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Perché non lasciarsi tentare dalla preghiera notturna?

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Edifa - pubblicato il 07/04/20
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Nel profondo della notte, i monaci e le monache si alzano perché sanno di essere chiamati e attesi da Dio. Da settimane siamo diventati tutti come degli eremiti. Allora perché non provare la preghiera notturna quando non riusciamo ad addormentarci? di Samuel Pruvot

Quando le notizie sul Covid-19 ci angosciano, quando la solitudine diventa difficile da vivere e l’ansia per i nostri cari aumenta, il nostro sonno ne risente. L’insonnia, gli incubi e i risvegli notturni possono sconvolgere le nostre notti. In questa situazione la preghiera notturna può essere un grande aiuto non solo per noi, ma anche per il mondo intero: una suora di Betlemme, che desidera rimanere anonima, rivela il segreto di questa preghiera particolare.

Quale è la spiritualità della preghiera notturna?

Gesù passava le Sue notti a pregare, in che modo? Si lasciava bruciare dall’amore di Suo Padre, riceveva tutto da Lui e dava tutto a Lui, stava alla Sua presenza. La preghiera notturna è segnata da questa ricettività all’amore nella gratuità dell’incontro. Il monaco, questo innamorato di Dio, si alza nella notte perché sa di essere atteso e chiamato personalmente da Colui che lo ama, non ha quindi paura di perdere tempo e sonno. Che cosa può offrire a Colui che non smette mai di offrirSi per amore, se non la gratuità di un momento di incontro solitario.

Come si può pregare nel silenzio della notte?

La monaca prega da sola nella sua cella alla presenza del Dio vivente, l’adorazione eucaristica e la parola viva di Dio la aiutano a rimanere sveglia nella preghiera. Questo è il luogo di un incontro incessante con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, guidato dalla Vergine Maria, nella comunione degli Angeli e dei Santi. In questa veglia d’amore, la suora è unita ai membri della sua comunità che pregano anche in segreto. Tutti formano un solo corpo, nel grande Corpo di Cristo.

Poiché la suora non è un’esperta di preghiera, deve, come tutti gli altri, combattere una dura battaglia. Nella sua povertà, che cerca di accettare, deve lasciarsi raggiungere da Dio e arriva un momento in cui riesce a superare la sua miseria per entrare nella gratuità dell’Amore.

Questa preghiera notturna porta qualcosa al mondo?

È come se un bambino piangesse nella notte, la madre si alzerebbe immediatamente per consolarlo, così la suora sente i lamenti degli uomini, di quelli che soffrono o che si perdono in gioie fugaci, e veglia silenziosamente sul sonno dei fratelli. Sa che deve lasciarsi amare per tutti coloro che rifiutano l’amore di Dio, e che dal profondo dei suoi fallimenti e della sua impotenza deve offrire la sua fiducia e la sua speranza a chi dubita e si dispera. Lei è lì a gridare per chi non ne ha più la forza, a piangere con chi piange da solo nel silenzio della notte.

Questa preghiera è penitenza?

Nella sua povertà e sofferenza, alla presenza del suo Dio, la suora conosce una gioia che il mondo ignora. Come sentinella veglia il giorno, veglia all’alba del ritorno di Cristo che asciugherà tutte le lacrime dai nostri occhi. Il suo alzarsi di notte annuncia già la Resurrezione e la vittoria della vita sulla morte. In nome di tutta la Chiesa e di tutti gli uomini essa attende il ritorno di Colui che viene: “Maranathà, Vieni, Signore Gesù!”