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Una disciplina quotidiana per far tacere i propri pensieri negativi

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Shutterstock | Marcos Mesa Sam Wordley

Edifa - pubblicato il 31/03/20

Dubbio, paragoni, gelosia, scoraggiamento... Ogni giorno, dei pensieri negativi e sterili invadono il nostro cervello, mettono a repentaglio la nostra pace interiore e ci impediscono di avere buoni rapporti con chi ci circonda. Come possiamo pensare in modo positivo e combattere tutti i pensieri negativi che avvelenano la nostra vita quotidiana?

di Florence Brière-Loth

Durante il giorno, il nostro immaginario è bombardato da piccoli pensieri negativi sul passato, sul futuro, e su come dovrebbero andare le cose. Possono piombarci addosso non appena ci svegliamo, apriamo un occhio ed il rumore delle contrarietà fa il suo ingresso: la preoccupazione per un figlio, ci ritorna in mente una frase spiacevole del capo detta il giorno prima, dei dubbi sull’amore del nostro coniuge o sulla nostra capacità di fare una tal cosa…Iniziamo la nostra giornata con pensieri come: “Non oserò mai”, “Non ce la farò”, “Ho l’impressione di…” che spesso nascono dalla paura e ci spingono a prendere le armi per una lotta che non è quella giusta, contro la società, il vicino, i colleghi, la famiglia, la Chiesa… A volte si basano su un fondo di verità, altre volte sono il frutto della nostra immaginazione, ma soffermandocisi sopra, prendono corpo dentro di noi e possono renderci molto infelici. Ecco alcuni consigli per combattere questi pensieri che ci impediscono di affrontare la vita con serenità.

Le conseguenze dei pensieri negativi sulla vita quotidiana

I pensieri negativi sono presenti nella nostra mente, sono il solito ribollire della nostra natura ferita e orgogliosa, che San Paolo chiama carne, cioè tutto ciò che in noi rifiuta Dio (Rm 8, 5-8). Ma il Maligno li usa per entrare in noi, per amplificarli e renderli ossessivi. La nostra vocazione è l’amore, ma in questo modo l’asse del combattimento spirituale si sposterà quindi sul nostro rapporto con l’altro, con Dio e con noi stessi, per farci deviare da questa méta. La principale porta d’ingresso del diavolo sono i nostri pensieri e la nostra immaginazione, primo luogo del combattimento spirituale, la loro conversione e purificazione sono l’inizio del nostro cammino verso la santità. In passato, nel linguaggio della vita spirituale, questa lotta si chiamava la custodia dei pensieri, mentre oggi non se ne parla più, eppure la lotta rimane la stessa.

Questi pensieri influenzano il nostro umore e inducono il nostro comportamento, quando ci spingono a prendere decisioni importanti essi determinano anche la nostra vita futura. Se siamo infelici dobbiamo esaminare i nostri pensieri quotidiani. Il nostro malessere può derivare da idee negative che da anni ci girano per la testa: “I miei fratelli e le mie sorelle hanno sempre avuto più amici di me, non so come averne, non sono interessante, quindi taccio”. Così costruiamo una fortezza intorno a noi per sfuggire ai nostri pensieri oscuri: “Comunque sia, la gente è deludente”. E quando qualcuno viene da noi, ci mostriamo aggressivi per non rimanere delusi ed è così che questa fortezza, che dovrebbe liberarci dai nostri pensieri negativi, diventa una vera e propria prigione dove non siamo liberi di amare.

Questi pensieri influenzano quindi le nostre relazioni con gli altri. Il Maligno cercherà sempre di farci credere che ci sia un disagio con qualcuno intorno a noi. “Ho avuto un malinteso durante un colloquio con il mio capo, sono amareggiato nei suoi confronti perché immagino che sia arrabbiato con me, tutto ciò mi impedisce di rimettermi in discussione. E ogni tanto, con i miei colleghi, dirò cose cattive su di lui”. “Ciò che dice la bocca è ciò che trabocca dal cuore”, dice san Matteo (12, 34). Molto rapidamente, giudichiamo una persona e poi è molto difficile sentirsi a proprio agio con essa. Alcuni hanno così tanti pensieri cattivi su gli altri che ogni relazione è ormai impossibile.

Discernere pensieri immaginari da paure legittime

È imperativo decidere fin dal primo momento di non accogliere tutto ciò che può venire in mente e di non dargli importanza. Appena sorge un pensiero, spetta a noi confrontarlo con la Parola di Dio. Sant’Ignazio ci insegna il discernimento: secondo lui lo Spirito Santo ci dice parole di pace e di amore, il Maligno, al contrario, ci sussurra parole di dubbio e di paura. Dal modo in cui il pensiero risuona in noi ci permette di giudicarlo: ci da pace o ci angoscia? Possiamo prenderci un po’ di tempo, per esempio prima di alzarci, o durante la preghiera, per sistemare i nostri pensieri, quelli che si basano sulla realtà, da quelli che sono solo frutto della nostra immaginazione. Per fare questo è bene ascoltare gli altri, specialmente quelli che hanno la grazia di far luce sulle nostre paure o le nostre fughe.

Ma alcune paure possono essere legittime: un adolescente che viene bocciato a scuola, una donna depressa, un bambino disabile, è normale che questo ci turbi e che ci mettiamo molto tempo a superare la cosa. Ma è il modo in cui guardiamo le nostre prove che cambia tutto, infatti se passiamo la giornata a rimuginare sulla nostra sofferenza, ci rinchiudiamo nei nostri pensieri e non lasciamo agire Dio in noi.

Quando la nostra vita non ha più senso e questa spirale di pensieri scoraggianti comincia a prenderci, aggrappiamoci alla Parola di Dio, ripetiamola con fiducia e ci rimetteremo in piedi più velocemente. Troppo spesso leggiamo la Parola di Dio come un testo ed abbiamo dimenticato che è un’arma potente ed efficace: “Prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, la parola di Dio” (Ef 6, 17). Dio ha una sola parola, è Gesù, il Verbo incarnato, e Gesù agisce.

Controllare la propria sensibilità non significa soffocarla

Attenzione, Dio non ci chiede di smettere di provare emozioni, rabbia, impazienza o tristezza, ma ci chiede di gestirli in modo che rimangano al loro posto. Anche se abbiamo paura, se ci comportiamo come Giona a Ninive (Giona 1, 1) ci liberiamo dalle nostre catene e se riusciamo a rimanere sereni nelle avversità, è perché stiamo cominciando ad acquisire una certa maturità spirituale. Attingiamo la nostra forza dalla gioia del Signore, come dice Neemia (Ne 8, 10), e non dalle circostanze.

La lotta contro i pensieri negativi è quindi una sfida fondamentale se vogliamo crescere. Dio continua a contare su di noi, anche nelle nostre difficoltà. Questo è ciò che Dio disse a Giosuè: “Sii forte e coraggioso”! Non temere, non spaventarti, perché il Signore Tuo Dio sarà con te ovunque andrai” (Giosuè 1, 9). Dobbiamo scegliere di vivere ad un livello più profondo di quello delle nostre emozioni, al livello delle profondità del cuore. Siamo tutti chiamati ad un’unità interiore che ci rende più disponibili agli eventi della vita, e Dio potrà finalmente dispiegare in noi ciò che Lui vuole.

Imporsi una disciplina quotidiana per liberarsi dai pensieri negativi

Per iniziare a liberarci dai pensieri negativi, ci vuole un po’ di tempo e di energia. Per vincere la battaglia c’è una vera e propria ascesi quotidiana: ci si prepara offrendo la propria giornata per non essere afferrati da situazioni negative. Quando intravediamo un pensiero pessimista decidiamo subito di non soffermarci su di esso: noi rispondiamo ai piani del diavolo accettando queste idee parassitarie e poi mantenendole. Un buon modo per contrastarle è quello di lodare il Signore, rimanere nel ringraziamento e cercando di benedire coloro con cui il rapporto è più difficile. Si possono anche fare delle giaculatorie, come “Gesù, confido in Te” o “Maria, aiutami”, con una richiesta di aiuto a Dio, o dire un versetto della Bibbia. Più meditiamo su ciò che è buono e vero nel cuore delle persone e nelle situazioni, meno pensieri negativi avremo: all’inizio è difficile, ma poi il controllo del nostro immaginario cresce a poco a poco.

Per ottenere questo dobbiamo nutrirci di più della Parola di Dio e impararla Essa può darci dei veri punti di riferimento quando le nostre emozioni, così fluttuanti, ci rendono fragili. Il modo migliore per interrompere uno schema di pensiero è quello di annunciarlo ad alta voce: lasciare l’immaginario per la parola reale che ci sentiamo dire. Meditando costantemente la Bibbia e controllando la propria immaginazione, si finisce per pensare in modo positivo. Come dice San Paolo: “Non prendete a modello il mondo attuale, ma trasformatevi rinnovando il vostro modo di pensare per discernere ciò che è volontà di Dio: ciò che è buono, ciò che può piacerGli, ciò che è perfetto” (Romani 12, 2).

Leggete il Salmo 138 quando i cattivi pensieri sono ricorrenti

Se non reagiamo contro i nostri cattivi pensieri saremo soggetti ai nostri stati d’animo e rischiamo di contagiare tutti quelli che ci circondano. Siamo chiamati alla stabilità affettiva, a diventare come Cristo, rocce che non sono scosse dalle intemperie della vita. Qualsiasi siano le prove, Dio ha un piano bellissimo per la nostra vita. Finché siamo schiavi dei nostri stati d’animo, non possiamo entrare nella maturità spirituale alla quale Dio ci chiama: “Conosco infatti i Miei pensieri su di voi, dice il Signore, pensieri di pace e non di dolore, per darvi un futuro e una speranza” (Ger 29, 11).

Se certi pensieri sono ricorrenti e provocano le stesse emozioni negative, è necessario, in preghiera, chiedere al Signore la ragione dei nostri stati d’animo eccessivi, della rabbia, del risentimento, della gelosia… Nella preghiera, presentiamo tutto questo allo Spirito Santo affinché, nella Sua luce, ne comprendiamo l’origine. A volte Dio ci permetterà di rivivere le situazioni per farci capire cosa deve essere cambiato in noi. Per esempio, ci sono voluti quarant’anni agli Ebrei per fare un viaggio che dura undici giorni, fino a quando si sono resi conto di dover cambiare il loro atteggiamento. Il Signore ci conosce, sa di cosa abbiamo bisogno per crescere: “Anche allora la Tua mano mi guida, la Tua mano destra mi afferra. Avevo detto: “L’oscurità mi sta schiacciando!” ma, intorno a me, la notte è diventata luce. Anche le tenebre per Te non sono tenebre, e la notte è chiara come il giorno! Sei Tu che hai creato i miei lombi, che mi hai intessuto nel grembo di mia madre”. Dobbiamo rileggere questo Salmo 138, Dio ci ama troppo appassionatamente per togliere la Sua mano dalla nostra vita!

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