Domenica la Chiesa intera proclama la gioia della Risurrezione. Sarebbe bene riflettere con i figli sull’importanza del Tempo Pasquale, perché la festa di Pasqua non dura solo un giorno ma si prolunga per 50 giorni, fino a Pentecoste. Ecco qualche consiglio per rimanere nella Luce della Pasqua ed abbandonarsi nelle mani di Gesù Risorto. di Christine Ponsard
La Pasqua è come il punto culminante dopo l’ascesi della Quaresima… e dopo? Tutto ricomincerà come prima della Quaresima? Forse la nostra vita spirituale, al ritmo dell’anno liturgico, assomiglia alle montagne russe, con salite seguite da altrettante discese? Non è piuttosto un’ascesa costante? Che senso avrebbe la Quaresima se fosse solo una parentesi nella nostra vita? Che valore avrebbe la nostra conversione, quella a cui siamo stati invitati durante la Quaresima, se durasse solo fino a Pasqua… in attesa del prossimo mercoledì delle Ceneri?
Incoraggiamo spesso i nostri figli a fare progressi durante la Quaresima e dopo… nulla, o in ogni caso non più di prima. Vivono con fervore la Settimana Santa che la Domenica di Pasqua conclude, come se i giorni dopo Pasqua fossero meno importanti di quelli precedenti. Come possiamo aiutare i figli a non “tornare al punto di partenza” dopo la Quaresima? Alcuni consigli per accompagnarli nella Luce della Pasqua lungo i cinquanta giorni del tempo Pasquale.
Perché non continuare con le risoluzioni quaresimali?
Ricordiamoci delle nostre risoluzioni prese in Quaresima, quelle che abbiamo deciso come famiglia e quelle che abbiamo fatto personalmente. Con le nostre povertà e con l’aiuto della Misericordia Divina abbiamo progredito nella preghiera, nella rinuncia, nell’amore di Dio e dei fratelli. Cosa faremo esattamente e concretamente, per consolidare questi progressi e per fare in modo che non siano vanificati? Incoraggiamo i figli a riflettere, chiarendo il concetto: la Quaresima è la Quaresima, e il Tempo Pasquale non è più Quaresima. Pertanto, continuare i progressi fatti in Quaresima non equivale a ripetere le penitenze della Quaresima. È importante sottolinearlo perché, in generale, l’aspetto della Quaresima che segna di più i figli sono le privazioni… e ciò che li rende più felici a Pasqua sono la ricomparsa dei cioccolatini e delle caramelle.
È sicuro che quanto meglio avremo fatto capire ai bambini che la Quaresima non è solo privarsi dei dolci, tanto meglio capiranno che i loro sforzi quaresimali devono continuare nel Tempo di Pasqua. Se abbiamo presentato la Quaresima come un tempo di grazia che ci invita a dare più spazio a Dio nella nostra vita, i figli capiranno che non possono più ridurre questo spazio per poi dare lo sfratto a Dio.
Abbandonarsi nelle mani di Gesù Risorto
Il Tempo di Pasqua è un invito a uscire dalle nostre timidezze, dalle nostre paure, dalle nostre angosce e dai nostri scoraggiamenti. Non abbiamo nulla da temere perché Gesù ha vinto il male: credere nella Risurrezione è rifiutare ogni inquietudine perché sappiamo che Gesù ha trionfato. La Quaresima ci ha invitati ad aprirci alla gioia di Dio e il Tempo di Pasqua è il momento di lasciar esplodere questa gioia. Ma la Pasqua non risolverà, con un colpo di bacchetta magica, tutte le nostre difficoltà quotidiane: problemi finanziari, preoccupazioni professionali, fallimenti scolastici, malattie… Quello che cambierà a Pasqua, se lo desideriamo, sarà il modo in cui guardiamo e viviamo queste prove, grandi o piccole che siano.
Gesù è vincitore del male, da oggi e per sempre, nella pace. Dio è paziente, non dobbiamo aver fretta di raggiungere la vittoria, essa arriverà al momento giusto, con calma. Partecipando alla Resurrezione, ci rifiutiamo di sguazzare nelle nostre preoccupazioni, di piangere sul nostro destino, di soffermarci sulle nostre delusioni o sui nostri dolori. Aiutiamo i figli a comprendere e ad incarnare nel concreto della loro vita quotidiana questo abbandono fiducioso nelle mani di Gesù Risorto.