Perché, a volte, il nostro angelo custode non ci aiuta ad evitare certe avversità?

ANIOŁ STRÓŻ
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Edifa - pubblicato il 20/06/20
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Padre Nicolas Buttet

Tutti noi abbiamo un angelo custode che ci sostiene, ci difende, ci accompagna ogni giorno e facilita il nostro viaggio verso il Cielo. Ma questo viaggio è talvolta disseminato di prove, durante le quali è possibile sentirsi abbandonati dal proprio angelo custode. È proprio così o è solo un’impressione e possiamo rimproverare il nostro angelo custode per le prove passate?

Tutto ciò che tocca la nostra vita interessa il nostro angelo custode, cioè l’anima spirituale e il nostro destino eterno in primo luogo. Per questo Lui, “esperto” di adorazione, ci assiste soprattutto nei momenti di preghiera. È anche interessato alla nostra salute mentale e fisica e si prende cura della nostra esistenza fino ai più piccoli dettagli della vita quotidiana, per esempio un’ispirazione per compiere il nostro dovere di stato… o il parcheggio che stiamo cercando!

“Ecco, Io manderò un angelo davanti a te per custodirti sul tuo cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della Sua presenza, ascolta la Sua voce e non ribellarti a Lui… poiché il Mio angelo camminerà davanti a te” (Es 23,20-23). La missione primaria dell’angelo custode è, quindi, quella di condurci al “porto buono”, all’incontro con il Dio Vivente. Egli è il “ministro della sollecitudine Divina per ciascuno di noi” (Benedetto XVI), sia spiritualmente che materialmente. Come conciliare dunque questa comprensione del ruolo dell’angelo custode con i problemi e persino le tragedie della vita? Vediamo, per esempio, un angelo che libera gli Apostoli dalla loro prigione (Atti 5:19) e lo stesso Pietro (Atti 12:7-11). Eppure questi angeli non impediranno il martirio degli uni e degli altri al tempo stabilito da Dio.

L’angelo custode non evita le prove che aiutano a crescere spiritualmente

L’angelo vede e mira soprattutto al fine, cioè alla nostra vocazione ultima che è la nostra santità. In questo senso, i nostri angeli custodi partecipano attivamente al combattimento spirituale “contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (Ef 6: 12). San Padre Pio fu tuttavia abbandonato dal suo angelo custode nel momento di una terribile battaglia contro il Maligno: “Lo rimproverai severamente per aver atteso così a lungo, anche se non avevo smesso di chiedere il suo aiuto. Per punirlo, non volevo più guardarlo in faccia, volevo scappare da lui… Ma mi è venuto incontro quasi in lacrime. Mi ha afferrato finché non ho alzato lo sguardo, l’ho guardato in faccia e l’ho trovato molto arrabbiato.” L’angelo spiegò a Padre Pio che aveva ricevuto dal Signore istruzioni in tal senso, rassicurandolo: “Io ti sono sempre vicino, mio caro piccolo, ti circondo sempre di affetto.”

Alla luce di questo fine, la vita eterna, bisogna guardare alle avversità a volte sconcertanti e alle prove che crocifiggono l’esistenza. A tal fine, l’angelo può talvolta agire “virilmente”. L’angelo di Santa Francesca Romana le diede un forte schiaffo mentre lei era a tavola ad un pranzo mondano a parlare male di una persona. Tutti sentirono il rumore dello schiaffo e videro il segno rosso sulla sua guancia! Così il nostro angelo non ci risparmierà alcune prove di crescita spirituale. Tuttavia, egli pregherà per noi e ci accompagnerà nel cuore del combattimento.

Pensiamo a sant’Ignazio di Loyola che si ruppe una gamba durante l’assedio di Pamplona o a San Giovanni della Croce gettato nelle segrete dai suoi Fratelli Carmelitani. Si potrebbe essere indignati per il fatto che i loro angeli non abbiano impedito questa sofferenza, eppure è stato attraverso questi eventi che le vite di entrambi sono state sconvolte. Dice Sant’Agostino, “Dio, nella sua saggezza, preferisce trarre il bene dal male piuttosto che non permettere alcun male.”