre, Creatore del cielo e della terra, per aver affidato la Creazione all’opera delle mie mani. Ti benedico perché cosi partecipo alla missione regale di governare il mondo, Tu che sei l’unico Re, Maestro e Signore. Mi hai messo in un giardino perché io possa farci sorgere la città santa, Gerusalemme, in vista della pace. Non Babilonia la grande, che disperde e divide, ma la città dove “tutte le cose sono una cosa sola”. Voglio trasformare il mondo secondo la sua stessa vocazione, che è quella di cantare la gloria del Tuo Nome.

Trasformando il mondo, voglio trasformare anche me stesso, e presentarmi a Te come un’offerta gradevole, offrendoti il lavoro delle mie mani. Concedimi la grazia di non essere “indaffarato senza fare nulla”, e impediscimi di idolatrare il mio lavoro. Non lasciarmi cadere nell’idolatria del vitello d’oro, creato dall’agire dell’uomo, ma che attraverso il mio lavoro la Creazione trasformata Ti canti un inno di gloria, perché attende la mia opera di figlio di Dio e geme nei dolori del parto, nella speranza del Regno che verrà.

Io ti lodo, o Verbo incarnato, Gesù, Tu figlio della Vergine e del falegname di Nazareth, perché hai santificato il mio lavoro per l’opera delle Tue mani, nel silenzio della Tua infanzia, negli anni della Tua giovinezza, in attesa del giorno della Tua manifestazione ad Israele. Allontana da me lo spirito di pigrizia, insegnami ad essere generoso, a lavorare con coraggio, a spendermi senza aspettarmi nessun’altra ricompensa se non quella di sapere che sto facendo la Tua santa volontà.

Esaudiscimi nel costruire la città di Dio già da qui sulla terra, e accoglimi alla fine dei miei giorni nella Gerusalemme celeste, dove asciugherai ogni lacrima dai miei occhi. Tu che sei Colui per il Quale tutte le cose sono state fatte, Tu che hai riposato il settimo giorno nel silenzio della Creazione compiuta, nella pace del sepolcro dove riposava il Tuo corpo, insegnami anche ad osservare il giorno della Tua risurrezione, preludio del riposo eterno che dà senso al mio lavoro quotidiano, non facendo altro che stare alla Tua Presenza e ricevere il Tuo Santissimo Corpo.

Io ti lodo, o Paraclito, Spirito Santo di Dio, Tu che fin dall’inizio aleggiavi sulle acque. Spirito creatore e ordinatore del mondo, insegnami l’amore per il lavoro ben fatto, che trasforma la Creazione rispettando il suo proprio ordine. Tu l’Unzione di dolcezza e di forza, Tu che puoi sradicare i cedri del Libano e che sussurri come una brezza leggera, concedimi l’autorità verace, che ferisce solo per pacificare, che rompe solo per riparare. Concedimi di esercitarla con la saggezza di Salomone e non nella violenza di Saulo.

Impediscimi di disprezzare uno solo di quei piccoli che Tu potresti affidarmi, e concedimi, nel coltivare la terra, di non calpestare mai la dignità dell’uomo e la sua intima apertura all’adorazione dell’Altissimo, dal quale proviene ogni vera paternità e davanti alla quale dovrò rendere conto, come un buon amministratore dei doni di Dio.

Amen

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