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Volete imitare i santi Pietro e Paolo? Siate facce toste!

WOMAN, SCREAMING, MEGAPHONE

© Mvan Caspe

Edifa - pubblicato il 29/06/20

In occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo del 29 giugno svegliate l’apostolo che dorme in voi!

Fra Thierry-Dominique Humbrecht

Celebrare i due pilastri della Chiesa nello stesso giorno non è privo di significato, la liturgia manifesta che in entrambi è stato vissuto lo stesso mistero. Peccato che una certa predicazione si compiace di opporre Pietro e Paolo. Il primo rappresenta l’istituzione (della Chiesa), il secondo il carisma (dello Spirito Santo). L’istituzione è necessaria ma repressiva, il carisma è individuale ma inventivo, Pietro ordina, ma Paolo infiamma, ecc. A riguardo dobbiamo dire che questa classificazione non è esatta. In un certo senso, Pietro è carismatico (buca lo schermo nel Vangelo), e Paolo è istituzionale (questo fariseo ha fondato solo strutture). Inoltre, entrambi sono rivestiti delle due grazie del carisma e dell’istituzione, attraverso la loro vocazione di apostoli. Soprattutto, la stessa opposizione del carisma e dell’istituzione è da sottoporre a critica, è discutibile e dipende da un’impostazione filosofica, non meno discutibile, che consiste nel dire che la libertà viene esercitata solo se scevra da ogni autorità. Nulla è scontato, nessuna teologia è senza un’opzione filosofica, nessun percorso catechistico è senza presupposti che bisogna scoprire. Benedette le generazioni che domani sapranno tirare le fila del nostro discorso.

Per essere cristiano, bisogna diventare “faccia tosta”

Pietro e Paolo sono anche grandi figure, quelli che il cinema chiamerebbe “grandi personaggi “. Siamo lontani da un cristianesimo asettico, da una Fede esercitata in tempi ordinari. Sono quello che sono i santi: delle forti personalità, con difetti tanto salienti quanto le loro qualità, ma cosa importa? Certo la grazia li ha afferrati, li ha trasformati con i doni e il faticoso lavoro delle virtù, ma la grazia trasforma lentamente, perché la nostra corazza resiste ed in ogni caso, la grazia non cambia mai una personalità. Al contrario, più siamo cristiani, più siamo noi stessi, i lineamenti si illuminano e anche si accentuano. Per essere cristiano, quindi, bisogna avere un grande carattere.

Tutto questo non ci sarebbe se Pietro e Paolo si fossero accontentati di cercare Dio. Non Lo hanno solo cercato, Lo hanno dato agli altri, hanno dato sé stessi per gli altri. Era la loro grazia, era la loro vocazione, ma non banalizziamo: è il destino del cristiano essere simile al suo Signore. Un supplizio doppiamente infame per Pietro (crocifisso a testa in giù), un supplizio nobile e civile per Paolo (decapitato). Loro sono andati fino in fondo, al dono supremo, per la sola grazia di Cristo. La Chiesa deve loro tutto. Dobbiamo essere sia Pietro che Paolo.

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